R Recensione

8/10

Viridanse

Viridanse

I Viridanse hanno ripreso lo scorso anno, con una live reunion, un discorso interrotto bruscamente negli anni ‘80, quando, con Litfiba e Diaframma, furono tra i migliori esponenti della rinascita di un rock made in Italy. Ora quel percorso riprende anche discograficamente, con un lavoro fresco e attualissimo, che non ha per nulla il sapore di uno stanco e inutile “come eravano”.

Pubblicato da Fonoarte e prodotto con il supporto del fundraising sulla piattaforma Musicraiser, il ritorno dei Viridanse appare infatti nuovo per suoni e attitudine, pur senza dimenticare le origini. Origini che vengono ricordate con l’unico brano del vecchio repertorio recuperato per questo nuovo album, Ixaxar, il primo scritto dalla band alessandrina nel 1983. Con un intro lento, il brano si sviluppa su ritmiche di derivazione dark – metal, ed è quasi una sorta di filo rosso che unisce il percorso della band, una dichiarazione di continuità con il passato, rivisto però alla luce degli anni 2000.

L’attacco del disco con Disordine è dirompente, la musica colpisce “a freddo” alla prima nota, la voce entra con un recitato sulla base degli strumenti che girano a mille, il ritornello è una melodia vincente che sa di post wave e di mille altre cose, e il testo è splendido. Già da questo primo brano si capisce che i nuovi Viridanse fanno sul serio: non capita spesso di sentire in uno stesso brano le invenzioni degli Area e le ritmiche del post metal. Nella seguente Samsara spicca la grande la voce di Gianluca Piscitello, una delle novità più sorprendenti di questi Viridanse 2.0, una voce versatile, potente ma anche delicata quando serve. Un brano dall’incedere post metal, ma con aperture melodiche tipiche della wave anni ’80. Oltre nove minuti di musica, con una fase centrale strumentale in cui alle ritmiche tirate e alla chitarra ossessiva di Enrico Ferraris si contrappone una tastiera che sa di anni ’70. Ancora la tastiera e il synth di Giancarlo Sansone in primo piano in Cambierai, con la potente sezione ritmica del basso di Flavio Gemma e della batteria di Fabrizio Calabrese, e un cantato che risuona di post wave ’80.

Richiami, questi, che si fanno più presenti in Martire di sabbia (altro testo notevole), ma resta sempre un approccio ai suoni molto attuale, per niente datato, sia per le ritmiche di basso e batteria, che per la chitarra elettrica di Ferraris (co-autore di tutti i testi con Piscitello e delle musiche con Gemma). Splendida la chiusura del brano, con la voce urlata e ritmiche pesanti a sfiorare il post metal. Notevoli anche Splendore illusione, con il suo inizio irruente, in cui spiccano ancora una volta la gran voce di Piscitello ed il basso di Gemma, gli oltre dieci minuti di Credi, e Quello che manca, un brano che parte lento per accelerare nel suo svolgersi, con un finale splendido, ritmico e ossessivo, e la voce di Piscitello che esplode. Quarant’anni di rock concentrati in un brano solo.

Con una sezione ritmica che non perdona e non sbaglia un colpo, le tastiere e il synth che colorano senza sbavare nel melodico, una chitarra che brucia e una voce semplicemente perfetta, i Viridanse, a trentun’anni dall’esordio, fanno centro con un disco a suo modo molto sperimentale, che prova ad uscire dai ristretti canoni del “fare rock in Italia”. Qui non solo comincia una nuova storia per i Viridanse, ma probabilmente anche per il rock italiano.

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 3 voti.
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ugolino 10/10
Dr.Paul 5,5/10

C Commenti

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ugolino (ha votato 10 questo disco) alle 19:23 del 22 dicembre 2015 ha scritto:

Sarò anche di parte, ma a me piace. È bello potere ascolttare dischi con meno di vent'anni di età.

Dr.Paul (ha votato 5,5 questo disco) alle 19:26 del 22 dicembre 2015 ha scritto:

10, deve essere un disco eccezionale, ora butto il white album e ziggy stardust e faccio posto in mensola al disco da 10 che tu consigli!

ugolino (ha votato 10 questo disco) alle 21:06 del 22 dicembre 2015 ha scritto:

Tienili tutti e prendi anche questo. Auguri di buone feste.