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R Recensione

7/10

Jang Senato

Lui Ama Me, Lei Ama Te

Jang Senato è il progetto musicale di un gruppo di cinque creativi pubblicitari, che dal loro esordio nel 2007, in pochi mesi hanno conquistato importanti riconoscimenti (vincitori del Premio De Andrè e, del Premio Battisti, ospiti sul palco del 1° maggio l’anno seguente, e sempre nel 2008 vincitori di Rock Targato Italia e del Premio SIAE al Musicultura di Mantova, fino ad arrivare al prestigioso palco del Premio Tenco). Oggi, dopo due anni di lavoro, esce il tanto atteso disco d’esordio, che conferma quanto di buono si era intravisto nelle loro apparizioni live. Un disco il cui punto di forza sta nella semplicità delle canzoni, sempre molto orecchiabili, ma non per questo scontate o banali, anzi, costruite con gusto e personalità.

Esempio eloquente ne è Lamericano, il brano che li ha lanciati, un piccolo successo indie trasmesso a rotazione dalle radio più attente nel 2009, qui in una versione leggermente rivista, che mantiene il suo ritmo travolgente, le citazioni battistiane e i giochi di parole raffinati che ne fanno un piccolo capolavoro pop, così come il nuovo singolo, Respirare, pop leggero e sopraffino, da fischiettare a memoria al primo ascolto, o il piccolo gioiello acustico e dolce dei due minuti di Agata.

Il tema principale dei testi è l’amore, in tutte le sue sfumature. Spazio quindi al racconto per immagini dell’acustica La Bomba Nucleare, descrizione geniale per fotogrammi delle piccole cose che fanno grande una storia d’amore (tra "ritagli di giornale e insalata da lavare, saponette profumate e foto stropicciate"). Ancora pop acustico e raffinato, forse debitore ai King of Convenience, per Un Tempo, con un ottimo testo su una storia d’amore forse finita ("e lascio i vestiti sul tuo pavimento, parole e lacrime su un tavolo d’argento, e la tua dolce fantasia, e scivolata nella mia... noia"). Leggermente più elettrica e ritmata, Io e Te è un’altra storia d’amore finita, perché anche l’amore può soffocare la libertà ("e ti lascio l’amore che avevo, c’è sempre tempo per tornare indietro, mi accontento di quello che ho, respiro un po’"), raccontata ancora con un testo poetico e comunque lontano dalla canzone leggera italiana.

La Coperta ci presenta la descrizione ironica della vita attraverso piccole fotografie di vita quotidiana, le cose personali, in cui tutti ci riconosciamo (i parenti che ti studiano la domenica). Questa volta protagonista è chi è stato abbandonato, e a suo modo soffre per la solitudine fisica ("la coperta si è strappata e da quando sei partita non dormo più") e psichica ("le mutande che hai lasciato ad un pazzo ho venduto su internet, forse era un feticista, ho sperato un esorcista, dei ricordi miei"). La capacità di descrivere con poche note e poche ma azzeccate parole (splendida in questo senso Gli Amanti Nuovi, solo chitarra acustica e voce, quattro frasi, e in 58 secondi i Jang Senato creano un piccolo quadro impressionista in musica) dei sentimenti, delle sensazioni, che tutti abbiamo provato, e farlo con una musica che cattura al primo ascolto.

Tira le conclusioni di questo discorso sull’amore Meno Di Un Treno, dove si indaga sul rapporto d’amore e sulla lontananza ("se fossi qui con me cosa farei? Fumerei di meno, parlerei meno da solo, forse penserei meno da uomo, forse mi alzerei come in un volo") scoprendo che però si può scegliere di rimanere da soli, con le proprie parole ("rimani dove sei che io rimango qui con me, con le mie quattro parole, sopra queste note") con cui certo non si fa l’amore, però "con loro da un po’ io ci vivo". Forse è questo il suggerimento alla fine del disco, la musica come consolazione. In ogni caso, un disco che aiuta a vivere meglio, anche se solo per poco più di mezz'ora.

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