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R Recensione

7/10

Dead Cat In A Bag

Lost Bags

Disco d’esordio per artisti dal passato recente piuttosto impegnativo, visto che hanno aperto i concerti per colleghi quali Bonnie Prince Billy e Hugo Race, oltre ad avere tra gli ospiti del disco Liam McKahey dei Cousteau. Nati come duo e diventati velocemente un quintetto, i Dead Cat in a Bag si presentano con un disco intenso, ottimamente suonato, e molto vario, in cui i testi e le musiche partecipano alla pari alla riuscita del lavoro. La cifra del disco è infatti la perfetta commistione delle radici della canzone d’autore con la musica rock e folk-blues. Non a caso uno dei riferimenti possibili potrebbe essere Nick Cave, le cui atmosfere emergono in Wasteground of Your Lips, dove la chitarra acustica, la voce sussurrata, e il suono del violino che drammatizza il ritornello, costruiscono un brano davvero avvincente, come in Old Dog, un canto corale, un blues sporco con piano e chitarra, e una base ritmica creata solo con l’hand clapping, e quell’unica frase nel testo: I’m an old dog.

 

Suoni sporchi emergono in Wither; intro solo voce e chitarra acustica, il brano si trasforma lentamente in un country sporco e deviante, che potrebbe essere uscito dalla penna di Tom Waits. Anche qui, colpisce l’uso di una strumentazione ricchissima, che denota una notevole preparazione musicale, come in A Rose & a Knife, dove archi e chitarre dissonanti si uniscono per una ballata acida e oscura, chiusa dal suono toccante di un violoncello. Altrove dominano i suoni ariosi del Messico, come in No Lust Left, una grande interpretazione alla voce, suoni scarni, tastiere e batteria, e poi la canzone che cresce lentamente, entrano gli altri strumenti, una seconda voce doppia quella di Luca Andriolo, e il solito prezioso violino di Andrea Bertola che colora il ritornello. Brano affascinante, molto poco italiano nei suoni, che nell’uso delle trombe ricorda i migliori Calexico.

 

Suoni che ritornano in Dawn: chitarra, mandolino, armonica, banjo, per un brano dall’andamento ritmato, country & western di frontiera, con le praterie sullo sfondo, Sergio Leone nel cuore, e nelle orecchie i migliori Calexico e Ennio Morricone, per questo strumentale davvero ottimo, con tromba e violino che entrano nello svolgimento del brano amalgamandosi alla perfezione. E quando questi suoni, di derivazione americana, si uniscono alla musica europea, i Dead Cat in a Bag fanno centro. Succede in The Stow-Away Song (a Sea Shanty), dove batteria, chitarra elettrica e sezione fiati si uniscono a violini vagamente tzigani e fiati quasi da banda di paese, creando un rock meticcio, un suono multiculturale.

 

Molto riuscite anche le ballate The Gipsy Song, contrappuntata da fisarmonica, mandolino e armonica, lenta, acustica, quasi uno Springsteen epoca Nebraska, I Can’t Row No More, brano che per il pathos ricorda le intense interpretazioni di Leonard Cohen, e Sleeping Fields altro brano acustico e intenso, giocato solo su piano, voce, harmonium e violini. Il risultato di questo lavoro è un insieme di suoni di provenienza diversa, che si amalgamano alla perfezione. La scuola di musicisti quali Cave, Waits e Calexico ripresa in maniera originale e inserita nella nostra tradizione musicale. C’è molta America in questo disco, ma anche molta Europa. Un lavoro che segna anche il ritorno della catanese Viceversa Records: in programma ottime iniziative discografiche, tra cui una collana in vinile che si propone di presentare in versione acustica i nomi più interessanti della canzone d’autore.

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Voto degli utenti: 7,4/10 in media su 4 voti.
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bluewitch 7,5/10

C Commenti

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REBBY alle 10:42 del 9 maggio 2011 ha scritto:

Ah, ma sono italiani! ....eheh Ma SW sta per Luca Swanz Andriolo... arieheh!

thinwhiteduke alle 15:51 del 9 maggio 2011 ha scritto:

sembra divertente...anche se non mi piacciono gli artisti italiani che cantano in inglese se lo trovo lo compro

BarbieRo (ha votato 8 questo disco) alle 23:42 del 9 maggio 2011 ha scritto:

Disco comprato e soldi ben spesi! Lo consiglio!! Bravi musicisti, talentuosi ed il risultato è un ottimo disco, ricercato nei suoni e negli arrangiamenti; un esordio discografico decisamente interessante e promettente! BRAVI!

sw (ha votato 10 questo disco) alle 14:42 del 10 maggio 2011 ha scritto:

S', ma ho solo...

...copiato la cartella stampa. La biografia non la saprei scrivere. O perlomeno, non dal mio punto di vista!

synth_charmer alle 15:33 del 10 maggio 2011 ha scritto:

RE: S', ma ho solo...

C'è qualquadra che non mi cosa. sw, sei Luca Andriolo? la biografia della tua band?

sw (ha votato 10 questo disco) alle 17:53 del 10 maggio 2011 ha scritto:

Sì!

L'ho inserita,o perlomeno, ho sottoposto la nostra cartella stampa, ma mi pare non l'abbiano ancora confermata. Non fa niente. Per ora la recensione basta e avanza.

Gio Crown (ha votato 8 questo disco) alle 21:16 del 4 gennaio 2013 ha scritto:

io li ho conosciuti per caso grazie ad una webzine...e li ho amati tantissimo...a dire la verità non riesco a capire tutte le tracce ma la loro musica è penetrante e entra nella testa e sotto la pelle...ascoltandoli mi lascio trascinare dall'harmonium dalla tromba dalla fisarmonica e dal banjo ti trovi con la fantasia ballare attorno ad un fuoco nell'accampamento degli zingari