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R Recensione

8,5/10

Cassius

1999

Mai titolo fu più azzeccato. E' questa l'impressione che si ha ascoltando 1999, esordio dei Cassius, duo francese formato da Philippe Zdar e Hubert Boombass. Il lavoro, pubblicato proprio nel 1999, rappresenta una perfetta summa del sound elettronico di fine anni Novanta e dimostra la capacità  del gruppo di spaziare tra molteplici universi sonori, passando dalla house al breakbeat, con un tocco di hip-hop e sonorità  vagamente trippy. A fare da collante ci pensa l'attitudine French dei due producer, che nelle quindici tracce dell'album (sedici, se contiamo il remix di Cassius 99) usano filtri e intriganti sample vocali, attingendo a piene mani dalla discografia funk, soul e disco degli anni Settanta e Ottanta.

Questo aspetto non limita l'esordio dei Cassius a un esempio datato di archeologia musicale, ma anzi è uno dei suoi punti di forza, capace di renderlo fresco e godibile anche a molti anni di distanza. Ad aprire le danze (in tutti i sensi) ci pensa Cassius 1999, che abbandona i 4/4 della radio edit per immergerci in un breakbeat indiavolato e atmosferico al tempo stesso, sorretto da un intrigante riff di basso e da suggestive voci campionate. Non sono da meno Feeling For You, costruita intorno a un campionamento di All This Love That I'm Giving di Gwen Mcrae, e La Mouche, dove suoni abilmente cesellati e sintetizzatori chiassosi formano un'armonia perfetta. Brani come Crazy Legs e Planetz non sfigurerebbero in una battle di breakdance, mentre le sonorità martellanti di Mister Eveready, con il loro tripudio di chitarre funk e stab vocali, sono a tratti irresistibili. Nulife accompagna danze scatenate e sudaticce, a sottolineare come la musica dei Cassius faccia muovere anche l'ascoltatore più statico ("I wanna dance with somebody", recita ossessivamente Somebody). Le atmosfere ammiccanti di Club Soixante Quinze ci portano in uno scollacciato club prive, per poi lasciare spazio a Supa Crush, un brano che ribadisce ancora una volta l'influenza che il mondo dell'hip-hop esercita su Zdar e Boombass. Tutto finito? No, c'e' ancora spazio per l'outro Invisible, che con il suo "come in" sembra invitarci nell'universo caleidoscopico di 1999, magari ripetendo l'ascolto. I Cassius, insomma, fanno centro al primo colpo: 1999 non sfigura affatto, deliziandoci con un'ora di ottima musica che non scade mai in facili nostalgie. Uno dei lavori migliori del periodo.

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 3 voti.
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zagor 7,5/10
luigi 7,5/10

C Commenti

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zagor (ha votato 7,5 questo disco) alle 12:09 del 22 febbraio 2021 ha scritto:

la Francia che ci piace buona recensione,

Stefano_85, autore, (ha votato 8,5 questo disco) alle 0:19 del 24 febbraio 2021 ha scritto:

Grazie 😃