Underworld
Dub No Bass With My Headman
Inutile negarlo: gli Underworld sono famosi per Born Slippy, il pezzo, tratto dalla colonna sonora di Trainspotting, che chiunque ha ballato almeno una volta nella vita. Ma, ben più importante, se non fondamentale, per levoluzione della musica elettronica più dance-oriented è il loro debutto Dubnobasswithmyheadman: pilastro assoluto della tech house, pesantemente influenzato dalle ritmiche giamaicane e seminale per molte derive future di house e techno.
La proposta del trio Emerson-Hyde-Smith è in pratica un funk-dub meccanizzato e psichedelico; un sound potente e ritmico che strizza però un occhio ai Pink Floyd e laltro alla Germania che scopriva i sintetizzatori e le drum-machine. Chiaro che lo scopo è di far ballare tutta la notte e pure la mattina dopo, ma anche un ascolto solitario in cuffia è suggestivo e coinvolgente.
Si parte in quarta: il dittico iniziale è uno tsunami che colpisce i nervi dellascoltatore, trascinandolo in baccanali post-moderni. Dark & Long è tenebrosa ed epica techno: inizia rilassata e lisergica, si trasforma in industriale gospel e si conclude rivisitando in jungle il synth pop più gotico degli eighties; il lirismo delle linee vocali e degli effetti è perpetuamente violentato dal battito incessante, ma mai viene persa quellatmosfera evocativa e struggente. Mmm Skyscraper I Love You inganna con la sua intro chill out, ma si avverte lirrequietezza che pervade tutta questa meravigliosa suite: prima la fa rotolare su scansioni house molto giamaicane e poi la fa esplodere nella danza elettronica più mistica e sfrenata che possiate sentire.
Lambient-soul sintetico che muta in sussurrata dnb di Surfboy serve da sigaretta dopo lamplesso e mai una sigaretta vi sembrerà così saporita. Spoonman è invece limprovviso ritorno della frenesia, il sangue che torna a scorrere portando il corpo alla successiva e necessaria deflagrazione.Dirty Epic svela un aspetto nuovo: pur restando adrenalinica e movimentata, si svolge romantica e disincantata, assai poetica, e va sicuramente inclusa tra i vertici di questo spettacolare album. Cowgirl ci catapulta nuovamente in pista a muoverci frenetici.
I pezzi finali sono stanze di decompressione per uscire vivi da tale delirio psicotropo/musicale, per riadattarsi alla realtà, che altrimenti sarebbe troppo. Dopo tanto ritmo e tanta creatività bisogna riprendere un po il fiato, lasciarsi cullare da riverberi e sonorità da tramonto estivo su unisola deserta, respirare a pieni polmoni e ringraziare per questora abbondante di ottima musica.
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