C Capitolo 23 - Il Funk - pagina 1 di 2

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Se già in un capolavoro di soul deviato come “Papa's Got a Brand New Bag” (1965) si possono intravedere i segni distintivi del funk è “Get Up (I Feel Like Being A) Sex Machine”, del 1970, a codificare definitivamente il genere con una grassa linea di basso a fornire il riff principale, ritmi sincopati e un suono stridulo di chitarra passata attraverso il wah-wah a completare il suono; la struttura dei pezzi funk è più libera, vicina all’improvvisazione che si era un po’ persa col rhythm’n’blues ma da sempre è nel dna della musica afroamericana , lunghe jam simile a quelle che prendevano piede nel rock psichedelico ed un ruolo fondamentale di divenire subito musica della controcultura nera.

Funky era la colonna sonora di “Sweet Sweetback's Baadasssss Song”, primo film indipendente di Melvin Van Peebles che inaugura il filone della cosiddetta blaxploitation ( oltre a lanciare gli Earth, Wind & Fire, esponenti del funk a più alta gradazione pop), filone di film minori girati perlopiù da registi neri per un pubblico nero con protagonisti neri, caratterizzati da colonne sonore che alternano funk e philly soul, che prospererà per tutto il decennio.

Se James Brown fu il padre del funk, due figure altrettanto importanti per la sua crescita furono Sly Stone e George Clinton: il primo è l’artefice con la sua Family nel secondo album “Dance To The Music”, del 1968, di una fusione irresistibile tra rock, funk e psichedelia ( la Family si esibirà anche al festival di Woodstock) ma è nel successivo “Stand!” (1969) che trova la quadratura del cerchio sposando una vena militante nei testi con un’alternanza perfetta tra jam funk-psichedeliche e anthem come “Everyday people” e l’irresistibile “I Wanna Take you Higher”: segue un’altra pietra miliare, nel 1971, con “There's a Riot Goin' On”.

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