A Origini del New Romantics

Origini del New Romantics

Solo moda, solo costume o solo musica? È stato semplicemente questo il New Romantics per migliaia di persone per diversi anni? Può dirsi veramente esaurita la sua fonte nonostante non sia mai sopraggiunta una sua fine naturale? La risposta, lungi dal considerarsi certa, deve portare alla riflessione per estrapolare la conclusione secondo cui questo genere o “sottocultura” non è mai morta ma anzi è vivissima tutt’oggi, seppur nascosta sotto mentite spoglie. In primo luogo perché portatrice di istanze edonistiche, così tanto onnipresenti nei linguaggi contemporanei. In secondo luogo poiché traghettatrice nella costruzione di nuovi modi di essere e di sentire il proprio vissuto in modo alternativo dal cosiddetto Mainstream culturale, ancorato tutt’oggi all’idea del consumo come parificatore delle diversità e delle ineguaglianze sociali. Ad una prima analisi, quindi, non si può considerare il New Romantics come movimento esclusivamente musicale e modaiolo.

Se per tanto tempo si è portato avanti questo tipo di ragionamento, o meglio questo odio e critica sterile per tutto ciò che concerneva gli anni ‘80, è forse da attribuirsi al bisogno di certe posizioni politiche di contenere queste istanze “egoistiche” e narcisistiche presenti in quasi tutta la produzione culturale degli anni ‘80. Ma come si può attribuire una colpa alla musica se le cause stesse dell’alienazione degli uomini provengono proprio dall’aumento della complessità della società?

Se gli anni ‘60 erano portatori di istanze collettivistiche per tutta una serie di motivazioni, già dalla metà dei ‘70 e per tutti gli ‘80 la stessa società imponeva agli individui di costruire piccole scatole dove abitare, comunicare e stereotipizzare così da favorire la strategia di un controllo pervasivo del consenso e del consumismo più irrazionale. Il New Romantics in questo contesto non fece altro che creare un nuovo modo di aggregazione e contestazione dei valori proposti, paradossalmente attraverso il mezzo dell’esclusività. Il Punk, nella metà degli anni ’70, ci aveva provato con il Nichilismo senza però creare un vero zoccolo duro stabile, ma rompendo nel contempo un equilibrio o meglio il torpore della società dei consumi. Ma anch’esso per vie traverse fu inghiottito di lì a pochi anni nel sistema consumistico.

Nel “Sun”, tabloid inglese, nel ’78, per darne un esempio, veniva insegnato come bucarsi il naso! Lo stesso ritorno al successo di gruppi come i Duran Duran, Depeche Mode non può essere semplicemente attribuito a un passeggero ritorno di fiamma verso il New Romantics, ma a una voglia di novità e contenuti che oramai l’industria discografica e culturale in generale sembra non essere più in grado di fornire se non con continui remake fine a se stessi. I New Media stessi comunicano la presenza di popolate “nicchie” di nuovi romantici. Una discrasia non percepibile nei mezzi di comunicazione di massa tradizionali, tutt’oggi impegnati a lanciare messaggi informativi tra le lobby di potere e poco nei confronti degli utenti reali della comunicazione, cioè i semplici cittadini. Gli stessi generi musicali in voga oggi sono figli, non tanto disconosciuti, dell’Elettronica, del Punk e del New Romantics. La musica House solo per fare un nome. La stessa eccentricità contemporanea non fa altro che riprendere temi del nuovo romanticismo, riproponendolo non sempre con forme originali.

L’intento di questa serie di articoli , oltre quello squisitamente divulgativo, è indirizzato a fare chiarezza e avvicinare il lettore allo stile di vita del nuovo romantico e a farne conoscere il costume, le ansie e la musica con le sue varie sfaccettature interne allo stesso movimento, con lo scopo di dimostrare che siamo tutti dei nuovi romantici. Chi più e chi meno... A questo punto sarebbero doverosi i ringraziamenti a tutti gli artisti che mi hanno gentilmente concesso dieci minuti del loro tempo per rispondere alle mie domande, primi fra tutti i Krisma, Garbo, i Righeira, Ivan Cattaneo e Paolo Francesconi. Ma soprattutto ringrazio la plateale ignoranza che esiste in questo paese per certe sensibilità artistiche, e i, purtoppo numerosi, club e discoteche italiane dove ancora l'essere "borgataro" è la dominante per ciò che concerne l'intrattenimento. Forse proprio perchè nella società di massa il divertimento è il senso più forte che ci ritroviamo in un’Italia culturalmente piatta.

Ogni periodo della storia musicale produce cose vere e cose finte”. Renato Abate in arte “GARBO” “Il solo criterio per giudicare un’azione è la sua eleganzaGenet "Omofobia e ignoranza sono sinonimi" Gabriele Frongia "L’abitudine ci rende insensibili e incoscienti" Dj Moncler Da quali riferimenti artistici fu influenzato il New Romantics? O meglio, quali possono considerarsi i veri padri spirituali del movimento New Romantics? Sotto le mentite spoglie del cerone e della musica, infatti, si cela il più glorioso dei movimenti artistici, il Decadentismo, impersonato, nelle sue più turpi ma nel contempo più coerenti istanze, da Oscar Wilde, a cui non solo è debitrice la letteratura contemporanea ma in generale intere generazioni di cantanti, stilisti, arredatori e addirittura la stessa società dei consumi… C

ome i personaggi Wildiani i nuovi romantici acquisirono coscienza piena della vita attraverso un’opera d’arte. L’impronta decadente sarà,pertanto, esclusiva in questo movimento artistico. Infatti, dal rifiuto per il positivismo, realismo e della morale borghese e dall’amore per le epoche passate, dei paesi lontani e dell’edonismo, concepito come ancora di salvezza per l’uomo nella società industriale (ora post-industriale), e come occhiale a raggi-X, capace di smascherare la stessa morale frustrante e liberare le potenzialità del sensibile di cui ognuno e padrone e nello stesso tempo schiavo, maturerà un nuovo modo di essere volto all’esclusivo piacere, che è tutto fuorché superficiale.

Il nuovo romantico nelle sue più genuine aspirazioni voleva mettere in discussione i costumi comuni poiché non ridestavano l’immaginazione in quanto chiusi nei limiti del loro tempo, perché assomigliavano troppo alle fantasie quotidiane impedendo in tal modo di scorgerne la natura fantastica. Siamo secondo loro , infatti, meglio in grado di godere una fantasia come fantasia quando non è la nostra. Ecco perché gli oggetti cult per i nuovi romantici saranno spesso antiquati, dèmodès. Il processo di invecchiamento creava, per loro, il necessario distacco dalla quotidianità, e il passare del tempo poteva cambiare la situazione e liberare l’opera d’arte del suo peso morale, e, nel contempo, ricontestualizare gli oggetti. In altre parole ciò che era banale poteva, col trascorrere del tempo, diventare fantastico e creare nuovi significati. A tal scopo era imprescindibile divenire lo spettatore della propria vita, sfuggendo così dai fatti di un’esistenza costretta, vera matrice del malessere.

Ma oltre l’impronta wildiana anche l’opera letteraria mitteleuropea di Cristopher Isherwood diede dei riferimenti al movimento New Romantics, specialmente con il suo libro Goodbye Berlin. Per quanto riguarda le influenze musicali, queste possono rintracciarsi nel movimento dei Mods, nel Punk e in alcuni personaggi nati nel cosiddetto periodo Post-Punk. Si può dire infatti che il movimento sia nato dalla frangia più modaiola del punk londinese, costituita dai “pousers”, legata molto alla maschera come auto rappresentazione e alla cultura dei club piuttosto che dei concerti o delle adunate oceaniche post-hippy.

Quindi una sottocultura interna al punk più interessata al look che a formare teorie anarchiche e insurrezionali. Tra i più ispirati Philip Sallon, George O’Dowd (alias Boy George), Steve Strange, Chris Sullivan, che si mostravano in tutto il loro splendore nel club londinese lesbico di Soho chiamato “Louis”, luogo di ritrovo dei punk londinesi. Altre influenze musicali creditrici del movimento New Romantics sono da rintracciare, inoltre, nei Kraftwerk, a loro volta epigoni dei Neu, nel glam inglese dei primi ‘70 rappresentato da personaggi come David Bowie, Marc Bolan, i Cokney Rebel o i Roxy Music, ed era completamente diverso dal glam americano: anche se entrambi si riferivano all'aspetto femminile nella costruzione della loro immagine da star irraggiungibili, i divi inglesi avevano però sostituito l'atteggiamento mod a quello punk degli americani: gli inglesi erano femminili nella loro eleganza dandy ed androgina.

Proprio questa raffinata forma di attrazione sessuale (nonché del piacere sessuale) consisteva nell’andar contro l’inclinazione del proprio sesso. Per i Glam e successivamente per i New Romantics cosa poteva esserci di più bello negli uomini virili se non qualcosa di femminile, e cosa di più bello nelle donne femminili se non qualcosa di maschile? Nel film Velvet Goldmine questa convertibilità tra donna e uomo verrà sensibilmente rappresentata. Grazie al New Romantics in Inghilterra vedrà la luce una seconda Swinging London, grazie soprattutto al rilancio delle vendite di dischi e di immagine che non poco sfruttarono i media britannici.

1.1: L’edonismo decadente di Oscar Wilde.

“Nelle questioni di grande importanza l’elemento vitale non è la sincerità ma lo stile”. È possibile sintetizzare con queste parole le influenze

recepite dai Nuovi Romantici dal pensiero di Wilde o no? Opto per la seconda ipotesi. Wilde impersonò la concezione dell’esteta decadente. Egli stesso ebbe una parte primaria nel crearla attraverso una riforma dell’abbigliamento, il lancio di nuovi stili di arredamento ma soprattutto attraverso il suo genio, genio del paradosso, della moda vissuta come programma e realizzazione individuale. Lo stesso Wilde, seguendo un discorso più ampio, è una figura di transizione. L’uomo che, quando venne per la prima volta a Londra, sfoggiava un berretto di velluto, camicie di pizzo, calzoni alla zuava di velluto a coste e calze di seta nera, non riuscì mai a staccarsi dai piaceri del dandy vecchio stile, e questo conservatorismo si riflette in The Portrait of Dorian Gray. Ma molti suoi atteggiamenti annunciano qualcosa di più moderno.

Fu Wilde a formulare un elemento importante della sensibilità Camp, che vedremo più avanti, ovvero l’equivalenza di tutti gli oggetti. Si pensi alla sua intenzione di “vivere all’altezza” della sua porcellana bianca e azzurra o quando affermò che un pomello di porta poteva essere ammirevole quanto un quadro. Nel proclamare l’importanza della cravatta, dell’occhiello o della poltrona, Wilde preannunciava l’esprit democratico di Camp. Per precisare questo concetto faccio l’esempio del dandy vecchio stile.

Questo odiava la volgarità, era ligio al “buon gusto”. Il dandy nuova maniera, l’appassionato di Camp, invece, l’apprezza. Mentre il dandy vecchio stampo era perennemente offeso o seccato, l’intenditore di Camp era continuamente rallegrato e divertito. Il dandy canonico, per ironizzare, teneva un fazzoletto profumato alle narici ed era soggetto agli svenimenti; l’intenditore di Camp annusava il fetore e si vantava di avere uno stomaco forte. In questa ultima concezione di dandy si colloca il Nuovo Romantico. L’uso ripetuto degli oggetti non è sufficiente a profanare gli oggetti del piacere perché il nuovo romantico impara a possederli in modo insolito. Camp – il dandysmo dell’era della cultura di massa – non fa distinzione tra l’oggetto unico e quello prodotto in serie. Il gusto Camp supera la nausea della ripetizione.

Camp è il dandysmo contemporaneo. È una soluzione al problema di come essere dandy nell’epoca della cultura di massa. Altro suo apporto in assoluto più indicativo e significante per l’esperienza New Romantics, oltre la sua stessa vita percepita come icona estetizzante, fu dato con “The portrait of Dorian Gray”, autentico manifesto della condizione perversa e multiforme della natura dell’uomo. Astraendo il concetto si potrebbe affermare che ogni ragazzo del "Blitz", la Mecca del New Romantics londinese, aspirasse a divenire un Dorian Gray, mettendo tutto a repentaglio per una passione folle. Nelle sue intenzioni Dorian, l’Arbiter elegantiarum per antonomasia, trascorre la sua vita cercando di realizzare tutte le passioni e le idee di ogni altro secolo, fuorché del suo. Le epoche passate vengono prese da lui come modello di raffinatezza e lusso (d’altronde come darvi torto dato che perfino la letteratura antica sul culto dei morti è descritta come ornamentale e meravigliosa). Il vissuto di Grey, come quello a cui aspira il nuovo romantico, è fatto di contaminazioni, esperienze sempre nuove per scacciare la monotonia di un’epoca grossolanamente carnale nei suoi piaceri e volgare nelle sue ambizioni.

Egli prova a instaurare con le cose un nuovo rapporto e a sottrarsi al processo di mercificazione divenendo "altro da sè" e dismettendo la condizione di vivente. Solo rinunciando volontariamente alla condizione di individuo "organico" per farsi semplice riflesso-ombra, si poteva evadere dalla condizione di mortale. Lo strumento privilegiato per la manifestazione del malessere del vivere sociale sarà caratterizzato da una visione estetizzante della vita, dall'esplorazione di zone ignote della sensibilità, dalla scoperta del subcosciente e dal rifiuto spesso aristocratico della società contemporanea in ciò che essa ha di abitudinario, di etica comune, di valori diffusi a livello di massa, pur rappresentando, successivamente e paradossalmente, per il cosi tanto odiato Mainstream un mezzo per veicolare nuovi consumi e nuove Teen-Band. Il nuovo romantico, come Dorian Grey, si percepisce come un esule, uno straniero collocato in un mondo che non è il suo; è quindi contrassegnato da un'ideologia del negativo.

1.2: Le teorie e le idee di Christopher Isherwood. Christopher Isherwood

Era nato nel 1904 in una famiglia della piccola nobiltà inglese. Suo padre, Frank, era stato un pittore e ufficiale dell'esercito britannico era stato dato per disperso in una battaglia in Francia nel 1915. La madre lo educò come volevano le regole sociali e Isherwood si ribellò ben presto al conformismo e ai privilegi della sua classe sociale. Forse fu proprio la scoperta e l'accettazione della sua omosessualità a farlo diventare un ribelle alla “vecchia” Inghilterra colonialista. Fin dall'università ebbe amici tra scrittori e poeti di idee radicali e soprattutto il coetaneo W.H.Auden, che era dichiaratamente gay e marxista.

Dieci anni dopo avrebbe raccontato la sua “educazione negli anni Venti" nel romanzo autobiografico "Leoni e ombre", in cui appare anche Auden e in cui Isherwood svela i sentimenti, le mode, il gergo dei giovani inglesi colti del suo tempo. Gli anni trascorsi a Berlino, in cui aveva vissuto impartendo lezioni di inglese, lo avevano profondamente segnato, nel '35 aveva scritto un libro, "Addio a Berlino", su alcuni personaggi conosciuti nella metropoli tedesca. Tra loro spicca la simpatica e sventata Sally a cui il coreagrafo-regista Bob Fosse si sarebbe ispirato per il suo film capolavoro "Cabaret" (1972), interpretata dalla grande cantante-attrice Liza Minnelli. Nel dipinto "Grosstadt" del 1928, Otto Dix coglie tutto il peculiare spirito d'avanguardia clandestina del Cabaret tedesco, luogo di satira, di intrattenimento e di radicalismo intellettuale.

In questo quadro il frenetico, esasperato realismo rende efficacemente l'atmosfera decadente e disperata da cui fu caratterizzata quell'epoca. Proprio la Berlino degli anni ’20 e ’30, descritta nei libri di Isherwood come l’antica città di Sodoma, è l’emblema della decadenza mitteleuropea, una città che permetteva nello stesso istante di ritrovarsi o di perdersi completamente. Berlino era allora, durante il governo socialdemocratico denominato Repubblica di Weimar che incominciato nel 1919 sarebbe finito nel 1933, una vera metropoli che attraeva centinaia di ragazzi e ragazze, artisti, studiosi, giramondo, avventurieri. Era la città in cui era possibile vivere apertamente il proprio orientamento gay, con locali di ogni genere, riviste a tematica gay e lesbica che vendevano moltissime copie.

Il rifiuto dell’appiattimento come esistenza di vita era l’essenza della quotidianità in questa città, che esercitò, ed esercita tuttora, un’ipnotica e per certi versi sinistra influenza. Parafrasando Isaiah Berlin, quando dà una descrizione di cosa è romantico, si potrebbe dire che Berlino era lo strano, l’esotico, il misterioso, le rovine, i castelli incantati, i fantasmi, l’irrazionale e l’inesprimibile. L’edificio dell’Ambasciata giapponese di Berlino è un esempio di questa atmosfera. Ma Berlino era anche annientamento, suicidio, travestitismo, purezza e corruzione, amore per la vita e, nel contempo, amore per la morte. Non sorprende che questa città sia padrona di un complesso immaginario collettivo che affascinerà il Lou Reed di “Berlin”, per certi versi l’opera padre delle iniziative rock realizzate all’ombra del muro negli anni ’80.

Lavori inevitabilmente influenzati dalle atmosfere noir e decadenti, scure e introspettive di questa metropoli, che suggeriva temi decadenti quali amore, tradimento, senso di perdita e angoscia esistenziale. Sarebbe come a dire che in questa città lo spirito libero della Repubblica di Weimar non sia morto col Nazismo. In questo contesto matura il Concetto isherwoodiano di Camp, un modo di sedurre impiegando tecniche vistose e suscettibili di una duplice interpretazione; gesti carichi di ambiguità, con un significato ironico per gli informati e un altro, più impersonale, per gli estranei. Carattere distintivo di Camp è, quindi, lo spirito della stravaganza e multiformità.

Quando una persona o una cosa è “un Camp”, entra in gioco un elemento di duplicità. Un esempio l’ossessionante vuoto androgino dietro il fascino della impareggiabile Marlene Dietrich. Su questo gioco di ambiguità i Nuovi Romantici costruirono i loro doppi, i loro sé stessi nel loro mondo privato che diventava accessibile nel momento scenico della festa, del club-teatro. Camp è, in parole povere, il rapporto con lo stile in un’epoca in cui l’adozione dello stile è divenuta del tutto discutibile. Nell’era moderna, infatti, ogni nuovo stile è entrato in scena come antistile.

Ma poiché oggi non esistono più autentici aristocratici nel vecchio senso della parola capaci di patrocinare gusti particolari, chi è il portatore di questo gusto? Risposta: una classe improvvisata, autoelettasi, composta principalmente di omosessuali che si proclamano aristocratici del gusto, i New Romantics. Camp è, ancora, un solvente della morale. Neutralizza la morale per favorire un atteggiamento di gioco.

L’insistenza Camp sul non essere “seri”, sul giocare, ha anche un certo rapporto con il desiderio di rimanere giovanile tipico del dandy. L'ironia Camp permette il cambio di isotopia dal reale all'immaginario, rovescia le cose serie in cose frivole, e considera le cose frivole molto seriamente: il divertimento diventa valore, valore primario, fine ultimo.

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