Jarvis Cocker
Further Complications
Nel tour promozionale per il suo primo album solista (Jarvis - 2006) lex frontman dei Pulp aveva preso labitudine di concludere i suoi set con una cover. Nellunica data italiana fu la volta di Satellite of Love di Lou Reed, altrove toccò a qualche Bowie o Prince dannata concludere gli show, fu piuttosto singolare pescarlo su youtube a suo completo agio in una convincente versione di Shot By Both Sides dei Magazine eseguita a Manchester, addirittura un'inattesa batosta emotiva invece vederlo sfidare le naturali leggi della fisica con versioni (peraltro ben riuscite) di Paranoid dei Black Sabbath, Eye Of The Tiger dei Survivor (sì quella di Rocky III) e Purple Haze di Hendrix.
E stata probabilmente questa la scintilla che ha acceso il ghiribizzo rock-oriented del nostro, come ha tenuto a precisare nelle interviste per la presentazione del nuovo disco : lo scorso anno siamo stati invitati al Pitchfork festival in Chicago, qualcuno ha suggerito di provare nuovi brani nello studio di Steve Albini, volevo che il nuovo disco fosse più un sforzo di gruppo rispetto al predecessore, abbiamo sviluppato le canzoni in studio, catturando quello che era lo spirito della band al momento.
Prodotto da Steve Albini agli Elecrical Audio Studios di Chicago, Further Complications è il nuovo lavoro dellex ragazzo di Sheffield, disco disomogeneo, tanto nellumore quanto nella tracklist, uno scombussolato susseguirsi di ballate ipnotiche, spruzzate soul e 4/4 di rock "duro e puro"; Angela, il promo mp3 in download gratuito sul suo sito, ci regala un Cocker inedito, con bicipiti in evidenza e pesanti riff di chitarra (immaginate Tony Iommi nei Franz Ferdinand), cè il garage rock di Homewrecker .tagliata da un vibrante sassofono di grande effetto, allo stesso tempo acido come in Fun House (Stooges) e flessuoso come in Do The Strand (Roxy Music); mentre a Fuckingsong e Caucasian Blues spetta lingrata sorte di peggiori tracce del disco, la prima poi...costruita su pesanti accordi di chitarra doppiati dal basso, ancora una volta tra le mani dellex Pulp Steve Mackey, mette a nudo un modus operandi vecchia scuola che non scuote neanche sotto speed.
Lennesima mutazione di forma si scorge in Leftovers, una sorta di Jarvis-goes-to-america, altrove riusciamo a cogliere le nevrotiche scansioni ritmiche vicine ai Joy Division, come nelle strofe della titletrack o nella strumentale Pilchard (ebbene sì, sono riuscito a cantarci sopra spezzoni di Digital) dove Jarvis si limita ad alcuni mugolii ornamentali. Chiaramente ogni relazione di analogia va presa con le molle quando si parla di Mr.Cocker, da tempo titolare indiscusso di una personale proposta di arty-pop al limite del paradossale.
Non mancano i passaggi cari ai seguaci tradizionalisti, chi ha amato lo chansonnier di I Spy e Help The Aged, tirerà un sospiro di sollievo nell'osservare la silhouette tutta curve di Hold Still, potrà lasciarsi cullare dall'abbondanza di riverberi nella magnetica Slush; in I Never Said I Was Deep...adagiato su di un comodo sofà di fiati, Jarvo prende in esame le proprie esperienze interiori con il piglio della consumata canaglia, tono ereditato tanto da Lennon quanto da Gainsbourg, mentre nella conclusiva You're In My Eyes (Discosong) i Pulp di Separations si ritrovano sotto la mirrorball, la palla specchiata disco seventies, insomma un Barry White occhialuto con tanto di coro soul alle spalle!
Un Jarvis Cocker interlocutorio quello di Further Complications, instabile: la fine prematura del suo matrimonio potrebbe essere una valida concausa, bisogna solo riordinare le idee e aspettare che maturino nuovi sviluppi; un Jarvis nuovamente single potrebbe tornare in pista, chissà che fine ha fatto la Deborah di Disco 2000.
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