A Tablature Pitagoriche e Good Vibrations

Tablature Pitagoriche e Good Vibrations

Domanda: che relazione c'è tra un filosofo vissuto 2500 anni fa ed una controversa teoria della fisica in grado di appassionare e dividere numerosi luminari del terzo millennio? Quale nesso ci può essere tra le fondamenta arcaiche della teoria musicale e un modello fisico, quello dell'universo elegante, che cerca di spingersi oltre i meandri più microscopici della fisica quantistica?

Prima di tutto è necessario fare alcune cenni veloci alle nozioni che stanno alla base della teoria classica della musica: teoria basata sulla considerazione, assolutamente razionale, da cui tutti siamo stati toccati prima o poi: la constatazione, cioè, che la musica al contrario di altre forme di arte non riproduce elementi esistenti in natura o nella vita umana, in altre parole la musica esiste senza che esista un archetipo da imitare. Per certi versi si potrebbe notare che proprio per questo la musica, almeno nella sua componente più astratta e meno descrittiva, anticipa fenomeni dell'arte pittorica come l'espressionismo e l'impressionismo per la sua connaturata capacità di far leva sulla sensazione anziché sulla rappresentazione.

Un problema teorico concettuale di non facile soluzione: riallacciandosi alla teoria secondo cui “ il mondo intero è armonia e numero” di pitagorici erano arrivati a spiegare l'esistenza della musica come un ricordo dell'armonia delle sfere da parte dell'animo umano, quell'insieme di rapporti che regolano ogni cosa in natura, e che determinano le forze gravitazionali che ne regolano il funzionamento, producendo vibrazioni che altro non sono che i suoni che sentiamo "vibrare all'interno" al di là del semplice fenomeno auditivo, secondo un meccanismo innato dell'animo umano. Nonostante siano passati 2500 anni questa spiegazione che unisce razionalità e irrazionalità resta l'unica teoria fisiologica sulla musica (e non meramente estetica) di rilievo prodotta dal mondo occidentale.

Non a caso lo stesso Platone, per cui la musica riecheggiava elementi universali del mondo ideale (l'iperuranio), la fece sua e trasfigurò nel cosidetto mito di Er (contenuto nella Repubblica), in cui si narra l'avventura di un uomo, Er appunto (ma va?), morto e resuscitato, che ha potuto assistere al meccanismo retto dalle parche su cui si basa l'universo e vedere gli otto cieli che lo compongono: otto come le note, ognuno abitato da una sirena che emette un'unica nota su un unico tono.

Da questo mito Platone elaborò una teoria etico-musicale molto severa che si basava su una serie di sottosistemi, le Harmonie, ognuna basato su una particolare relazione fra i suoni: a ogni armonia corrisponde una suggestione emotiva in grado di esercitare una forte influenza sull'animo umano e proprio per questo, in base ai diversi effetti psicologici di un'armonia, Platone arrivava ad accettarne soltanto due: una che guidasse l'azione pacifica dell'uomo, l'altra che ne alimentasse in tempo di guerra l'azione violenta. Meno drastica l'interpretazione data da Aristotele che si limitava a prendere atto delle diverse suggestioni provocate nell'animo umano dalle diverse armonie, ognuna delle quali adatta ai diversi momenti e alle diverse tipologie di persona.

A dimostrazione della tenuta nel tempo di queste teorie, seppur attraverso infinite varianti e cambi di prospettiva, spostandosi avanti di quasi 2000 anni e arrivando dritti a Keplero si scopre una teoria degli intervalli numerici (e armonici) straordinariamente interconnessa con quelle classiche nel suo parlarci di intervalli discordanti e concordanti.

È necessario ora un ultimo, brusco, salto in avanti nel tempo e avanzare di altri cinquecento anni per arrivare ai giorni nostri, slittando con nonchalance dal mondo della filosofia a quello della fisica, trovandoci catapultati nel mondo sub quantistico descritto dalla teoria delle stringhe.

La teoria delle stringhe è una teoria fisica che cerca di unificare la teoria della relatività con la teoria della fisica quantistica, risolvendo un apparente contraddizione tra questi due subsistemi teorici che si è sviluppato fin dai primi passi della teoria quantistica e che ha tormentanto per gran parte della vita lo stesso Einstein. La teoria delle stringhe non è l'unica teoria che tenta di unificare i due ambiti " macro" e "micro", così da ottenere un'unificazione del quadro teorico della fisica nel suo complesso: una teoria che si pone lo scopo di svolgere un'operazione analoga è ad esempio quella quella di Alain Connes che ha elaborato un modello matematico contrapposto alla teoria delle stringhe.

Al di là dell'impossibilità di verificare in modo empirico, almeno allo stato attuale delle tecnologie, la fondatezza o meno della teoria delle stringhe, e partendo dal presupposto che l'attuale dimostrazione puramente matematica è l'unica possibile cerchiamo di tracciarn in breve i punti salienti. La teoria delle stringhe, o teoria dell'universo elegante, sostiene che scendendo al di sotto della dimensione dei quark, si possa arrivare a identificare gli elementi costitutivi della materia con, appunto, le cosiddette stringhe o membrane, a seconda del numero di dimensioni passando quindi dal punto (0 dimensioni) alle stringhe (1 dimensione) ,arrivando alle membrane (due dimensioni), e via a salire: infatti i calcoli che sostengono la teoria stringhe arrivano a prevedere nelle diverse varianti tra le 11 e le 26 dimensioni (!).

L'aspetto saliente per l'improbabile parallelismo che si sta tentando di portare avanti è che, in base alle modalità, ed alle frequenze con cui esse vibrano si determinerebbero le leggi fisiche a livello macroscopico (relatività) fino a scendere alle leggi che governano il mondo quantistico, così da unificare in un unico assetto teorico forza gravitazionale, forza elettromagnetica, energia atomica debole e forte.

Se avete letto con attenzione probabilmente avrete già trovato lo stupefacente nesso tra i due sistemi, uno filosofico e l'altro fisico, apparentemente distanti anni luce (senz'altro più di un paio di millenni): perché queste particelle sub sub sub atomiche che in base alla frequenza delle loro vibrazioni determinano le leggi fisiche che regolano l'universo, riecheggiano in modo sorprendente il principio delle frequenze e delle armonie che regolano la legge gravitazionale dipinto da Pitagora: non sarebbe d'altra parte la prima volta che un filosofo del mondo classico anticipa di quasi 2000 anni l'evoluzione della fisica: in fondo era successo lo stesso con Democrito e la sua teoria degli atomi.

Certo, gli interrogativi che restano aperti sono tanti: ad esempio ci rimane il dubbio di quale funzione avrebbe assegnato Platone a un disco di Avril Lavigne o a uno dei Franz Ferdinand. Resta comunque la certezza che dopo qualche miliardo di anni sia forse arrivato il momento di chiamare un accordatore. Crisi permettendo, ovviamente.

Questo articolo è un anteprima di un post  presto online sul sito Goodbye Dodos

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