A La musica : espressione sociale

La musica : espressione sociale

Esiste una domanda alla quale non è possibile rispondere in senso assoluto: quando è nata la musica?

La musica nasce agli albori della civiltà come espressione spontanea delle associazioni tribali, e si è sviluppata evolvendo in una traduzione orale legata alla figura dell’autore o dell’ interprete. In questo contesto si colloca anche quella di inventore e costruttore di strumenti musicali. A tutto ciò si unisce l’esigenza di trascrivere le creazioni musicali, vedendo così nascere la “notazione” musicale.

Le prime testimonianze di scrittura musicale risalgono ai tempi dei Greci che utilizzavano segni ricavati dall’alfabeto Fenicio. La notazione Greca venne poi ereditata dai Romani che sostituirono le lettere Greche con quelle dell’alfabeto Latino.

Per trovare tracce della notazione attualmente in uso, bisogna attendere il Medioevo e precisamente il X secolo, quando Odone di Cluny cercò di definire meglio la notazione utilizzando lettere dell’alfabeto e definì l ‘ Ottava come successione di suoni che iniziavano con la lettera A e terminavano con il G successivo.

Tra il X ed il XI secolo, grazie a Guido d’Arezzo, monaco benedettino, le note vennero battezzate con una codifica neo-latina, utilizzando la prima sillaba della prima strofa dell’inno a San Giovanni, di Paolo Diacono:

UT queantlaxis- Resonare fibris- MIra gestorum- FA multi tuorum –SOLve polluti –LAbii reatum –Sancte Jonannes. Nel 1600 l’UT, che in Francia è rimasto invariato tutt’oggi, in Italia diventò DO, per opera di Giovan Battista Dori.

Quanto la storia ci tramanda, evidenzia come la ricerca di formalizzare e strutturare la musica, risponda ad una esigenza di utilizzarla come strumento di comunicazione, definendo canoni universalmente riconoscibili.

In funzione di ciò, prese forma il mestiere del “musicista” e del “compositore”. Inizialmente relegati ad esercitare la propria attività al cospetto di ristretti e privilegiati ambiti, divennero poi veicolo tramite il quale celebrare e promuovere gli ideali e le tendenze sociali del momento.

Comincia a questo punto la diffusione universale della musica, dapprima Europea e classica, poi, nell’era post – Colombiana, quella Americana che attinge dalle varie forme disponibili: dal folk bianco di derivazione anglosassone, al folk-nero, mutuato dall’era schiavista, il Blues, ai ritmi latino-americani.

La prima grande innovazione fu introdotta ai primi del ‘900, con l’avvento del Jazz che, basandosi sul supporto armonico classico, sviluppò l’elemento ritmico esasperando quello espressivo, introducendo di fatto il concetto d’improvvisazione, che fino al Ragtime incluso, non era presente.

La musica era fino agli anni ’20, relegata ad un’aspetto territoriale; gli spostamenti per il mondo erano lunghi e difficoltosi e non esistevano i mezzi di comunicazione che oggi conosciamo. Non esisteva, in pratica, la possibilità di diffondere la musica, di coltivarla e approfondirne i contenuti.

Tutto ciò fu superato con l’invenzione del disco. Fu il 78 giri, a cambiare radicalmente l’ambiente di ascolto della musica, estendendolo a tutte le persone in possesso del grammofono, a tutti i locali dotati di juke-box e a tutte le sale da ballo.

Nacque così l’industria della musica, che per incontrare il maggior numero possibile di “clienti”, doveva assumere caratteristiche sempre più accattivanti e nello stesso tempo di “facile” ascolto.

Era l’inizio della musica leggera.

La radio si diffonde negli anni ’40 e la musica invade tutte le case ed il business discografico compie il grande balzo in avanti.

Gli orizzonti infiniti offrono spazio a nuovi generi musicali: il Rock&Roll dà una vigorosa spallata al genere swing americano e a quello melodico europeo determinando una svolta epocale e dando inizio al genere Rock.

Dalle ceneri di questo genere nasceranno infinite varianti, come il Beat, genere che lanciò i Beatles, che originano la prima vera rivoluzione sociale legata alla musica ed aprono la strada al concetto di album “tematico”, definito appunto Concept Album.

Dai Beatles in poi la musica accelera i tempi di mutamento, passando, nell’arco di poco più di un decennio, attraverso un’infinità di varianti: Progressive, Hard Rock, Fusion, punk, pop elettronico, solo per citarne alcuni. Da lì il fenomeno di ibridazione e fusione non si arresta più, anzi tende ad ingigantirsi e frammentarsi in mille rivoli.

Gli anni ’80 e ’90 vedono una produzione discografica prevalentemente orientata al pop di consumo e le produzioni più interessanti tendono a svilupparsi nel tessuto underground, emergendo solo sporadicamente a livello mainstream.

Tuttavia la musica leggera probabilmente non è morta; forse è solo cambiato il modo di concepirla.

Del resto quando nacque il Rock&Roll qualcuno ne predisse un rapido fallimento.

È l’era del disimpegno sociale che, inevitabilmente, trova espressione nella musica del momento.

La musica non mente mai...

Per approfondire: http://www.storiadellamusica.it

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