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A Massive Attack

Massive Attack

MASSIVE ATTACK - BIOGRAFIA 1983. Bristol. Il fermento musicale della città è palpabile. Raggae, Soul, New Wave, Hip hop, ed Elettronica si incontrano, si contaminano, si miscelano nel tentativo di trovare un suono ed una formula innovativi. Andrew Vowles e Grant Marshall, rispettivamente “Mushroom” e Daddy-G”, giovani Dj della città, decidono di dare vita al “Wild Bunch”, un collettivo di musicisti provenienti da varie estrazioni sociali e culturali al fine di creare qualcosa di veramente nuovo ed innovativo nel circuito musicale urbano. Entrano a far parte del Wild Bunch numerosi artisti: Nellee Hooper (futuro Soul II Soul), Shara Nelson, Horace Andy, Adrian Thaws alias Tricky, Robert Del Naja alias 3D. Ciascun membro porta con sé le proprie influenze e le mette a disposizione del collettivo; Wild Bunch è a tutti gli effetti un’entità viva e pulsante, in modo particolare in sede live. Dopo un’intensa attività sui palchi, nel 1987 il gruppo cambia forma ed assume le sembianze di una vera e propria band capitanata dal trio Vowles, Marshall, Del Naja (d’ora in avanti li chiameremo con i rispettivi pseudonimi Mushroom, Daddy-G e 3D): nascono ufficialmente i Massive Attack e tempestivamente pubblicano il primo singolo Any Love. Successivamente esce il brano Daydreaming, notevole anticipazione di quel mix di sound di parti rappate, atmosfere rarefatte e dilatate e fluide melodie vocali, con Shara Nelson alla voce. Da questo momento i Massive Attack saranno supportati da molteplici collaboratori negli anni a venire. Il passo successivo della band è la firma di un contratto discografico, nello specifico con il colosso Virgin, e la pubblicazione del primo full lenght. E’ il 1991 quando viene immesso sul mercato Blue lines, un ibrido di Black music, Pop d’autore, Soul, Rap, Hip hop, Groove elettronico e canti onirici. L’impatto è devastante. La band, che qui si avvale della collaborazione di Tricky, di Shara Nelson e di Horace Andy, forgia un nuovo sound di solida base Dub, ma dalle cratteristiche uniche ed innovative; nasce il cosidetto “Trip-hop”, trademark che il gruppo non ama particolarmente, ma che finisce per diventare il marchio di fabbrica dei Massive Attack e di tutto il movimento bristoliano. Il disco è un’esperienza mistica, a partire dall’iniziale, sognante Safe from harm, cantata dalla Nelson, fino al Soul d’autore di Lately, passando per l’Hip-hop di Blue lines ed il Rap di Five man army. Si raggiunge la perfezione con Unfinished sympathy, una perla di emozionante Dub/Pop, ricco di magistrali orchestrazioni. In tutta l’opera aleggia una certa dose di Dance manipolata dalle brillanti menti del trio. L’album riscuote un vasto successo negli anni successivi grazie anche ai video in heavy rotation, fino al 1994, anno di pubblicazione del secondo lavoro in studio: Protection. Protection riprende inevitabilmente il filo conduttore di Blue lines, ma rispetto a questo esplora territori musicalmente più dilatati, delicati e fino ad ora inesplorati. Qui la vena Dance appare meno evidente ed iniziano a fare capolino gli intimismi “freddi ed umidi” che ricordano il clima grigio di Bristol. Apre l’album la delicata titletrack, una sorta di mantra raffinato ed elegante dalle tinte languide, scandite dalla voce di Tracy Thorn (Everything but the girl) che diventa senza volerlo l’espressione musicale portabandiera del Bristol-sound. Karmacoma spiazza perché è l’esatto opposto di Protection presentandosi sottoforma di un fosco Dub macchiato di influenze Afro e tinte Dark. La stupenda Sly dove eleganti orchestrazioni vengono modellate dalla voce calda ed avvolgente Nicolette Suwotan; gli esempi di fluidità Dub e Pop di Spyin glass e Three, passando per i funerei beat ritmici della strumentale, stupefacente Heat miser. La voglia di sperimentazione del trio è evidente nell’impasto sonoro e “culturale” del disco, ed infatti a seguito del suo crescente successo la band decide di remixare alcune tracce della release. Diretti da Neil Fraser alias Mad Professor, nel 1995 pubblicano No Protection, un esperimento in forma esplicita di Dub e Dance (non dimentichiamo che Mushroom e Daddy-G provengono dal circuito del Dj-set). Nei due anni successivi Tricky abbandona la band ed intraprende la carriera solista inaugurata con l’album Maxinquaye, il Trip-Hop spopola, diventa fenomeno di massa e viene abusato e commercializzato per cui i Massive Attack, nel tentativo di restare lontano da quella mercificazione del prodotto, si chiudono in studio per realizzare un album che diverrà tanto oscuro quanto devastante per la sua opprimente profondità. Mezzanine è lo specchio di una band che vuole mantenere le distanze da una bieca commerciabilità (in netto contrasto rispetto ai loro ideali di ricerca e di sperimentazione sonora) che tristemente abusa e saccheggia la musica quale arte in nome della moda del momento: il nascente Chill Out e la Lounge Music. Al termine del tour promozionale di Mezzanine, Mushroom lascia abbandona per divergenze stilistiche circa il futuro della band. L’album è un compendio di ritmi sofferti, di Dub profondo ed elettronico dalle tinte oscure, che pongono l’ascoltatore in una posizione di “incontro” con se stesso, con le proprie emozioni, con le proprie angosce. A partire dall’iniziale Angel, un crescendo d’intensità sognante dalla ritmica magniloquente, con la voce di Horace Andy contrapposta al rombante mix di effetti e delle chitarre. Pezzo dalla dinamica devastante. La follia ritmica della successiva Risingson ricorda l’esperimento multietnico di Karmacoma, qui però con tinte più cupe e “fumose”. Teardrop è invece il capolavoro di Mezzanine. L’angelica voce di Elizabeth Frazer (Cocteau Twins) scorre fluida ed eterea su un beat ripetuto in loop musicalmente avvolto da un clima dark. La ballata soffusa Black milk si alterna alle cupe Inertia creeps e Man next door, alla violenza psycho/industrial di Dissolved girl, al Dub etnico e Post/Hip-Hop della titletrack, fino al viaggio downtempo della conclusiva Exchange. Senza dubbio il punto più alto della carriera dei Massive Attack oltre che dell’intero movimento Trip-Hop. Come detto Mushroom abbandona e nonostante il successo planetario, gli strascichi emozionali successivi alle “violenze sonore” di Mezzanine lasciano il duo Daddy-G/3D in stand-by in una situazione dal futuro incerto. E’ il 2003 quando viene pubblicato 100th window -La centesima finestra – un riferimento alla freddezza della finestra informatica sul mondo, dalla quale tutti attingiamo e della quale non possiamo più fare a meno. L’album si presenta subito freddo, glaciale, alternativa dal sapore “digitale” in contrasto alla calda opprimente cupezza di Mezzanine. I suoni virano di conseguenza verso un’elettronica più classica, con echi dei Depeche Mode di Ultra (uscito lo stesso anno di Mezzanine - 1997 – anch’esso cupo e tenebroso) evidenti soprattutto su Everywhen; melodie più presenti, un mood più diretto nell’ambientazione sonora, una maggiore propensione alla forma canzone. Apparentemente più facile dei precedenti, 100th window è un disco inizialmente difficile che tende a crescere con gli ascolti, rivelandosi più Dark di quanto appaia inizialmente: le atmosfere inquietanti di Butterfly caught si alternano alla facile melodia di A prayer for England, nella quale la voce spettrale di Sinead O’Connor risulta perfetta per le tonalità fredde del disco; l’opener Future proof ricorda per arrangiamenti la Angel apripista di Mezzanine, mentre What your soul sings ricorda i folli vocalizzi della Bjork meno ostica. Pezzi fondamentalmente dilatati con beat elettronici martellanti, ed in chiusura una Antistar devastante per pathos, che vede 3D impegnato al microfono con una voce lugubre e magnetica. Album diverso dai precedenti, album evidentemente di svolta per il tipico sound della band. L’anno successivo 3D si dedica alla composizione della colonna sonora del film di Luc Besson Danny the dog e pubblica l’album omonimo. Composto da 21 tracce che spaziano tra suoni campionati di chitarre, piano ed archi, con spunti Jazz e riflessioni Prog. Rispetto a 100th window i territori musicali sono totalmente agli antipodi; la ricerca sonora per un adattamento cinematografico è stata un esperimento tutto sommato riuscito solo a metà. Nel 2006, per festeggiare i (primi) 15 anni di carriera esce la raccolta Collected, contenente l’inedito Live with me, e nella versione espansa a due dischi l’altro inedito False flag. Poi silenzio per quattro lunghi anni. Anticipato dall’EP Splitting the atom, nel 2010 i Massive Attack tornano con il nuovo album Heligoland. Musiche di 3D e liriche di Daddy-G, l’album si presenta robusto dal punto di vista del sound più Dance, meno elettronico e funereo dei precedenti. Heligoland ha un passo deciso, ma a tratti discontinuo; si fanno notare le splendide Girl I love you, Babel, Pray for rain, con ritmiche sostenute e pulsanti, alternate ad una confusa Psyche, il cui ritmo elettronico sembra non volere decollare mai risultando per questo motivo incompleta. Una Flat of the blade ubriaca di campionamenti e bassi roboanti, purtroppo con la voce di Guy Garvey fuori contesto. Cupa, triste, nel finale cresce d’intensità migliorando notevolmente. La sperimentale Paradise circus gioca su un clichè di pianoforte e basso portanti; meglio Rush minute con un beat electro sinuoso ed elegante, noiosa Saturday come slow che vede la collaborazione in veste di vocalist di Damon Albarn (Blur, Gorillaz). Ma i Massive Attack calano l’asso dalla manica con la superba Atlas air, punto d’incontro tra il vecchio sound criptico della Dub più cupa con l’elettronica del nuovo millennio. Un crescendo di suoni synth e ritmica pulsante sostenuti dal canto primitivo di Del Naja. Il passo successivo della band è la pubblicazione di Atlas air Ep chiusura dal sapore molto commerciale di un album nel complesso poco più che sufficiente. Da qui la band si dedica ad un’intensa attività live oltre a varie collaborazioni tra le quali spicca quella con l’artista Hyperdub William Bevian alias Burial, per la pubblicazione di Four walls/Paradise circus, la prima un inedito Massive/Burial, la seconda un remix della canzone tratta da Heligoland rimaneggiata e presentata in una veste dalle atmosfere malinconiche, da un’elettronica campionata che rende le sonorità cupe e msitiche. Sono questi i Massive Attack del futuro?