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R Recensione

7,5/10

Fabio Caucino

Morimmo Tutti D’Abbondanza

Il nuovo disco di Fabio Caucino, eclettico cantautore che alla professione di insegnante accompagna quelle di scrittore, musicista e conduttore radio e tv, è uscito il primo giorno di primavera, quasi a voler significare la rinascita che quel giorno rappresenta. La rinascita della natura dopo la fine dell’inverno, ma potrebbe anche essere la rinascita della società dopo il periodo buio della pandemia, o forse la rinascita dell’uomo dopo la fine di un amore. Per “Morimmo tutti dabbondanza”, il cantautore torinese realizza un lavoro musicalmente molto particolare. Sceglie, infatti, una strumentazione ridotta all’osso, facendosi accompagnare solo dal violoncello di Paola Torsi e dalla fisarmonica di Luca Zanetti, con il quale costruisce arrangiamenti scarni ed essenziali. Un lavoro a sottrarre, come se si volessero mettere in risalto le parole eliminando suoni superflui. Una ricerca dell’essenziale nei suoni, che si accompagna a un’analoga ricerca nei testi.

Poche note di fisarmonica e violoncello accompagnano il testo splendido della canzone che apre il disco, “Eccomi, un brano intenso che ci introduce perfettamente nell’atmosfera del lavoro (“come lultimo treno, come una nave in porto, un approdo sereno, ecco, come stare in attesa, di una goccia di pioggia, caduta su un braccio, eccomi, io sono qui”). L'autore sembra davvero voler mettersi a nudo, evidenziando l’imperfezione dell’essere umano e la sua precarietà (“ci vuole tanto coraggio, ad accorgersi in tempo, che la vita ci passa davanti, in un soffio di vento, ci vuole tanta pazienza, a guardarsi un po’ dentro, per scoprire che il viaggio perfetto, sta nellimperfetto, eccomi io sono qui”).

Il tema del viaggio ricorre più volte nel disco, un viaggio il cui fine “non è detto sia arrivare”, ma che spinge alla ricerca di un approdo sereno, un porto sicuro che metta al riparo dai turbamenti della vita. Di questo viaggio fa parte “Il naufragio”, dove il violoncello incalzante sottolinea la voce di Caucino con un crescendo finale che ricorda sonorità alla Paolo Conte. Un naufragio reale o d’amore, perché di questo viaggio l’amore è parte fondamentale. Un sentimento che in “L’amore necessario viene descritto in maniera poetica come poche volte capita di ascoltare (“sta nella certezza dell’errore, nell’imperfezione, dentro una stiva clandestina, nellinfinita pazienza della sofferenza, è l’amore necessario”).

Il naufrago è anche la condizione dell’uomo contemporaneo descritta in “La stessa storia”, un uomo che cerca di stare a galla tra “domanda e offerta, tra paura e violenza”. Qui alla fisarmonica si uniscono alcuni discreti suoni elettronici, ed emerge il tema dell’importanza della letteratura e della cultura per contrastare l’ignoranza e la politica senza etica. Tema che ritorna in “Non una parola”, uno dei vertici del disco, un grido d’allarme contro il surplus di bit e tv che tutto omologano e appiattiscono, contro quell’abbondanza che ci soffoca richiamata nel titolo. Anche da qui forse nasce la ricerca della leggerezza degli arrangiamenti, rappresentata dalla piuma bianca in copertina. L’abbondanza digitale alla quale corrisponde la povertà culturale dilagante, contro cui Caucino chiede “più carta per comunicare e più libri per respirare”.

In chiusura arriva un omaggio al Paolo Conte di “Via con me”, proposta in un arrangiamento molto particolare, solo voce e fisarmonica, mentre il tema di “Azzurro” si insinua nel finale. I testi profondi e gli arrangiamenti particolari, con i due strumenti che creano un tappeto sonoro intenso e toccante, fanno di questo “Morimmo tutti d’abbondanza un lavoro importante, che cerca di uscire dagli schemi, e che per questo è destinato a restare a lungo sui nostri lettori e giradischi. 

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