IOSONOUNCANE
IRA
Un saluto a tutti quelli che lo conoscevano, mi scrive nel meriggio l'amico G., in un sms, con riferimento a un verso de La macarena su Roma (Un saluto a tutti quelli che mi conoscono), intendendo che IRA sbaraccherà gli occasionali, i fan di cartapesta, i modaioli, quelli delle hit, quelli di Stormi. Vuol dire che è, questo lavoro, una rivoluzione, una palingenesi. D'altra parte come si fa a non associare DIE e IRA a dies irae, a un giudizio universale, a una musicale resa dei conti definitiva?
E allora come si fa a parlare di un'opera talmente vasta, stratificata, nerboruta? Come si fa a parlare di Guerra e pace? Come di 2001 Odissea nello spazio? Come non si può non riconoscere la grandezza, e custodirla in silenzio? Come si fa, rispondo all'amico G., a non cadere senza farsi male dopo l'alto volo di DIE? Come si fa, anzi, a non cadere ma a volare più alto ancora? Come si fa a dire di un disco che, da sé, non dice? Che inabissa la voce nei gorghi degli strumenti e che si libera in idiomi borbottati, enigmatici, alieni?
Come si fa a raccontare di un viaggio notturno, atmosferico, cupo e conturbante, verso posti sconosciuti e primordiali? Come si fa a non apprezzare l'opera culturale e politica di un uomo che si mette a nudo, in copertina e nell'arte che propone? Come si fa a non sostenere, senza gonfiare le proporzioni o scadere in comparazioni illogiche e anacronistiche, che IRA sta a Kid A come DIE stava ad Anima Latina?
Come si può rispondere a questa vana sequela di domande?
Un saluto a tutti quelli che lo conoscono.
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