R Recensione

8/10

Emilie Simon

The Emperor's Journey

La giovane francese Emilie Simon dimostra un grande talento in quest'album.

Ha saputo trasformare la "commissione" pervenutale dal regista Luc Jacquet, per il film-documentario The Emperor's Journey (la marcia dei pinguini), in un gentile vestito etereo e frammentato, regalando una carica emotiva ricca di sfumature.

Sofferenza, gioia, vita e morte scorrono tra suoni e note sussurrate da una voce incantevole e fragile.

Predominano melodie che ci portano all'essenza dell'esistenza. Quasi minimaliste, a tratti.

Lo xilofono simula il rumore della formazione di crepe sui ghiacci, nella prima traccia The Frozen World, per prendere poi il contatto con il cantato dolce, languido e allo stesso tempo frammentato e sussurrato che avrà i suoi picchi nello schiudersi di melodie eteree. The Egg, pezzo elettronico ritmato, si incastra alla perfezione nel motivo dominante dei brani. E' presente il battito quasi palpabile di una vita in procinto di formarsi nella sua bellezza e fragilità. La dissoluzione di barriere è percepibile in Son Of The Sea, dove tutto tace e allo stesso tempo si evolve, insieme alla dolce ed eterea voce di Emilie.

La sensazione di dispersione, in un'atmosfera quasi surreale, pervade costantemente l'album. In Aurora Australis, a parere di chi scrive uno dei pezzi più belli, (oltre che uno dei più brevi), dell’intero disco, xilofono, piano, synth e diapason si intrecciano dando vita ad una linea sottile e circolare.

Una sorta di esemplificazione di un mondo silenzioso nel quale ci si può perdere anelando ad una qualche fonte di luce e prezioso calore. Un rischiaramento di tinte che avviene dopo l'importante Mothers Pain nella quale malinconicamente i violoncelli creano una cupola.To The Dance Of The Penguins, All Is White e The Voyage sono proprio questo punto luce. Il ritmo si fa più incalzante ed acceso soprattutto nella seconda( All Is White) tra alcune distorsioni vocali che comunque ci riportano nelle varie bianche sfaccettature del mondo antartico.

In the Voyage si spazia per territori immacolati ed ampissimi con un'orchestra di flauti, archi, violini, percussioni e l'immancabile xilofono che scandisce questi spazi sonori. Il soffio freddo ritorna in pieno con Ice girl dove tutti gli elementi si ritrovano per coronare l'ultima traccia.

Elettronica poderosa e raffinata che amalgama per bene e fraseggia.Emilie Simon, in questo caso donna dei ghiacci, tra elettronica, xilofoni, virtuosismi vocali ha creato forse una delle più belle ed azzeccate colonne sonore di questi ultimi anni, lasciando ben presagire per gli sviluppi futuri.

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Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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