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R Recensione

7/10

Revglow

Sound Post Tension

I Revglow sono un duo fondato nel 2008 da Francis M. Gri e Lilium, vocalist milanese. Debuttarono nel 2009 con l’elettronica dark di “Liquid pearls”, poi fu la volta delle sperimentazioni pop di “9th chrysalis” nel 2011. Loro affermano di produrre sonorità simili a quelle di Sigur Rós, Björk, Massive Attack, Lamb, Moby e Gus Gus; tutti artisti che rimandano a climi settentrionali e ad un certo mood fatto di atmosfere rarefatte, umide e nebbiose. “Sound post tension” si presenta, ad una prima analisi, come un disco distensivo, un lavoro che vuole ricercare il suono dopo la tensione, la calma dopo la tempesta, la tregua dopo la guerriglia. A fine disco scopriremo che il compito è stato assolto con somma eleganza da un prodotto discografico confezionato sapientemente da chi se ne intende di artigianato musicale, atmosfere sognanti e frame elettronici. Ma i Revglow offrono anche un metasignificato per cui la parola “sound post” rappresenti qui l’anima del violoncello, ovvero la parte mobile posizionata internamente allo strumento tra tavola armonica e fondo, e da tale posizione dipende il funzionamento dell’intero violoncello.

Il disco parte in stile Boards Of Canada con “Scars”, che sarà un po’ il tema dell’intero LP: una raffinata riflessione sul tempo che correndo lascia cicatrici. Come diceva il grande poeta Franco Fortini: «Era il tempo che si stava insieme senza sapere. Ora che conosciamo non s’ha tempo di rimanere», e i Revglow ci invitano a comprendere che tempo da perdere non ce n’è mai. Stupenda la successiva “Strangers”, un brano di pura indietronica in stile People Press Play, un brano musicalmente semplice e diretto con leggeri accordi di chitarra su tappeti di beat e pad, ma poeticamente validissimo. Un certo gusto per il jazz vien fuori in brani come “Phantom theatre” e “Seagulls choir”; reminiscenze del loro passato trip hop in “This is the day” e “Peaceful”; infine una nuance tipicamente bjorkiana sta alla base di “Self-portrait”, una feistiana in “27” e un’eco di Bat For Lashes in “Butterfly”. Resta “Petals” che, assieme a “Strangers”, rappresenta il punto più alto di questo “Sound post tension”: è questa una perfetta canzone sul tempo e sulla speranza, con una trama sonora che ha nel pianoforte il suo fulcro.

Sound post tension” è un lavoro molto femminile, dolce e lunatico, travolgente e rilassante: una perfetta sintesi degli opposti femminei. A fine disco possiamo ben dire che la tensione dell’anima è vibrante e, se i Revglow erano crisalide, ora sono falena. Speriamo che, in quanto band, vivano più a lungo delle farfalle per poterci far sentire buona musica anche in futuro.

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