R Recensione

8/10

The Black Keys

Magic Potion

In principio pensavo significasse "Le Chiavi Nere". Mi sembrava leggermente non-sense ma mi piaceva. Approfondendo invece scoprii che significa "I Tasti Neri", che per un duo chitarra e batteria ha poco senso, ma in verità è solo il modo che un artista amico del duo di Akron (Ohio - Stati Uniti) usa per chiamare chi non è del tutto a posto.

Evidentemente non si sentono del tutto a posto Dan Auerbach e Patrick Carney, ma troviamo che in loro non ci sia niente che non vada. Dan (Guitar & voice) e Pat (drum) si conoscono da quando erano piccoli. Un giorno mentre l'uno (Dan) viene 'paccato' dal suo gruppo ad una sessione di registrazione, l'altro (dovevano registrare nella cantina di Pat) ne approfitta per improvvisare una jam session. Ne esce qualcosa di molto buono, un garage rock intriso di forti tinte blues. Dopo poco incidono un demo e più avanti il primo Album.

E' veramente importante dire che ad Akron sono nati anche i Devo? E' veramente necessario fare un parallelo con i White Stripes !? Partiamo dalla fine, dall'ultimo disco intitolato "Magic Potion" uscito nel 2006. Io ho ascoltato Just Got To Be, il brano che apre l'album, per la prima volta su MTV. Mi ha subito portato indietro. Non voglio fare paragoni scomodi e fuori luogo ma quando ascolto questo disco mi viene in mente Hendrix, mi vengono in mente i Led Zeppelin, mi viene in mente un rock vero, come quello di una volta, un rock che a volte sembra che non ci sia più.

E invece poi metti su un cd e ascolti le prime due tracce Just Got to Be e Your Touch, e senti che la trama che lega i riff all'arrangiamento di batteria è forte, semplice, diretta ma anche adeguata. Da l'impressione di due ingranaggi di forma diversa che girano allo stesso modo, con i denti che vanno a incastrarsi perfettamente l'uno nell'altro. Di You're The One invece adoro il riverbero che ha la voce. E' leggermente flangerato e da l'impressione che abbiano registrato in un garage doppio non isolato acusticamente. Il brano è dolcissimo (si dolcissimo!) nella migliore tradizione rock/blues.

Eh già, il blues; Dan ha cominciato a suonare la chitarra grazie alla passione di suo padre per la musica folk/blues. E questo si sente molto, forse ancor di più nei vecchi album. Just A Little Heat è il brano che ricorda maggiormente i Led Zeppelin, un pò per il sapore terso de brano o semplicemente per la scelta della distorsione della chitarra e Give Your Heart Away è un rock/blues nella migliore tradizione TBK. Strange Desire comincia titubante, la chitarra, la batteria appena accennata sul charleston i vocalizzi di Dan. Poi il brano comincia e subito dopo si apre per poi richiudersi dopo ogni ritornello; non si può non apprezzare l'approccio del duo, che rinuncia a fare il pieno di assoli di chitarra virtuosistici, ma si stringe attorno a frasi ben strutturate ed incisive. Modern Times è un altro brano dal sapore Zeppeliniano: fondamentalmente un blues-OGM, dove gli stop di batteria con la ripresa improvvisa flirtano in modo irresistibile con certo rock-seventies. Subito dopo, quasi per contrasto, un blues lento e melodioso The Flame.

Goodbye Babylon ricorda, per converso, Jimi Hendrix. Piace il modo in cui sale l'energia subito dopo il ritornello, grazie al riff di chitarra e agli accenti di Pat sul rullante. Black door è un altro brano Zeppeleniano, (anche se loro, probabilemnte, lo avrebbero accelerato). Il riff del ritornello sembra in tempo dispari, invece è tutto merito di un controtempo a fine battuta. Cose che piacciono. Elevator è un brano meno blues degli altri, straordinariamente coinvolgente nel suo trascinarsi, nel suo perpetrarsi di saliscendi, a consurci sobbalzando alla fine dell'album.

Vale la pena di ascoltare l'album (e magari anche qualcun altro) dei The Black Keys. Sono due ragazzi molto easy che non si sono montati la testa e che volendo potrebbero dopodomani riorganizzare un concerto in un negozio di dischi con 8 spettatori (cercate su Youtube). Non posano loro e non posa la loro musica; alcuni dicono che il loro suono e il loro stile siano costruiti a tavolino: chi vi scrive ritiene invece che siano due musicisti superbi (e giovani!) che abbiano trovato l'alchimia giusta per non far sentire la mancanza del basso in gruppo blues/rock suonando quello che meglio gli riesce e rielaborandolo, sapientemente, da ciò che più gli piace.

V Voti

Voto degli utenti: 4/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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PierPaolo alle 10:28 del 18 dicembre 2007 ha scritto:

I tasti neri...

...sono nell'organo Hammond, all'estrema sinistra della tastiera. Hanno i colori invertiti (i diesis diesis bianchi) e non vengono suonati ma comandano dei settaggi della macchina. Bella segnalazione, soltanto intravisti in TV cercherò di approfondire asap ora che mi hai stimolato la curiosità.

Ivor the engine driver (ha votato 5 questo disco) alle 11:04 del 20 dicembre 2007 ha scritto:

mah..

...se bisognava recensire un disco dei Keys, partire da questo equivale a mettere la retro in autostrada. Decisamente inferiore ai primi 3. Recuperatevi Thickfreakness o Rubber Factory. Quelli sono i veri BK.

ilariokov, autore, alle 12:08 del 20 dicembre 2007 ha scritto:

Quando...

...si sceglie di recensire un disco di un certo artista/gruppo non è detto che bisogna per forza scegliere il migliore o il primo.

Io ho scelto il disco che conosco meglio; quello tramite il quale ho conosciuto i BK e successivamente tutto il resto del loro repertorio.

A rigor di logica, avrei dovuto recensire il primo, The Big Come Up. E avrei dovuto parlare un pò male dell'ultimo. Un pò come fanno tutti.

Ho preferito scardinare questo meccanismo.

Accetto tranquillamente ogni critica sulla recensione (come il tuo 5). Accetto meno una critica sul mio diritto di scelta.

Ivor the engine driver (ha votato 5 questo disco) alle 12:55 del 20 dicembre 2007 ha scritto:

il voto

era per il disco, la tua recensione è scritta anche bene. Ti pare che ti vado a dare 5 perchè recensisci un disco che non mi piace?