A Black Keys - Report Live 19-11-2008 ai Magazzini Generali (Milano)

Black Keys - Report Live 19-11-2008 ai Magazzini Generali (Milano)

Probabilmente era la serata musicale più attesa di questo autunno 2008. Okkervil River e Black Keys ad accompagnarsi l’un l’altro è un evento che non accade tutti i giorni (perlomeno in Italia).

Unica data italiana per le chiavi nere, altre due invece per gli Okkervil, e siccome avremo resoconti più dettagliati della band indie-pop in questo articolo ci concentreremo sui Black Keys, limitandoci a dire che in effetti gli Okkervil sono stati bravi, hanno mostrato molta più energia, vitalità e varietà di quanto si immaginasse, e quindi devono essere senz’altro promossi a pieni voti.

Quando il duo di Akron (Daniel Auerbach, voce e chitarra, e Patrick Carney, batteria) sale sul palco il pubblico è quindi già bello carico e riuscire a fare meglio appare un’operazione senz’altro difficile, perchè avere un’apertura di un simile livello può sempre diventare un’arma a doppio taglio se non ti mostri all’altezza della situazione. Ma quando parte Thickfreakness, e quell’attacco di chitarra circonda e assale d’impeto l’intero locale, penetrando cuori e fiaccando anime, si capisce in quel momento che sarà un concerto memorabile.

I cavalli di battaglia vengono sfoderati uno dietro l’altro pescando dal passato più remoto fino alle gemme dell’ultimo Attack & release. Assoli e riff imponenti e fulminanti si accavallano senza tregua con un impeto d’altri tempi mentre alla batteria un ragazzone enorme con dei buffissimi occhiali picchia come si era visto fare in tempi remoti forse al solo Joey Castillo (QOTSA). Lo spirito riscopre l’energia e il cervello cerca di ricordare un inizio di concerto degno di quello che si ha di fronte. Non riuscendoci capisce che dovrà trovare un posto speciale nel cuore per i Black Keys.

Poi arriva il fattaccio che rovina l’esibizione. La furia primordiale di Carney, in grado di scaldare gli animi come pochi in passato, si scaglia contro i piatti della propria batteria con così tanta violenza da farne cadere uno accanto a Auerbach. Pubblico in delirio e assistenti sul palco per rimettere in piedi il piatto ribelle. Un altro paio di colpi micidiali e il piatto cade di nuovo. Compare uno scotch per risolvere del tutto il problema. Intanto però la chitarra di Auerbach comincia a dare problemi.

Forse il piatto ha colpito un pedale o qualche cavo di troppo. Quando l’inconveniente è risolto comincia a dare grane la grancassa di Carney: a ogni battito una tremenda onda d’urto sonica si abbatte sul pubblico e il riverbero sovrasta imperioso ogni altro suono. L’acustica già molto riprovevole dei Magazzini subisce il colpo di grazia e per due-tre pezzi l’esibizione è di fatto rovinata.

Una volta risolto anche questo problema il concerto torna ad essere godibilissimo ma ormai si avvicina l’orario invalicabile delle 23.30. Una miriade di truzzi e universitari incamicettati a dovere vuole ballare brani commerciali strusciandosi senza ritegno alla ricerca di pelo. I Black Keys se ne fregano e regalano un paio di bis non del tutto memorabili. In effetti alla lunga la mancanza di varietà viene a farsi sentire. Lo spirito diabolico di pocanzi va a farsi benedire e comincia a subentrare l’impressione di aver già sentito il pezzo in corso. Nonostante tutto resta l’impressione di aver assistito ad una di quelle esibizioni che non si dimenticano facilmente.

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