Marvin Gaye
What's Going On
C’era una volta, nei lontani anni ’60, una contea chiamata Motown, nel reame di Detroit. Il conte Gordy, despota dotato di grande mentalità imprenditoriale ma molto severo con i propri inferiori di grado, che venivano sottoposti a estenuanti sessioni musicali con uno scopo ben preciso: fare soldi, tanti soldi.
La scena si sposta nella realtà, la cui sostanza rimane la stessa ma può essere riassunta meglio così: l’etichetta Motown di Barry Gordy era (ed è) una colossale catena di montaggio atta a sfornare successi soul e R&B a getto continuo; una squadra di autori, un team di interpreti e un formidabile gruppo di musicisti (i Funk Brothers) erano il braccio tramite cui il mercato veniva inondato di musica tanto fatta con lo stampino quanto di eccellente qualità, pur nella loro splendida semplicità compositiva.
Un decennio di questa gestione portò gemme assolute ad opera di signori facente nome Stevie Wonder, Four Tops, The Temptations, Marvin Gaye. Ed è proprio di quest’ultimo signore che ci apprestiamo a parlare.
Marvin Gaye era stanco di fare il crooner e il “nero figo che piace alle bianche” nell’America della segregazione; un decennio costellato di successi fulminanti, da solo e in duetto con l’amata Tammi Tarrell, ma si trattava sempre e comunque di musica non sua, di testi sole-cuore-amore che poco rispecchiavano del suo vero animo. Decise quindi di comporre qualcosa di suo pugno, qualcosa di veramente nuovo per gli standard soul di allora, e lo propose a patron Gordy. La reazione di quest’ultimo di fronte a What’s Going On (questo il titolo del brano) fu di considerarlo “un pezzo del tutto non commerciale”, rifiutando quindi di dare supporto discografico all’opera.
E Marvin cosa fa? Monta su un ipotetico carro armato, ci carica sopra i Funk Brothers, li porta in studio e registra la canzone, minacciando Gordy che in caso di rifiuto di pubblicazione del pezzo avrebbe dovuto trovarsi un altro cantante di punta per la propria etichetta, per poi mettersi alla finestra “a vedere di nascosto l’effetto che fa”.
Quando, fresco di migliaia di copie vendute in tempo lampo e schizza per 5 settimane in testa alla classifica black USA, Marvin si ripresenta da Gordy sbattendogli in faccia il successo enorme e repentino del suo disco, Mr. Motown non può fare altro che dare la propria benedizione al disco. Quando c’è da fare soldi…
È in questo liquido amniotico che prende le mosse What’s Going On, il disco che fa da evidente spartiacque fra il soul com’era ed il soul com’è. Dai suoi solchi escono note e soluzioni armoniche che assolutamente niente hanno a che vedere con ciò che veniva suonato negli anni ’60, dettando quella che sarebbe stata la linea ricalcata da tutti i colleghi di Gaye negli anni ’70 (il disco è del 1971).
In primo luogo, la musica. I Funk Brothers fanno un lavoro splendido a livello di esecuzione, garantendo una pulizia e una “larghezza” del suono che tutt’oggi vanno soltanto invidiate; la canzoncina strofa-ritornello-strofa-ritornello viene messa nel ripostiglio, per lasciare spazio a composizioni elevate, complesse e strutturate in maniera del tutto innovativa.
Secondo, e parimenti importante, i testi. Gaye mette per la prima volta in primo piano (almeno dai tempi di Sam Cooke) le tematiche sociali dall’America di quel tempo, dalla guerra in Vietnam (What’s Going On e What’s Happening Brother) all’inquinamento (Mercy Mercy Me) al degrado sociale (Inner City Blues), alla droga (Flyin’ High) al futuro che prepariamo per i bambini (Save The Children), passando per la religione (God is Love) ed il rapporto conflittuale col padre (ancora What’s Going On, in questo caso quasi profetica). Di amore e sesso, marchi di fabbrica della Motown il primo e del Gaye successivo il secondo, non c’è la minima traccia.
Il disco, pur non essendo un vero e proprio concept album, deve essere comunque preferibilmente considerato come un’opera d’insieme; oltre alla tematica sociale che unisce tutte le canzoni, in vari punti del disco sono presenti vari richiami a parti e frasi successive o precedenti; l’impressione evidente è di un unico, lunghissimo brano che parte da What’s Going On e arriva a Mercy Mercy Me, senza per giunta alcun silenzio fra i brani, per poi proseguire verso la conclusione con i brani restanti.
Un disco suonato a meraviglia, cantato divinamente composto anche meglio, che tutti gli amanti di musica, qualunque sia il genere e l’estrazione di preferenza, dovrebbero ascoltare all’infinito e tenere fra le cose più care.
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