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A Tool

Tool

Da più parti salutati come "i nuovi Black Sabbath in bombetta", gli americani Tool rappresentano una delle anomalie più affascinanti nel percorso musicale degli anni \'90. Dopo l\'EP del 1992 "Opiate", che apre la strada per l\\\'esordio "Undertow" (1993), entrambi lavori all\\\'insegna di un rock abrasivo, dalle forti influenze post-grunge, la parabola dei quattro californiani si avvia verso una metamorfosi completa e repentina, che li porterà a coniare un suono del tutto differente negli anni successivi, tale da influenzare pesantemente decine di band negli anni immediatamente successivi. 

"Ænima" del 1996 è il primo distacco con la realtà, dove claustrofobie prog, furia metal, clangori industrial e spifferi dark wave si incontrano per quasi ottanta minuti. Il risultato è ancora più estremo in "Lateralus", di cinque anni più tardi, che applica una rigorosa algebrizzazione sulle micidiali sezioni ritmica e chitarristica, non disdegnando tuttavia excursus metallici ancora più violenti del predecessore ("Ticks & Leeches"). Tornati nel 2006 con un nuovo disco, "10.000 Days", più disteso, massiccio e fruibile, i Tool, forti di un leader carismatico come "Maynard" James Keenan e di un batterista, Danny Carey, obiettivamente fra i migliori in circolazione, continuano a fare storia a sè nel panorama rock del Nuovo Millennio.