R Recensione

7/10

Abe Duque

Don’t be so Mean

Ci sono artisti che quando hanno qualcosa da dire non lanciano appelli su myspace o su facebook ma affidano il loro messaggio unicamente alla musica, e nel caso in cui questo fosse troppo importante per un classico 12″ allora ecco il bisogno di scrivere un intero album.

Abe Duque è un personaggio molto particolare, condannato dal destino a stare sempre dalla parte delle minoranze: statunitense ma di origine latinoamericana ha dedicato la sua vita alla musica elettronica, genere di nicchia già di partenza ma che negli USA è talmente di più 6 feet under, da diventare il leit motiv del suo disco d’esordio “So underground it hurts“.

Don’t be so mean” è la terza prova a lunga durata di Abe che questa volta si confronta da una parte con la politica estera di Washington e dall’altra con la sua stessa vita movimentata.

Il nostro Dj, infatti, ha una biografia alquanto interessante: figlio di un pastore evangelico si è comprato il suo primo sintetizzatore con quanto guadagnato consegnado giornali ed ha quindi imparato ad usarlo suonando nella chiesa del padre; dal 1992 ha intrapreso la carriera di Dj/discografico a New York ed allo stesso tempo si è arruolato nei marines, nonostante la sua contrarietà alla diffusione delle armi.

Quest’anno è stato addirittura arrestato a NY in aereoporto con l’accusa di “potenziale terrorismo” perchè trovato in possesso di un’arma: il coltello d’ordinanza fornitogli dallo stesso Governo.

A livello sonoro anche stavolta Abe sfoggia la sua passione per l’acid house ma ne ammorbidisce i toni: le undici tracce compongono un paesaggio notturno in cui le stelle illuminano la strada ai viaggiatori in un percorso ideale da New York a Chicago.

Ed ecco quindi spazio a battute profonde, riverberate e soprattutto non votate esclusivamente al 4/4 (”OFMA“,”Forever untitled“), e a romantici cantati e linee di tastiera (”Following my heart“, “Salute The Dawn“, “Forever untitled“).

L’apice dell’album lo si raggiunge però con la doppia collaborazione con Blake Baxter, una vera leggenda della scena acid, con cui Abe dapprima ricorda i bei vecchi tempi (”Let’s Take It Back“) dei quali bisognerebbe recuperare i valori (Let’s take it back when we used to play, when Techno had a groove and House made you move) , e quindi esorta a darsi una mossa (”Wake up“) e a rendersi conto che se la Techno e l’House sono ancora al vertice è perchè non hanno mai cessato di essere underground.

V Voti

Voto degli utenti: 4/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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REBBY alle 11:22 del 16 giugno 2009 ha scritto:

Federico c'è un passaggio nella tua rece che non

riesco a capire e ti sarei grato se me lo spieghi

meglio. Abe Duque si è arruolato nei marines (sarà

stato obbligato?), mette un mitra sulla copertina

(vorrà significare di non usarlo?), ma come mai

gira in un aeroporto con un coltello (fornito dal

governo? è ancora un militare?) se è contrario alla diffusione delle armi?

djsynth, autore, alle 11:55 del 16 giugno 2009 ha scritto:

Mah guarda queste informazioni le ho prese dal suo sito ufficiale e per certi versi sono apparse strane anche a me...ma bisogna tenere conto che Abe è un tipo bello particolare e che piuttosto che fare letteralmente la fame come ai tempi del suo primo album avrà deciso di arruolarsi...per la copertina invece è un mix tra ironia biografica (le contraddizioni di cui sopra) e la militanza della scena Techno che specie negli USA si è sempre distinta per il suo carattere marziale (vedi anche gli Underground Resistance).

Spero d'esserti stato d'aiuto.

REBBY alle 16:01 del 16 giugno 2009 ha scritto:

Si "è un tipo bello particolare": è contrario alla

diffusione delle armi tra i suoi nemici (ahahah).

A parte gli scherzi, forse l'unica spiegazione

plausibile, se non è un folle o se non ci prende

tutti per i fondelli, potrebbe essere che è

contrario alla diffusione delle armi tra i civili

(posizione condivisibile). Com'è noto in USA le

armi sono tranquillamente in vendita nei negozi ed

alla portata di tutti, adolescenti compresi. Ma

anche così quel pugnale in aeroporto non mi torna

e sarei curioso di sapere come l'ha giustificato.