R Recensione

8/10

David Ford

Songs for the Road

David Ford è un giovane e sconosciuto cantautore nato a Darford, Kent (Inghilterra) il 16 maggio 1978. Dopo aver militato dal 2001 al 2004 in una band chiamata Easyworld, con cui ha inciso un mini album “...Better Ways to Self Destruct” e due albums (per l’etichetta Jive Records), David Ford ha intrapreso la carriera solista.

Esordisce nel settembre del 2005 con l’album dal lungo titolo “I Sincerely Apologise For All The Trouble I’ve Caused” (Indipendente Music Ventures 83558-2), contenente nove canzoni decisamente belle e interessanti, ma che non hanno avuto il riscontro aspettato dalla critica e dal pubblico.

Dopo due anni, nell’ottobre 2007 viene pubblicato “Songs For The Road”. In copertina e nelle foto presenti sul suo sito ufficiale ricorda vagamente negli atteggiamenti un giovane Tom Waits.

Ascoltando l’album si denota che David Ford è un cantautore decisamente personale, a tratti intimista e soprattutto dimostra molta maturità e competenza sia come songwriter, sia come trasporto e passionalità nel cantato, sia riguardo gli arrangiamenti freschi, immeditati, talvolta semplici e talvolta articolati e del tutto originali senza nessuna derivazione.

L’album inizia con il primo singolo pubblicato il 23 luglio 2007, Go To Hell, una ballata introdotta da una sezione d’archi (un duo: Neil Catchpole al violino e Chris Allan al violoncello) che tracciano la melodia accompagnando la voce roca di David Ford per poi sfociare in una canzone elettrica dall’andamento lento e trascinante. Ottimo anche il video in bianco e nero, dove si intravede David Ford sotterrato nel terreno di una campagna fino al busto, e che man mano viene sotterrato con una pala da una donna, di cui si vedono solo le gambe e parte della gonna.

La seconda canzone, secondo singolo pubblicato l’8 ottobre 2007, è Decimate, una canzone elettrica dall’andamento veloce dal sapore pop con freschi richiami rock, ma godibile dalla prima nota all’ultima. Il ritornello è di facile presa, con una sezione d’archi per nulla pomposa e appesantita, composta da un quartetto violino, viola e due violoncelli che delineano la melodia rendendola scorrevole, solare e piena di grinta. Anche per questa canzone – probabile singolo radiofonico – è stato realizzato un video in bianco e nero dove David Ford in una maniera frenetica si cambia o indossa continuamente magliette.

Cambio registro, il terzo singolo pubblicato nel dicembre 2007, I’m Alright Now, ovvero la terza della scaletta è una altra song ballad profonda dall’andamento elettrificato che esplode verso il finale con una energia dettata dalla voce di David Ford, dalla strumentazione e dalla sezione d’archi che fa da tappeto sonoro dando le sembianze di una grande orchestra d’archi. Anche per questa canzone è stato tratto un bel video questa volta a colori.

Queste tre canzoni valgono il prezzo del  biglietto, descrivono in pieno le atmosfere autunnali e fresche di questo album. Le canzoni seguenti sono Nobody Tells Me What To Do, dai richiami pop, ha un intro allegretto, per poi esplodere in un ritornello fresco, allegro pieno di vitalità. Fa da apripista alla seguente …And So You Fell, canzone lenta ed acustica dettata dalla archtop guitar (si tratta di una chitarra semiacustica o “steel-stringed acoustic guitar”) e accompagnato da una pedal steel, da violino e violoncello che descrivono e ci rimandano con la mente ad ampi spazi che spesso vediamo nelle campagne. Si tratta di una ballata a tratti pastorale ma a tratti malinconica. David Ford suona anche altri strumenti, tra cui la lap steel, upright bass (il contrabbasso acustico), pianoforte, armonium che fungono da accompagnamento.

St. Peter ha a cadenza di un valzer lento dolente. La chitarra acustica è lo strumento principale. In questo episodio David Ford è accompagnato da una sezione fiati (che suonano indiscreti), che – sebbene suona originale - ricorda certe ballate malinconiche e strane del primo Tom Waits. Nell’assolo una armonica a bocca detta la melodia principale.

Train è una canzone molto interessante dove dimostra la duttilità di questo cantautore nel spaziare in vari generi musicali rendendoli propri e aglomerandoli in un unico sound personale. La melodia è struggente con richiami gospel e con un ritornello ricco di sfumature weast-coastiane e con richiami folk dettati dall’armonica a bocca che colora la canzone rendendola energica.

Requiem, è una classica ballata folk che rimanda al primo Bob Dylan, con quella chitarra acustica a tempo di valzer, che ben si sposa con la voce di David Ford. Man mano entrano gli altri strumenti che compongono l’organico per poi esplodere in una canzone rock frenetica con un insieme di strumenti (fiati, pianoforte, batteria, chitarra elettrica, etc.) che suonano all’unisono creando un caos che la rende poco gradevole. È l’episodio meno interessante.

La conclusiva Songs For The Road è una classica ballata pianistica dall’aria nostalgica e tremolante. David Ford la canta benissimo con la sua voce dolente accompagnato dalla sezione fiati che non invadono la voce e il pianoforte che fanno da padrone. I fiati sostituiscono in maniera intelligente gli archi assenti. Un arrangiamento sicuramente originale e ben dosato.

Ascoltando l’album tutto interamente, ci si rende conto che David Ford somiglia a tutto e a niente. Mentre rimanda ad altri artisti ben più noti, poi ci si accorge che non ha nulla di derivativo. Un ottimo album consigliato. Di difficile reperibilità. L’edizione inglese dell’album in questione, con numero di catalogo diverso (Indipendente Music Ventures ISOM71CD), contiene due bonus track: There Is A Light That Never Goes Out e Shame Not Regret.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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rubens 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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rubens (ha votato 7 questo disco) alle 11:17 del 26 agosto 2008 ha scritto:

Non male ...

Molto pop, ma piacevole: una versione più levigata di Damien Rice, dei Bright Eyes meno indie o un Ryan Adams meno "rock". Tom Waits poco, onestamente, a parte il cappello Dischetto gradevole, comunque.

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 18:28 del 27 agosto 2008 ha scritto:

Ok, provato anche questo. Mi ricorda David Gray o Tom McRae. Quando va bene anche Damien Rice. Ma quando va male ... Robbie Williams. Non è brutto, ma ... "not my cup of (pop) tea"