Graham Coxon
A+E
Non lo so..davvero non lo so cosa cè di sbagliato in me..
Così recita il mantra ossessivamente ripetuto da Coxon in whatll it take.
È inquieto, paranoico, distorto e sperimentale questo ottavo (!) disco dellocchialuto (e prolifico) quarantatreenne chitarrista che scrive, suona e canta con lentusiasmo, la passione, la follia, la voglia di cercare e lincoscienza di un ventenne in piena catarsi creativa.
Il precedente The spinning top era un gioiello elettroacustico: questo nuovo A+E va nella direzione diametralmente opposta. E cera da aspettarselo. Alle complesse, raffinate, cristalline trame chitarristiche del penultimo album infatti, questo risponde con fango noise, detriti post punk e polvere psichedelica.
Chitarre distorte, sintetizzatori ed effetti elettronici impazziti (la straniante city hall, le ossessive the truth, whatll it take) si mischiano alla tipica, sghemba, rumorosa schizofrenia coxoniana d.o.c. (advice, running for your life, bah singer), ai riff distorti, noise e completamente fuori di testa dellallucinata e allucinante meet+drink+pollinate e agli spazi in cui poter appoggiare per un attimo lo sguardo sullinfinito della splendida seven naked valleys e della dilatata knife in the cast, creando un disco mutante difficilmente inquadrabile: i dischi precedenti si aggiravano tra estetica lo-fi, hardcore punk, alternative-rock e psichedelia, A+E è si un rimescolamento di tutto questo, ma lalbum suona estremamente nuovo, moderno e fresco, forse proprio per il particolare trattamento con vari additivi elettronici aggiunti da Coxon in fase di postproduzione che accentuano il carattere schizofrenico e alienato dellopera.
Tornato in pianta stabile nei Blur nel 2009, il chitarrista occhialuto sta letteralmente vivendo una seconda giovinezza, perché tra concerti ed ep con il gruppo originario e attività solista la sua capacità espressiva è, letteralmente, al culmine: ha già dichiarato infatti che solo una parte dei pezzi accumulati tra il 2009 e il 2012 ha trovato posto in A+E e che presto uscirà un nuovo disco, a nemmeno un anno di distanza da questo che, cè da scommetterci, cambierà nuovamente direzione, in linea con la personalità (enorme) dellartista.
Ooh, yeh yeh canta Graham nel pezzo conclusivo: riesco a vederlo mentre, ubriaco, improvvisa una danza intorno al fuoco in cui magari ha appena gettato la copia di The spinning top che teneva a casa.
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