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R Recensione

8/10

Graham Coxon

A+E

“Non lo so..davvero non lo so cosa c’è di sbagliato in me..”

 

Così recita il mantra ossessivamente ripetuto da Coxon in what’ll it take.

 

È inquieto, paranoico, distorto e sperimentale questo ottavo (!) disco dell’occhialuto (e prolifico) quarantatreenne chitarrista che scrive, suona e canta con l’entusiasmo, la passione, la follia, la voglia di cercare e l’incoscienza di un ventenne in piena catarsi creativa.

 

Il precedente The spinning top era un gioiello elettroacustico: questo nuovo A+E va nella direzione diametralmente opposta. E c’era da aspettarselo. Alle complesse, raffinate, cristalline trame chitarristiche del penultimo album infatti, questo risponde con fango noise, detriti post punk e polvere psichedelica.

 

Chitarre distorte, sintetizzatori ed effetti elettronici impazziti (la straniante city hall, le ossessive the truth, what’ll it take) si mischiano alla tipica, sghemba, rumorosa schizofrenia coxoniana d.o.c. (advice, running for your life, bah singer), ai riff distorti, noise e completamente fuori di testa dell’allucinata e allucinante meet+drink+pollinate e agli spazi in cui poter appoggiare per un attimo lo sguardo sull’infinito della splendida seven naked valleys e della dilatata knife in the cast, creando un disco mutante difficilmente inquadrabile: i dischi precedenti si aggiravano tra estetica lo-fi, hardcore punk, alternative-rock e psichedelia, “A+E” è si un rimescolamento di tutto questo, ma l’album suona estremamente nuovo, moderno e fresco, forse proprio per il particolare trattamento con vari additivi elettronici aggiunti da Coxon in fase di postproduzione che accentuano il carattere schizofrenico e alienato dell’opera.

 

Tornato in pianta stabile nei Blur nel 2009, il chitarrista occhialuto sta letteralmente vivendo una seconda giovinezza, perché tra concerti ed ep con il gruppo originario e attività solista la sua capacità espressiva è, letteralmente, al culmine: ha già dichiarato infatti che solo una parte dei pezzi accumulati tra il 2009 e il 2012 ha trovato posto in “A+E” e che presto uscirà un nuovo disco, a nemmeno un anno di distanza da questo che, c’è da scommetterci, cambierà nuovamente direzione, in linea con la personalità (enorme) dell’artista.

 

Ooh, yeh yeh canta Graham nel pezzo conclusivo: riesco a vederlo mentre, ubriaco, improvvisa una danza intorno al fuoco in cui magari ha appena gettato la copia di The spinning top che teneva a casa.

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Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 2 voti.
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REBBY 6/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:40 del 17 aprile 2013 ha scritto:

Sembra proprio un giovanotto, ma non si può certo dire che si farà eheh

Carino dai, un ascolto piacevole nel complesso, forse un filino troppo ripetitivo l'ascolto filato, ma insomma complimenti per la grinta.

What'll It Take è la mia scelta.

madcat, autore, alle 20:47 del 17 aprile 2013 ha scritto:

primo commento alla mia prima rece su storia della musica! ciao rebby e grazie per il passaggio