Blur
Blur
Dopo quattro album di fiera inglesità pop neo modernista, i Blur potevano fare due cose: continuare a ripetere la loro formula magica e le sterili (e fittizie) battaglie in classifica con gli Oasis, oppure crescere e guardarsi intorno. Fortunatamente scelsero la seconda opzione, conferendo (involontariamente?) con questa mossa, ulteriore lustro a tutto cio' che avevano fatto in precedenza.
Registrato per buona parte in Islanda con il fido Stephen Street nella stanza dei bottoni, il disco è una inaspettata virata verso le nuove passioni di Graham Coxon e Damon Albarn: la scena indie lo-fi a stelle e strisce guidata dai Pavement, e la stima mai sopita del chitarrista Coxon per i Sonic Youth. Le melodie sono sbilenche come non mai in passato, rumorismi di fondo, i suoni si sporcano lievemente, l'americanizzazione del sound è avvenuta, imprevedibile dopo anni di dichiarazioni tipo : "ci opponiamo alla americanizzazione di questo paese", oppure "opposizione alla Coca Colonization" , ma si sa...il tempo cambia molte cose, una certa inglesità, inevitabilmente, viene mantenuta in special modo nella modulazione della voce e dei cori in alcuni frangenti.
La partenza è affidata a due brani traino che con gli anni diventeranno capisaldi dal vivo: Beetlebum potrebbe essere l'ideale punto d'incontro fra Pixies e The Beatles, mentre Song 2 si nutre di un incedere chitarristico che si rivela brillante omaggio ai Nirvana. Country Sad Ballad Man è uno splendido blues di fine millennio irradiato dal lucente vibrato di Coxon, in On Your Own le schitarrate noise e gli elettro-rumorismi si poggiano con nonchalance su una base flower power, mentre Theme From Retro è "pura" psichedelia di stampo beatlesiano e l'affascinante Death of a Party una ipnotica desolante ballad in chiave lo-fi. Quasi fuori contesto You're So Great di Coxon: una sorta di demo previously unreleased del White Album dei Beatles eseguita con il piglio di Neil Young; accattivanti le deflagrazioni sonore di M.O.R. (plagio nel chorus della Boys Keep Swinging di Bowie), I'm Just a Killer for Your Love mette in evidenza la pedaliera degli effetti chitarristici di Graham Coxon e la voce filtrata di Albarn conferisce un mood spettrale ad uno degli highlight dell'album. Conclude Essex Dogs, ballata tossica post-rock, voce parlata a là Lou Reed dei tempi migliori, gran lavoro al basso di Alex James, elettro-rumorismi, chitarre disturbate, finale nonsense.
Il nuovo volto dei Blur inizia con questo lavoro, verrà ulteriormente sviluppato nel successivo 13, ma la svolta del loro omonimo album del 1997 è un punto di non ritorno: i ragazzini di buona famiglia che facevano colazione con mamma papà e le sorelline nel video della promettente There's No Other Way (album d'esordio Leisure 1991) sono cresciuti, si volta pagina...Definitely...senza Maybe.
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