V Video

R Recensione

7,5/10

Peter Gabriel

Peter Gabriel 1

Nel 1977, in occasione dell'uscita di questo suo primo lavoro solistico, Peter Gabriel dichiarò tra il serio e il faceto che gli sarebbe piaciuto ripetere l'esperimento della sua faccia in copertina anche per i lavori futuri. "Per i fans sarà come andare a comprare l'ultimo numero della loro rivista preferita. Solo che in copertina ci sarò sempre io". Naturalmente nessuno gli diede retta. Chi conosce la carriera di Gabriel sa infatti benissimo che il suo coefficiente di realizzazione dei progetti non va oltre lo 0,01: di cento idee ne realizza infatti una al massimo. Quando lasciò i Genesis - ad esempio - dichiarò che da lì a qualche giorno si sarebbe dato al cinema. Jodorowsky è ancora lì che lo aspetta per il film su Rael. Nel '78 assicurò che era ormai pronta la sceneggiatura di Mozo, un alieno che aveva fatto timidamente capolino dal suo secondo album. Da allora nessuno ne ha mai più sentito parlare.

Invece, contro ogni previsione, tra il 1977 e il 1982 uscirono effettivamente quattro album con la faccia del Nostro puntualmente in copertina. E perfino senza titolo, a rafforzare l'idea di base del magazine. Il Grande Pigro, il Plantigrado del rock aveva incredibilmete mantenuto la sua promessa. "Peter Gabriel 1" è un disco pieno di contraddizioni. Si percepisce sì l'intento di tagliare il cordone ombelicale che lo lega al gruppo ma anche l'enorme difficoltà del distacco. Tutti i brani escono dalla forma suite e tornano alla durata classica della canzone ante-progressive. La più lunga - Waiting for the Big One, un blues cantato con una voce da marinaio ubriaco - dura sette minuti e quindici. La più breve - Excuse me - , si ferma a tre minuti e venti. Il legame ancora presente con i vecchi Genesis è però evidente nel brano d'apertura Moribund The Burgermeister, sia per la raffinatezza dell'ambientazione letteraria (in un'era imprecisata un borgomastro cerca l'aiuto dei musicisti per sedare il ballo di San Vito che sta affliggendo la popolazione) sia per la varietà dei registri della voce di Gabriel: un saliscendi continuo dagli acuti puri fino alle tonalità più cavernose che per certi versi riporta a Get'em out by Friday di "Foxtrot".

Gabriel sciorina una serie di generi musicali tutti diversi tra loro. C'è il folk-rock in 7/4 di Solsbury Hill in cui l'autore spiega i motivi dell'abbandono dei Genesis, il barbershop quartet di Excuse me, il rock "a la Bowie" di Modern Love, perfino la deriva dance di Down the Dolce Vita. Anche la scelta dei musicisti sembra rispettare il diktat del taglio netto col passato: Tony Levin al basso, Larry Fast ai synth, Robert Fripp alla chitarra contribuiscono alla confezione di un prodotto sufficientemente nuovo rispetto ai vecchi standard genesiani. Tutto qua? Affatto. Humdrum è un piccolo capolavoro di musica e testo: nasce da poche note di piano a supporto dei tre versi iniziali sull'amore finito scritti da Gabriel con la solita intelligente ironia, sfocia in un mare musicale aperto e sinfonico in cui il significato delle parole si fa oscuro ed astratto, si ferma bruscamente senza rispettare lo stereotipo del ritorno alla strofa musicale iniziale. Ci lascia lì, insomma - stupiti ed istintivamente delusi - a fare i conti con quelle ultime due parole in tedesco (liebe schön) dopo un intero testo scritto in inglese.

C'è poi un brano che da solo riscatta le evidenti contraddizioni artistiche che fanno di "PG1" non il capolavoro assoluto di Peter Gabriel: si chiama Here comes the Flood e merita una considerazione a parte. Era già capitato con Last trip to Tulsa di Neil Young che un'opera prima si chiudesse con un brano leggendario al termine di una sequenza di tracce affatto memorabili. Intendiamoci, la qualità complessiva di "PG1" è superiore all'album di esordio di Young. Non ha però l'omogeneità né la maturità che troveremo più avanti in "PG3" e "PG4". Quando nel già citato Waiting for the the Big One il canto del marinaio ubriaco svanisce e si respira l'ineluttabilità dell'arrivo del grande terremoto, ecco che invece arriva il diluvio - Here comes the flood - per l'appunto. Intelligenza, ironia e sarcasmo gabrielliani sono in questo caso visibili perfino nello spazio vuoto che separa i due brani. Nonostante la pesantezza dell'arrangiamento (si fa preferire di gran lunga la versione più essenziale presente nell'album di Robert Fripp) i crismi del capolavoro sono presenti sin dal primo verso "When the night shows, the signals grow, on radios All the strange things, they come and go, as early warnings".

L'abilità compositiva di Gabriel sta nel raccontare una sensazione ultra-soggettiva con un livello di efficacia tale da farcela vivere come un "universale": nei due versi appena citati l'arrivo della sera si percepisce non dal progressivo accendersi delle luci artificiali nelle case e nelle strade (come a tutti noi verrebbe da pensare) ma dall'aumento del numero dei segnali e delle frequenze radio occupate. Dal punto di vista musicale il brano è una ballata lenta ed intimista e la voce di Gabriel di un'intensità drammatica davvero notevole. Per un paio di decenni l'artista ha chiuso i suoi concerti da solo al piano con questa canzone, cogliendo spesso in contropiede gli spettatori che avevano già cominciato a sfollare. In uno dei suoi ultimi tour è stato invece il brano d'apertura, un modo tutto gabrielliano di dire al suo pubblico: ricominciamo da dov'eravamo rimasti.

V Voti

Voto degli utenti: 7,9/10 in media su 17 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
lev 7,5/10
REBBY 7,5/10
BC_U11 9/10
loson 6,5/10
datrani 9,5/10
B-B-B 8,5/10
Robio 7/10
Lelling 8,5/10

C Commenti

Ci sono 24 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 17:31 del 10 settembre 2012 ha scritto:

Album molto bello - il primo di una serie incantevole - ed esordio coi fiocchi. Benvenuto Massimo, ottimo scritto, molto curato.

Dr.Paul alle 18:51 del 10 settembre 2012 ha scritto:

d'accordo con la linea del recensore (bravo Bianchi). disco ben fatto (il meglio verrà dopo) per un artista di categoria superiore!

certo....la mano di Ezrin in produzione si sente tanto ed è determinate, io l'ho sempre mal digerito. immagino the wall senza Ezrin e...quanti rimpianti....

Stanza 51, autore, alle 20:04 del 10 settembre 2012 ha scritto:

Grazie per i complimenti. Purtroppo quando parlo di Gabriel devo stare molto attento a non smarrire lo spirito critico. Il quarto, ad esempio, non avrei mai potuto recensirlo.

Totalblamblam (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:10 del 10 settembre 2012 ha scritto:

"la qualità complessiva di "PG1" è superiore all'album di esordio di Young": NO !

qui non si va oltre il sette ad essere generosi l'esordio di nello è da otto (minimo)

lev (ha votato 7,5 questo disco) alle 21:40 del 10 settembre 2012 ha scritto:

questo ed il secondo, gli ho amati, ma fino ad un certo punto. più che altro spinto per l'amore verso questo artista grandioso, che dal terzo ad us ha fatto cose splendide. voto alto comunque perchè solsbury hill, hundrum e here comes the flood (favolosa e struggente pure la versione sulla raccolta shaking the tree) sono dei capolavori.

Stanza 51, autore, alle 21:43 del 10 settembre 2012 ha scritto:

Juve, le valutazioni sono sempre soggettive. Io reputo Last trip to Tulsa il brano più importante di Neil Young. Il resto dell'album mi sembra che non contenga nulla di memorabile.

Totalblamblam (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:58 del 10 settembre 2012 ha scritto:

come osi contraddirmi? ahahah scherzo eh ...dunque the loner , I have been waiting for you e tutto il resto vale tre volte il primo in questione e comunque è un disco che critica e pubblico ha rivalutato tantissimo, rogan lo esalta per dire ...nei primi due di gabriel la produzione è affidata a gente che calca troppo la mano, ezrin e fripp, e infatti il risultato sono due dischi "pesanti" ...con lilly gabriel aggiusta il tiro, si libera definitivamente dei tronfi manierismi genesisiani e grazie al cielo il tutto va nel verso giusto ...il quarto resta per me il suo capolavoro

ozzy(d) alle 22:49 del 10 settembre 2012 ha scritto:

il primo di young ti piace solo perchè baui ha fatto la cover di i ve been waiting for you ghghgh: tra il primo di young e il primo di gabriel meglio il primo di ozzy ovviamente!

Totalblamblam (ha votato 6,5 questo disco) alle 23:13 del 10 settembre 2012 ha scritto:

bowie come diceva fripp ha gusti sopraffini ...come i tuoi ghhghg ...ma figurati se io pendo dalle sue labbra inoltre in quel disco ha coverizzato anche i pixies per i quali non mi strappo i capelli

ozzy(d) alle 20:51 del 11 settembre 2012 ha scritto:

"per i quali non mi strappo i capelli" anche perchè ormai ne avrai così pochi che non è il caso ghghghgh. ps. un plauso al recensore, spero che faccia la recensione di passion che è il mio disco preferito di gabriel.

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 9:21 del 12 settembre 2012 ha scritto:

... bene Juve(d)! ... non permettere che osino, nemmeno per scherzo!! ... anche io vorrei denominarmi Inter(ed), ma non oso! ... postilla per il recensore ... siglare i dischi di Peter con "pg1" ... "pg3" ... "pg4" ... è un po' fuorviante e sembra la conta dei maialini al posto delle pecorelle per tentare di prendere sonno ... però dovrebbe funzionare lo stesso (?) ...

Stanza 51, autore, alle 9:40 del 12 settembre 2012 ha scritto:

Per gullozziommiver: Innanzitutto grazie per i complimenti. Quanto a Passion, è un album davvero affascinante. Più avanti proverò a confrontarmici, sempre che nel frattempo non l'avrà già fatto qualcun altro.

Per Giuseppe: Sono sostanzialmente d'accordo con te c. Ho usato on l'abuso delle abbreviazioni. In questo caso le ho usate per ragioni di spazio ed anche perchè lo stesso Gabriel mi risulta farne uso quando parla dei suoi primi album.

Stanza 51, autore, alle 9:42 del 12 settembre 2012 ha scritto:

Mi dev'essere scappato qualche tasto di troppo. Spero che il senso si sia colto ugualmente...

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 10:16 del 12 settembre 2012 ha scritto:

... è tutto ok, Stanza 51 ... sei bravissimo e comunicativo ... mi sono iscritto pure io al Massimo Progressive Fanclub! ... chi mi conosce sa che mi piace fare le battutine "su utenti e recensori" ... sempre rispettose e a fini benefici, più che "parlare di musica (?)" ... e dire sistematicamente ... "del disco mi piace il tale pezzo ... esagerando il tale altro e il resto ... lo diamo al cane!" ... un disco non può essere sempre un greatest hits e poi i brani meno appariscenti servono anche a far brillare meglio gli altri ... quasi un gioco di incastonatura di pietre preziose di diverso colore e differente preziosità ... ma accettare questo significherebbe dover rinunciare al ruolo tanto gratificante di fare il Nerone con il pollicione verso e spernacchiare chi nonostante tutto si adopera a fare ancora musica "a recupero 0"!!

REBBY (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:34 del 12 settembre 2012 ha scritto:

Album sin troppo eterogeneo. Gabriel sembra ancora incerto sulla direzione da prendere e più teso a recidere il cordone ombelicale coi Genesis (quelli pre The lamb.... soprattutto), come giustamente evidenzia la rece. Primo tassello di una carriera solista di grande spessore.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:36 del 12 settembre 2012 ha scritto:

Mi piace questo di Gabriel. Solsbury Hill è un gioiellino di semplicità. Credo di essere fra i pochi a preferirlo da solo, che coi Genesis, o forse non siamo pochi, chissà

ROX alle 17:43 del 12 settembre 2012 ha scritto:

album molto bello che contiene delle perle... da Solsbury hill fino a Here comes the flo, passando per Humdrum e Slowburn

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 19:01 del 12 settembre 2012 ha scritto:

... Peter Gabriel Car resta il più significativo di tutta la sua produzione "da single" ... per l'emozionalità che innesca e perché opera prima del nuovo corso dopo le sbandate di Rael ... forse piace un po' a tutti proprio per il carattere genesisiano che non riesce a nascondere completamente ... un addio ai Genesis in stile Genesis (sigh e sob!) ...

Totalblamblam (ha votato 6,5 questo disco) alle 22:30 del 12 settembre 2012 ha scritto:

se fosse così come dici tu il più significativo della sua produzione da single come mai il terzo il quarto e passion godono di più considerazione? perfino us è infinitamente superiore a questo ...anche here comes the flood su exposure di fripp è superiore perché prodotta molto meglio...solsbury hill è fiacca: ho visto gabriel tre volte dal vivo e ogni volte che arriva quel pezzo la qualità e la tensione emotiva scade ...si la gente salta e applaude ma lo si nota anche nei live plays live e secret world live che il pezzo non regge la tensione emotiva dei brani precedenti...gabriel esplode proprio quando mette da parte il sound spaccamarroni dei genesis e contamina il kraut con l' africa

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 0:17 del 13 settembre 2012 ha scritto:

La mia considerazione è rivolta più all'importanza del disco nella storia personale di Gabriel ... che al suo valore musicale e artistico nella Lps parade ratificata dalla critica accreditata e postuma ... non a caso ho usato l'aggettivo "significativo" ... è stato il disco più atteso dagli estimatori della Charisma Label perché sarebbe stato il disco della verità rivelata (... from genesis to revelation ... appunto ... il cerchio si chiude!) ... i tabloid del tempo annunciavano o forse auspicavano un ripensamento/ritorno di Peter Gabriel e l'interrogativo più angosciante era se i Genesis avrebbero continuato a vivere magari con due anime ... quella evolutiva di Gabriel o quella di facciata e di necessità commerciale di Collins e Banks ... il disco in questione chiarì in maniera definitiva all'epoca quello che oggi tutti sappiamo ... in tal senso io lo considero il più significativo e profetico!!

Totalblamblam (ha votato 6,5 questo disco) alle 21:38 del 13 settembre 2012 ha scritto:

io la vedo un po' diversamente ma sia mo qui per discuterne ovvio...non ho letta nessuna biografia di Gabriel per avvalorare la tua tesi di disco “significativo e profetico” nella storia personale di Gabriel né quella dei fans della Charisma una label incapace di produrre un solo disco che suoni in modo decente, non scordiamocelo. Questo era il vero interrogativo angosciante ai tempi e bastava anche un piatto Akai per la verifica. Il cerchio per me si chiude con So dove Gabriel arriva a sviscerare il suo amore recondito per la motown e il soul non di certo con questo lavoro iniziale da solista. Certo importante come potenzialmente tutti i primi lavori solisti ma profetico sarà il terzo per gli sviluppi successivi e ripeto la vera rivelazione sarà So…

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 11:04 del 14 settembre 2012 ha scritto:

... I want to make you smile ... for selfish reasons ... vecchia signora in attacco! ... ci vorranno i tempi supplementari per motivi anagrafici, ma se l'arbitro non è una zebra eviteremo i calci ... di rigore!! ... la tua vista comunque è buona anche se focalizzi meglio i tuoi "schemi di gioco" ma le cose che dici sono sacrosante ... So ... soul ... Solsbury ... mi risultano, condivido ... oltretutto Peter integrale è una mia antica passione mai sopita ... lo sa bene il mio piatto Akai+Sansui amplifier! ... le cosucce che ho proposto probabilmente non sono riscontrabili in alcuna biografia di Gabriel ... sono piuttosto suggestioni legate alle cronache dell'epoca dei fatti ... sono magari risultanze di lunghe discussioni in presa diretta fra amici "sconcertati" dalla notizia della defezione dell'unifauno ... si aspettava l'uscita del Ciao 2001 e via con il simposio ... i Genesis fino a quel punto non avevano "spaccato i marroni" anzi li accarezzavano delicatamente come Banks i tasti del mellotron ... poi venne Collins, Juve(d) ... poi andò via Steve ... e fu veramente la fine di un sogno già finito quando vedemmo lo sguardo spento di Peter dietro i vetri bagnati di Car ... e tutti gli amici e io con loro a chiederci se erano gocce di pioggia o lacrime versate ... e se erano lacrime ... di chi?! ... e via con un altro ascolto alla ricerca di risposte e rassicurazioni ... finivano le sigarette e anche gli interrogativi ... vedi Juve(d), ci sono dischi che suonano bene e li ami anche se restano custoditi nella confezione e non vengono più zappati dalla Shure N90 dell'Akai ...

The musical box alle 13:47 del 8 luglio 2014 ha scritto:

Peccato per la versione di here come the flood che qui è veramente pomposa e inopportuna..humdrum uno dei tre capolavori dell album che risulta ancora poco coeso nel complesso

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8,5 questo disco) alle 18:27 del 22 dicembre 2018 ha scritto:

... continua l'operazione "ritorno al passato" ... un Solsbury Hill saltellando nel tempo è una strenna con veste editoriale elegante ... da riporre sotto l'albero!

God Save the Gabriel ...