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R Recensione

8/10

Genesis

A Trick Of The Tail

Il “Trucco della coda” è uno dei album più riusciti dei Genesis. Ve ne erano d’altronde tutte le premesse, stante l’enorme voglia di riscatto originatasi dalle vicissitudini del precedente e controverso “The Lamb Lies Down On Broadway”, la lavorazione del quale aveva progressivamente diviso in due tronconi il gruppo: da una parte il vocalist Peter Gabriel e le sue voglie concettuali, teatrali, spettacolari, dall’altra i quattro strumentisti suoi compagni, restii a mettere in secondo piano l’aspetto strumentale ed esecutivo rispetto a tutto il resto.

L’equivoco fra le sempre più pressanti vocazioni del cantante ed il frustrato e svogliato assecondamento di esse da parte di tutti gli altri dura lo spazio di quell’album, poi Peter correttamente toglie il disturbo, creando sì un buco tremendo nella formazione, ma anche tanta adrenalina e amor proprio in chi resta, ben deciso a continuare.

La ventura di ridursi da quintetto a quartetto fa perdere inevitabilmente tutto il carisma vocale e scenico alla proposta Genesis, ma ne rinserra (per ora…) le file strumentali e compositive, per la gioia di chi dal rock cerca primariamente buon songwriting e buone esecuzioni. A mio gusto, questo album piace assai di più del predecessore, il quale non riesce a mantenere tutte le sue ambizioni e soffre del problema sopra descritto.

Nulla faceva poi presagire, ai tempi, che questo battesimo da frontman del batterista Phil Collins (qui ancora a volare assai basso, teso più che altro ad emulare il buon Peter, cercando di ricrearne per quanto possibile lo stile intenso e un poco rauco) preludesse ad una successiva, folgorante ed antipatica carriera da vero prezzemolo del pop rock, ovunque e comunque impegnato a cantare, suonare, produrre, jammare, musicare film e persino recitare.

Dance On A Volcano” apre le ostilità ed è una composizione corale, originatasi da un arpeggio alla 12 corde di Mike Rutheford poi degenerante in jam session progressive, con tanto di stacchi furibondi, ritmica dispari, strumenti ora in contrappunto ora in unisono, un poco alla Gentle Giant. Verso la fine scoppia un inseguimento furioso e brillante fra chitarra solista e synth, con Collins che si diverte a riempire e lasciar vuoti gli spazi ritmici creati dall’inusuale divisione in 7/4: una di quelle pagine strumental/virtuosistiche che servirà di spunto a legioni di discepoli (Dream Theater su tutti).

La successiva “Entangled” ci riporta ai Genesis di qualche anno prima, in forza delle sue parti corali e del grande dispiego di chitarre acustiche. La composizione sarebbe tutta appannaggio del chitarrista Steve Hackett, ma il suo socio Tony Banks si inventa poi una corposa ed iper romantica coda di sintetizzatore + mellotron a manetta, spostando l’atmosfera madrigalesca concepita da Hackett verso nuovi lidi di epicità e drammaticità.

Squonk” è un tentativo di irrigidire e sagomare, attorno ad un buon riff della 12 corde elettrica di Rutheford, il suono abitualmente più dinamico ed impressionista del gruppo. Collins è sempre andato fiero della sua prestazione quadrata e risoluta alla batteria per l’occasione (“à la John Bonham” lui esagera, ma non c’è da credergli proprio, Bonzo era ben altra cosa). In definitiva, un episodio di media caratura nella scaletta del disco.

Molto meglio la successiva “Mad Man Moon”, a mio giudizio uno dei capolavori dei Genesis. Vi spopola l’incredibile talento di Tony Banks nel guidare le sue dita sui tasti d’avorio verso sontuose successioni di accordi, dall’inestimabile carica romantica ed evocativa. Singolare che tali virtù ed inclinazioni compositive provengano da un signore dal carattere abbastanza scorbutico, ombroso ed introverso, molto meno simpatico e comunicativo della musica di cui è capace. La fuga di pianoforte a braccia che si incrociano, al centro del brano, è un gioiello.

Robbery, Assault And Battery” vuole essere qualcosa di più scanzonato, con un testo buffo e la sezione ritmica che si diverte con continui cambi di tempo. Vi spicca un creativo assolo di Banks al sintetizzatore, sul solito break strumentale in sette quarti, decisamente la divisione ritmica preferita dal gruppo quando si tratta di andare in jam session, dopo la gloria acquisita dal primo esperimento simile, ovvero la sensazionale fuga in coda a “The Cinema Show”, un paio d’album e di anni prima.

La seguente “Ripples” vede i due chitarristi del gruppo tornare al centro dell’attenzione, per una ballatona preminentemente acustica, molto lineare e alquanto gigioneggiante nel suo ritornello a vele spiegate, alla lunga stucchevole. Hackett si concede qui uno sviolinante assolo, destreggiandosi col pedale del volume per creare continue assolvenze al suono di chitarra elettrica iperdistorto ed allungato dalla distorsione “dolce”, suo marchio di fabbrica.

Il brano che intitola l’album è una marcetta pianistica di Banks, vagamente beatlesiana (lato McCartney) nella sua leggerezza e nella sua aria da esercizio stilistico. Niente di epocale ma assai indovinato come stacco ritmico, breve e di passaggio fra le composizioni più ambiziose.

Gran finale con la chiusura di “Los Endos”: La prima stesura di questa canzone si intitolava “It’s Yourself” ed era un normale brano cantato, con una porzione finale strumentale rarefatta e mistica. Successe a un certo punto che questa coda strumentale venisse ulteriormente sviluppata in jam session, attraverso un massiccio uso delle percussioni, in maniera così convincente che i Genesis optarono per mozzare la prima parte cantata e far diventare il brano solo strumentale.

Nella mia personale classifica della discografia del gruppo, qui siamo al quarto posto. Dopo “Selling England…”, “Foxtrot” e “Nursery Cryme”. L’ultimo grandissimo album in studio dei Genesis.   

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 32 voti.
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4AS 9/10
lev 8/10
Moon 8/10
REBBY 6/10
CIMI 8,5/10
alekk 8/10
Fuuton 7,5/10
loson 7,5/10
Andy60 8/10
Rick TWD 7,5/10

C Commenti

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4AS (ha votato 9 questo disco) alle 16:22 del 10 aprile 2009 ha scritto:

Quà e là già affiora qualche tentazione pop, come in "Ripples", "A trick of the tail" (che non è da considerarsi per forza un male, ci mancherebbe...il peggio verrà dopo) ma ancora c'è grande classe qui dentro. La chiusura strumentale di "Los endos" è da applausi.

lev (ha votato 8 questo disco) alle 21:39 del 13 aprile 2009 ha scritto:

adoro gabriel ed i suoi genesis, ma devo ammettere che questo disco è proprio un gioiellino.

Moon (ha votato 8 questo disco) alle 13:56 del 4 maggio 2009 ha scritto:

gli ultimi respiri del progressive made in genesis...qualcosina poi in wind and wuthering...poi l'oblio

unknown (ha votato 9 questo disco) alle 11:49 del 25 aprile 2010 ha scritto:

questo disco per me e' grandissimo mi e' sempre piaciuto piu' di the lamb

per piacere della produzione del dopo gabriel oltre a "wind ad wuthering" salvatemi anche "and then there were three" per carita quest'ultimo non e' un capolavoro e' un discreto disco ma erano ancora un gruppo!!!

dopo prese in mano tutto phil collins

galassiagon (ha votato 7,5 questo disco) alle 14:53 del 19 settembre 2012 ha scritto:

concordo! fino a "And Then..." bellissima musica. Musicalmente i Genesis in "Wind.." e in "And Then.." sono quasi i miei preferiti:

il sound pulito e cristallino, l'estremo dinamismo e una forte caratterizzazione per tutta la durata dei dischi.

Negli altri album con Gabriel ci sono momenti più alti, ma in fondo sono dischi con alti e bassi e con parecchie ingenuità.

Insomma senza Gabriel per tre dischi io sento i Genesis più maturi e convincenti.

dalvans (ha votato 8 questo disco) alle 15:00 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Buono

Buon disco

skyreader (ha votato 8 questo disco) alle 15:10 del 19 settembre 2012 ha scritto:

Il grosso pregio di questo disco e di "Wind & Wuthering" poi sta nella "fase tour". I due album hanno avuto delle tournée che hanno mostrato i Genesis ad un altissimo livello di maturità (nel 76 Collins aveva 24 anni e gli altri 26, dunque dei ragazzini...). Rompendo lo schema "teatrale" e "inquadrato" del tour di "The Lamb", i Genesis portano in scena, con dei light-show memorabili, dei concerti nei quali la musica, la professionalità e l'emozione vanno di pari passo. I documenti sonori emersi lo dimostrano ampiamente. Personalmente amo questi due dischi non meno di "The Lamb": in più hanno il grosso pregio di allontanarsi da certi barocchismi per accostarsi a forme musicali per loro differenti. "Dance On A Volcano", col suo turbinio finale in costante accelerazione, non assomiglia a nulla di quanto preceduto. Per non parlare di "Entangled" (la cui danza in crescendo di mellotron continua a scavare nel cuore) e di "Mad Man Moon" (con le sue spiraleggianti trascendenze pianistiche). Ravvedere in esse uno standard "prog" è veramente riduttivo. Ad "A Trick Of The Tail" fa eco "Wind & Wuthering" con altre gemme, fra le più splendenti della discografia della band inglese. Con l'abbandono di Hackett sarà tutta un'altra storia... dalle quale però non posso prescindere da quelle "Duke's Travels / Duke's End" che popolano appunto il finale di "Duke". Ottimo Pier Paolo.

Totalblamblam (ha votato 4 questo disco) alle 16:43 del 19 settembre 2012 ha scritto:

it sucks ! è come ascoltare un lagna infinita nun se regge sto disco e poi nel 76 era un anacronismo presentarsi ancora con brani progressive lunghi in media 6 min, il rock era già su altri lidi per fortuna

alekk (ha votato 8 questo disco) alle 19:49 del 16 novembre 2012 ha scritto:

lagna?davvero per te entangled è una lagna?e mad man moon pure?bAH. anacronistico presentarsi con brani lunghi in media 6 minuti? solo pochi mesi prima un piccolo gruppo di nome Pink Floyd fece uscire un discuccio mediocre come Wish you Were...la cui media è pressochè identica,con una suite di 20 minuti e passa decisamente fuori moda..non ne convieni?

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:49 del 19 settembre 2012 ha scritto:

Ascoltato (ciao Sandro) nei giorni della sua uscita fu una delusione cocente. In ogni caso sicuro che i loro album migliori siano quelli precedenti.

Giuseppe Ienopoli alle 16:44 del 22 settembre 2012 ha scritto:

Come la Storia dell'umanità, anche la storia dei Genesis si divide in a.C. (avanti Collins) e d.C. (dopo Collins) o più chiaramente c.G. e s.G. (con Gabriel e senza) ... sistemata la cronologia senza blasfemia, va sottolineato che stiamo parlando sempre dei Genesis, una band rivoluzionaria di eccelsi musicisti che ha monopolizzato per decenni il panorama musicale mondiale ... Gabriel, con la sua forza interpretativa e con la sua unicità di utilizzare lo strumento vocale, ha saputo esaltare la grande capacità dei Genesis di creare ed eseguire musica ai più alti livelli ... la sua uscita ha stravolto l'alchimia del gruppo ma non ne ha annullato la valenza ... vero è che i Genesis sono riusciti finanche a "consacrare" il canto del buon Phil ... e il grande Peter non è più riuscito a trovare chi potesse vestire di "panni regali" le sue sempre pregevolissime composizioni ... si diceva altrove di frippate e di musicisti incoronati che più che nobilitare il lavoro di Gabriel finivano in molti casi quasi per affossarlo ... A Trick Of The Tail nasce anche con un senso di sfida e di rivalsa nei confronti di Peter ... Banks e Hackett si superarono ... il risultato fu un grande album con un successo di pubblico e di critica incredibile quanto inaspettato , le vendite furono superiori a tutti i dischi precedenti dell'era Gabriel (... purtroppo è così rebby ... io chiaramente ho contribuito ...) e permisero al disco di entrare nella Top 40 delle classifiche americane ... lo stesso Peter Gabriel commentò: " ... penso che la mia partenza abbia fatto loro molto bene ... sono stati capaci di ottenere dei suoni migliori, in A Trick Of The Tail hanno provato a ritrovare ciò che la gente amava nei vecchi Genesis ... " ... come tantissimi altri resto forever legato ai Genesis a.C. e c.G. ma per amor di cronaca vera ho dovuto per l'ennesima volta importunare il mio caro amico REBBY ... o no?

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 17:48 del 22 settembre 2012 ha scritto:

Nono, sto giro no, strano eh eheh

Anche il mio amico Sandro contribuì, a me invece costo solo una C45. A me piacciono solo i Genesis con Gabriel, dopo Gabriel amen.

Giuseppe Ienopoli alle 18:49 del 22 settembre 2012 ha scritto:

... solito "copione"! ... rivaluto Sandro! ... era almeno una TDK?

Utente non più registrato alle 14:12 del 24 settembre 2012 ha scritto:

A Trick Of The Tail, Wind & Wuthering e Seconds Out reggono molto bene la dipartita del grande Peter Gabriel, non fosse altro perchè buona parte delle musiche composte fino ad allora erano comunque appannaggio degli altri componenti di questo indimenticabile gruppo.

P.S. Spero non ci siano problemi se approfitto per segnalare il mio blog su cui ho iniziato a postare ieri:

brogpsycrog.blogspot.it

swansong alle 14:25 del 24 settembre 2012 ha scritto:

Caro VDGG...dovevo assolutamente assere il primo a loggarmi! Eccheccazzz! Complimenti per il progblog...

Truffautwins (ha votato 9,5 questo disco) alle 2:14 del 5 novembre 2012 ha scritto:

Di sicuro è superiore a A Trick of the tail che lo stesso recensore ha valutato con un 8. Essendo un concept è ovvio che alcune traccie non sono vere e proprie canzoni ma funzionano come raccordo e sono un vero e proprio escamotage narrativo. Contiene almeno otto capolavori (Cuckoo cocoon, In the cage, Back in N.Y.C., Counting out time, The carpet crawlers, Lilywhite Lilith, Anyway, The Lamia). Mezzo voto in meno perchè indubbiamente è un disco di difficile ascolto e che arriva solo dopo ripetuti ascolti, un po' come per tutti i dischi dei Genesis, almeno per quelli fino al'75.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 18:01 del 6 novembre 2012 ha scritto:

Mi sa che volevi postarlo sotto a the Lamb lies down on Broadway sto commento eheh

Intanto hai rifilato un bel 9,5 a questo album ghghg

alekk (ha votato 8 questo disco) alle 15:39 del 6 novembre 2012 ha scritto:

questi sono ancora i genesis. gran album,con perle degne dei loro capolavori. Dance on a volcano, entangled,mad man moon e los endos sono grandissime. qualche pezzo pop anche ma bene o male c'erano anche nei lavori precedenti(basta ricordare i know what i like e more fool me in selling). in generale davvero eccellente. solo un gabrielliano può valutare male questo disco,che fu un successo sia di pubblico che di critica(cosa avvenuta raramente nella storia genesis,dato che in uk prima di essere notati dovettero aspettare il quinto album...)

datrani (ha votato 8 questo disco) alle 15:35 del 16 maggio 2014 ha scritto:

D'accordissimo con la recensione, a parte con quel "Bonzo era un'altra cosa". In che senso?!?!?

PierPaolo, autore, alle 19:22 del 20 maggio 2014 ha scritto:

Nel senso che Collins aveva l'eclettismo necessario per avvicinarsi allo stile batteristico di Bonham (o Bonzo che dir si voglia) ma certo non riusciva neppure a sfiorare la sua smisurata potenza, nonchè incisività e groove.

Utente non più registrato alle 19:31 del 20 maggio 2014 ha scritto:

Stili completamente diversi, al buon Bonham mancava una buona dose di raffinatezza

datrani (ha votato 8 questo disco) alle 21:40 del 20 maggio 2014 ha scritto:

Per la potenza ok, ma in quanto a groove Collins era ed è seconso a pochi...

PierPaolo, autore, alle 21:46 del 22 maggio 2014 ha scritto:

Per carità, viva Collins (batterista)... ma avete perso il senso del discorso: la frase "Bonzo era un'altra cosa" è riferita all'esito del tentativo, episodico e fra l'altro dichiarato nelle biografie, da parte del batterista dei Genesis di introdurre uno stile "alla Bonham" per accompagnare "Squonk". Bonham non era raffinato certo, ma la sua eventuale raffinatezza sarebbe stata fuori luogo. I raffinati nel gruppo erano Page e Jones, i due amiconi di provincia Plant e Bonzo invece erano amabilmente grezzi e selvatici. Il bello degli Zeppelin, subito dopo l'arte sublime di Jimmy ad orchestrare, produrre, suonare eccetera, era proprio la devastante possanza ritmica del suo baffuto batterista, unita ad una creatività impareggiabile. Qualunque batterista al mondo, o quasi, se ne rende conto, compresi i tantissimi a cui piace molto Collins.

Utente non più registrato alle 14:34 del 23 maggio 2014 ha scritto:

Ovviamente stili completamente diversi non solo per quanto riguarda il batterista; così com'è ovvio che certe raffinatezze nella musica dei LZ sarebbero state fuori luogo e, naturalmente, visti gli esiti, va benissimo anche così.

Volendo fornire un accompagnameno più "quadrato" a Squonk, Collins ha pensato bene d'ispirarsi allo stile di Bonham, ma, è altrettanto vero che, nella musica dei Genesis, sarebbe stato fuori luogo utilizzare pienamente quel tipo di approccio.

Per quanto riguarda le capacità di Collins, si (ri)ascoltino anche i Brand X.

Mushu289 (ha votato 7 questo disco) alle 14:36 del 6 settembre 2015 ha scritto:

mi pento di aver dato 7 a questa lagna di album, mi spiace ma è un dischetto mediocre che stanca facilmente detti 7 tempo fa perchè mi piaciucchiava qualcosa, ma apparte l'opening il resto è noia, voto 5

brogior (ha votato 6 questo disco) alle 18:03 del 5 ottobre 2018 ha scritto:

la stessa mia impressione, sono pentito del 6 dato a caldo riascoltandolo dopo tanto tempo, adesso non arriverei neppure a 4, davvero con pochissime idee e tanto fumo, per me fu soltanto un grimaldello per le classifiche di vendita e una prova generale di quello che a breve sarebbero diventati

Giuseppe Ienopoli alle 8:24 del 7 settembre 2015 ha scritto:

... per due punti Martin non perse la cappa!

cthulhu (ha votato 8 questo disco) alle 8:44 del 30 settembre 2015 ha scritto:

Disco ricco di atmosfere autunnali e malinconiche. Uno dei miei Genesis preferiti

Andy60 (ha votato 8 questo disco) alle 0:36 del 9 novembre 2016 ha scritto:

Album di livello assoluto,Mushu289 i gusti sono gusti ma definire una lagna un disco del genere mi sembra eccessivo.Ricordo i primi ascolti,avevo 15 anni,all'inizio provai quasi un senso di delusione,forse sentivo la mancanza della voce calda e avvolgente di Peter,ma poi con il tempo e con il susseguirsi degli ascolti ne ho sempre più apprezzato le atmosfere ora malinconiche ora esaltanti e a tratti anche piacevolmente "leggere" un disco che ancora adesso,e sono passati ormai 40 anni,ascolto con immenso piacere.

brogior (ha votato 6 questo disco) alle 16:27 del 10 gennaio 2018 ha scritto:

Non mi ha convinto alla sua uscita e neppure dopo oltre 40 anni, buonissima la registrazione, tutti gli strumenti risultano percepibili con nitidezza, anni luce dai dischi precedenti, le tentazioni commerciali (pop), soprattutto nei pezzi più rilassati, cominciano a far capolino ma non come il polpettone precedente dove canzonette come counting out time o pezzi pop rock di atmosfera come carpet crawlers facevano bella mostra in mezzo ad altri pezzi similari. Per il mio modo di vedere il disco successivo aveva più idee ma la sterzata verso atmosfere ancora più "rassicuranti" lasciava facilmente presagire la strada futura, purtroppo

brogior (ha votato 6 questo disco) alle 18:05 del 5 ottobre 2018 ha scritto:

non sono d'accordo col voto, per me non arriva a 4, dischi buoni nel 75 erano altri, Free hand e Godbluff ad esempio

Utente non più registrat alle 19:37 del 6 ottobre 2018 ha scritto:

Già, nel 76 usciva 2112, l'anno prima erano usciti In Praise Of Learning, Wish You Were Here, Nadir's Big Change, insomma in ambito prog c'era di meglio in quel periodo. Non capisco perché fans dei Genesis (alcuni, pochi, in realtà) lo considerino un capolavoro mancato, aggrappandosi più che altro a Los Endos. AToTT è un disco mediocre, e se l'avesse fatto qualcun altro sarebbe ugualmente mediocre. Ricordate che qualche anno prima loro incidevano The Musical Box, poi sono arrivati a.. questo

brogior (ha votato 6 questo disco) alle 14:13 del 16 ottobre 2018 ha scritto:

concordo

Giuseppe Ienopoli alle 18:55 del 16 ottobre 2018 ha scritto:

... alla fine è stato raggiunto un insperato accordo concordato ... adesso dobbiamo solo attendere la reazione dei mercati e sperare che lo spread resti stazionario ... in ogni caso l'importante è tirare dritto verso il cambiamento e la ripresa!

gateaway alle 22:24 del 7 maggio 2019 ha scritto:

ragazzi non è una questione di preferire gabriel a collins ma si nota durante l'ascolto la volontà del gruppo di approcciare verso uno stile più melodico. Il gruppo tenta di riprendere le sonorità e la magia di nursery cryme e selling england by the pound ma ci riesce solamente a tratti. Io penso che tolti dance on a volcano, robbery assault and battery e los endos non c'è granchè si salva mad mad moon perchè c'è un lavoro notevole di banks alle tastiere ma il brano è di una lagna mortale. Nell'era Gabriel da trespass a the lamb si nota la volontà del gruppo di articolare le composizioni infatti ogni disco rappresenta un'evoluzione rispetto al precedente lo stesso the lamb seppur controverso rappresenta una novità nello sviluppo musicale dei genesis . In questo lavoro invece il gruppo si fossilizza su formule musicali trite e ritrite sperimente nei dischi precedenti la durata media dei brani è più corta i ritmi sono più serrati. Il disco per me raggiunge la sufficienza ma è lontano dall'essere considerato un capolavoro

Giuseppe Ienopoli alle 23:06 del 16 marzo 2022 ha scritto:

... solo per proporre questo prezioso video_documentario che fornisce tanti elementi di riflessione per una più completa comprensione di A Trick of the Tail, che per me rimane il disco più gabrielliano senza Gabriel dei Genesis "decapitati" ...

N.B. Sono disponibili i sottotitoli in italiano, seppure in traduzione automatica e non sempre aderente alle intenzioni del commento audio.