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R Recensione

8/10

C'mon Tigre

C'mon Tigre

una bella storia, triste

Un barcone d’immigrati, partito clandestinamente dall’Italia, è sbarcato nell’Africa settentrionale. Sono impauriti ma decisi, sono alla ricerca di fortuna, di un mondo migliore. Scappano dalle ingiustizie, dai soprusi, da politici corrotti e affaristi, da mafie, alluvioni di lacrime, carestie, dal rassegnato malessere dell’abbastanza-benessere. Sono tristi, ma motivati dalla ricerca della ricchezza spirituale e culturale.

Sono in tanti, i due scafisti sono ignoti ma i passeggeri sono tutti conosciuti, già schedati, già visti e sentiti in giro. Simone Sabini, Rocco Favi, Jessica Lurie, HenkjaapBeeuwkes, Eusebio Martinelli, DipakRaji, Malik Ousmane, AhmadOumar, Danny RayBarragan. Uno solo purtroppo non ce l’ha fatta, pur avendo preso parte in modo attivo al viaggio, come noto non troppo lungo se si parte dalle coste italiche. Enrico Fontanelli, tastierista e bassista degli Offlaga Disco Pax, venuto a mancare quando il sogno doveva ancora realizzarsi, prima che le porte si spalancassero alla gloria. La sua impronta però c’è ed è riconoscibile, impossibile non dedicare tutto a lui. Ed evitiamo la solita litania del “sono sempre i migliori quelli che se ne vanno”. Ce ne andremo tutti, solo che alcuni meriterebbero di restare per sempre.

La traversata è più complicata del previsto e lo sbarco avviene, crediamo per evitare il traffico schizofrenico proveniente in direzione opposta, a Rabat, in Marocco. Fa caldo e sono tutti stanchi, spaesati. Credo siano le prime ore del pomeriggio, le più calde. In giro non c’è nessuno, bisogna fare silenzio e camminare dove c’è l’ombra. In giro odore di spezie e terra calda, terra rossa. Il deserto nella città. Il deserto della città. Un posto che racconta di un glorioso passato e di un difficile presente, condizione nota ai nostri naviganti. Ma è in Tunisia che succede qualcosa di incredibile, qualcosa di misterioso e terribile. Tutti corrono verso uno stadio di calcio fatto di sabbia, alberi e pietre, dove non servono scarpe per giocare, ma piedi nudi e tanto fiato. C’è una massa coloratissima di uomini, donne e bambini che prendono posto per assistere all’incontro della squadra di casa contro una fortissima formazione avversaria. Ma non è il risultato che conta. Corre voce che accadrà qualcosa di clamoroso, tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo. Ecco allora che la musica, fino a quel momento graffiante e maliziosa, s’incupisce con fiati di trombe rosso pastello a introdurre l’ingresso di animali feroci che irrompono sulla scena e la fanno propria. Come una tigre che graffia a morte la sua preda così la squadra ospite stende letteralmente i poveri malcapitati, tra gli occhi sgranati e gli sguardi attoniti della popolazione locale, mai troppo abituata ai misteri del calcio del deserto di questa “Federation Tunisienne De Football”. Che è un brano straordinario, che parte dal nord Europa e incontra Mulatu Astatkè sulla via del jazz, corredato da un video-capolavoro per il quale Gianluigi Toccafondo ha realizzato a mano oltre cinquemila (!) disegni. E gli stessi profumi ethio-jazz contaminano la battuta lenta di “Fan for a twenty year” e le forme libere, psichedeliche di “Commute”. Ma non basta un mastodonte come “Commute” a definire i canoni di questo disco. Che non solo rifiuta i canoni, ma non si piega ai dettami di qualsiasi regola. Il synth di Enrico Fontanelli duetta con sax, voci e percussioni in “A World of Wonder”, “December” è un gospel d’amore ubriaco di blues, e il blues torna, questa volta ubriaco di tequila e perso in qualche processione funebre (nera) del Sud America, in “Life as a preeneed TuxedoJacket"

Verso la fine del viaggio una veloce ma sentita tappa nel Niger del fratello Bombino (“Welcome back monkeys”), al volo, senza scambiare neanche una parola, appena qualche pizzicata alle corde elettrificate, come piace a lui, in segno di riconoscenza, poco prima di ripartire, risalire la Libia e la Tunisia e imbarcarsi nuovamente, questa volta assieme a tanti entusiasti disperati, alle volte del paradiso, che se è Malta potrebbe illudere, ma che importa. L’ illusione è la base della speranza, ed è la speranza che spinge i migranti ad attraversare il mare.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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gull alle 16:04 del primo dicembre 2014 ha scritto:

“Federation Tunisienne De Football” è l'unica (bellissima) traccia che proprio in questi giorni avevo scoperto su youtube. Mi stavo scervellando sulla voce, ma chi sarà mai? Poi l'illuminazione (?): è Gonjasufi, si è lui. Poi vi leggo e no, non è lui! A parte questo, non vedo l'ora di ascoltarlo tutto.

REBBY (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:28 del primo dicembre 2014 ha scritto:

Anche a me, ascoltando il brano qui proposto, è venuto in mente immediatamente A sufi and a killer!

fabfabfab, autore, alle 11:00 del 7 dicembre 2014 ha scritto:

In effetti sembra proprio lui. Non credo comunque, anche se sulla line-up dei C'mon Tigre c'è molto mistero.

bargeld alle 16:57 del 10 dicembre 2014 ha scritto:

Grazie per questa meraviglia - di recensione - di album, acquistato e consumato.

Ivor the engine driver alle 20:29 del 13 dicembre 2014 ha scritto:

Stavo parlando del disco proprio ieri con uno di loro. Ma che c'entra il mio amico Simone Sabini?

fabfabfab, autore, alle 23:21 del 13 dicembre 2014 ha scritto:

Il tuo amico Ä™ accreditato come "beat-box"....

FrancescoB alle 9:25 del primo gennaio 2015 ha scritto:

Disco eccellente: come al solito, Fabio non sbaglia un colpo! Peccato averlo scoperto in ritardo per la top ten.

AndreaKant (ha votato 8 questo disco) alle 17:09 del 7 aprile 2015 ha scritto:

Veramente un gran disco, senza mai un calo d'ispirazione: Grazie per avermelo fatto scoprire!

REBBY (ha votato 6,5 questo disco) alle 11:34 del 8 aprile 2015 ha scritto:

Africa? America? Europa? No, Mediterraneo! Bella la recensione e pure il disco. Federation tunisienne de football si eleva su tutto il resto, si, brano straordinario!

Gli scafisti, io credo siano di nazionalità italiana, minimo residenza eheh