C'mon Tigre
C'mon Tigre
una bella storia, triste
Un barcone dimmigrati, partito clandestinamente dallItalia, è sbarcato nellAfrica settentrionale. Sono impauriti ma decisi, sono alla ricerca di fortuna, di un mondo migliore. Scappano dalle ingiustizie, dai soprusi, da politici corrotti e affaristi, da mafie, alluvioni di lacrime, carestie, dal rassegnato malessere dellabbastanza-benessere. Sono tristi, ma motivati dalla ricerca della ricchezza spirituale e culturale.
Sono in tanti, i due scafisti sono ignoti ma i passeggeri sono tutti conosciuti, già schedati, già visti e sentiti in giro. Simone Sabini, Rocco Favi, Jessica Lurie, HenkjaapBeeuwkes, Eusebio Martinelli, DipakRaji, Malik Ousmane, AhmadOumar, Danny RayBarragan. Uno solo purtroppo non ce lha fatta, pur avendo preso parte in modo attivo al viaggio, come noto non troppo lungo se si parte dalle coste italiche. Enrico Fontanelli, tastierista e bassista degli Offlaga Disco Pax, venuto a mancare quando il sogno doveva ancora realizzarsi, prima che le porte si spalancassero alla gloria. La sua impronta però cè ed è riconoscibile, impossibile non dedicare tutto a lui. Ed evitiamo la solita litania del sono sempre i migliori quelli che se ne vanno. Ce ne andremo tutti, solo che alcuni meriterebbero di restare per sempre.
La traversata è più complicata del previsto e lo sbarco avviene, crediamo per evitare il traffico schizofrenico proveniente in direzione opposta, a Rabat, in Marocco. Fa caldo e sono tutti stanchi, spaesati. Credo siano le prime ore del pomeriggio, le più calde. In giro non cè nessuno, bisogna fare silenzio e camminare dove cè lombra. In giro odore di spezie e terra calda, terra rossa. Il deserto nella città. Il deserto della città. Un posto che racconta di un glorioso passato e di un difficile presente, condizione nota ai nostri naviganti. Ma è in Tunisia che succede qualcosa di incredibile, qualcosa di misterioso e terribile. Tutti corrono verso uno stadio di calcio fatto di sabbia, alberi e pietre, dove non servono scarpe per giocare, ma piedi nudi e tanto fiato. Cè una massa coloratissima di uomini, donne e bambini che prendono posto per assistere allincontro della squadra di casa contro una fortissima formazione avversaria. Ma non è il risultato che conta. Corre voce che accadrà qualcosa di clamoroso, tra la fine del primo e linizio del secondo tempo. Ecco allora che la musica, fino a quel momento graffiante e maliziosa, sincupisce con fiati di trombe rosso pastello a introdurre lingresso di animali feroci che irrompono sulla scena e la fanno propria. Come una tigre che graffia a morte la sua preda così la squadra ospite stende letteralmente i poveri malcapitati, tra gli occhi sgranati e gli sguardi attoniti della popolazione locale, mai troppo abituata ai misteri del calcio del deserto di questa Federation Tunisienne De Football. Che è un brano straordinario, che parte dal nord Europa e incontra Mulatu Astatkè sulla via del jazz, corredato da un video-capolavoro per il quale Gianluigi Toccafondo ha realizzato a mano oltre cinquemila (!) disegni. E gli stessi profumi ethio-jazz contaminano la battuta lenta di Fan for a twenty year e le forme libere, psichedeliche di Commute. Ma non basta un mastodonte come Commute a definire i canoni di questo disco. Che non solo rifiuta i canoni, ma non si piega ai dettami di qualsiasi regola. Il synth di Enrico Fontanelli duetta con sax, voci e percussioni in A World of Wonder, December è un gospel damore ubriaco di blues, e il blues torna, questa volta ubriaco di tequila e perso in qualche processione funebre (nera) del Sud America, in Life as a preeneed TuxedoJacket"
Verso la fine del viaggio una veloce ma sentita tappa nel Niger del fratello Bombino (Welcome back monkeys), al volo, senza scambiare neanche una parola, appena qualche pizzicata alle corde elettrificate, come piace a lui, in segno di riconoscenza, poco prima di ripartire, risalire la Libia e la Tunisia e imbarcarsi nuovamente, questa volta assieme a tanti entusiasti disperati, alle volte del paradiso, che se è Malta potrebbe illudere, ma che importa. L illusione è la base della speranza, ed è la speranza che spinge i migranti ad attraversare il mare.
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