V Video

A Iron Maiden

Iron Maiden

Tra il 1975 e il 1976 Steve Harris (basso) comincia ad amalgamare, in quel di Londra, gli ingredienti di quello che sarà il gruppo di NWOBHM di maggior fama e successo. La vergine di ferro deve il suo nome al film L’uomo dalla maschera di ferro, e inizierà una dura gavetta per farsi spazio in un clima musicale dominato dal punk. Grazie a una cura dell’immagine scenica (comincerà fin dall’inizio ad apparire la mascotte Edward the Head), effetti pirotecnici e una stabilizzazione della formazione riuscirono a registrare il primo EP (The Soundhouse Tapes - 1979) che và esaurito in breve tempo e entusiasma diversi tra produttori e manager. L’entusiasmo circonda il gruppo fin dagli albori e li porta ad aprire la compilation Metal for Muthas (1980), oltre a suonare nella trasmissione della BBC Top of the Pops.

L’album d’esordio, Iron Maiden (1980), arriva al quarto posto della classifica inglese e suscita scandalo per la copertina dove Eddie ha appena pugnalato l’allora primo ministro Thatcher. Come il successivo Killers (1981), che avrà maggior successo di critica e minore di pubblico, il suono è un insieme di influenze punk e hard rock. La formazione del 1980 è; Paul Di Anno (voce), Clive Burr (batteria), Tennis Stratton (chitarra, sostituito da Adrian Smith l’anno successivo), Dave Murray (chitarra) e ovviamente Steve Harris.

A causa dei problemi di alcol e droga viene allontanato Di Anno e arriva Bruce Dickinson che sposterà di molto l’attenzione sulla voce e dividerà i primi fan in fazioni agguerrite che continuano a litigare a distanza di decine di anni. The Number of the Beast (1982) è la svolta verso l’heavy metal nel senso più proprio e rimane nella storia del metal come passaggio imprescindibile.

Lo sviluppo del gruppo porta ad aprirsi a suoni più melodici, con influenze progressive e un’apertura verso i suoni sintetizzati. La struttura dei dischi successivi sarà sempre più curata e costruita, portando qualcuno a parlare di vera e propria tendenza barocca. Powerslave (1985) è l’ultimo disco per molti fan. I successivi lavoro cominceranno a subire forti critiche e aspre polemiche.

Tra i vari cambi di formazione risaltano due uscite; Adrian Smith (1989) e Bruce Dickinson (1993).

Alla voce arriverà Blaze Bayle (dalle tonalità decisamente diverse e più basse rispetto a Bruce). Il decimo disco The X Factor (1995) registra anche un palpabile cambio di suoni e clima, più introverso rispetto all’intera produzione precedente, forse anche per il cambio di produzione, non più curata da Martin Birch, sempre presente a partire da Killers. È il periodo più contestato e criticato alla band., che prosegue anche per Virtual XI (1998).

Accolto come evento mistico da numerosi fan è il rientro di Bruce e Smith (1999). Brave New World (2000) e Dance of Death (2003) sembrano timidamente riconquistare parte del malcontento seminato. Il risultato è la storica l’esibizione al Rock in Rio del 2000.

Il quattordicesimo lavoro di inediti, A Matter of Life and Death (2006) lascia il segno a livello di vendite ma spacca gran parte della critica tra una buona approvazione e una bocciatura totale.

Resta una carriera di lunga durata, dove i due punti fermi restano Eddie e il successo di pubblico, con cui si instaura un rapporto raro e di grande impatto emotivo.