R Recensione

8/10

Iron Maiden

A Matter Of Life And Death

Sarà bene chiarirlo da subito: chi critica gli Iron Maiden per essere stati gli stessi da sempre e non aver mai voluto/saputo rinnovarsi probabilmente ha la memoria corta. Già dall’entrata di Dickinson era chiaro che i nostri non avrebbero più percorso i furiosi terreni battuti con Di’Anno, qualche album dopo i cinque (ora sei) sono stati accusati di tradimento del metal per avere impiegato “massicciamente” i sintetizzatori in “Seventh Son Of A Seventh Son” e “Somewhere In Time”, poi di avere realizzato con “No Prayer For The Dying”, un album troppo “british”, senza dimenticare il non troppo felice ma necessario tentativo di rinnovamento dovuto all’entrata nel gruppo di Bailey e i nuovi Maiden del ritorno di Bruce Dickinson e Adrian Smith.

È anche vero però che una corazzata come gli Iron Maiden non ha mai potuto permettersi stravolgimenti epocali, avendo brevettato un’infinità di stilemi divenuti ben presto dogmi del genere nonché un universo di temi scopiazzatissimo negli anni.

E così, pur restando tutto uguale anche stavolta, molto è cambiato nell’ultimo album dei Maiden. Che possiamo definire il lavoro più convincente della band dai tempi del “Seventh Son” (ma niente paragoni, per carità!).

I nostri puntano su un’unica formula, già sperimentata nei due album precedenti: canzoni lunghe, con lunghe introduzioni e assoli e dei bei cambi di dinamica – teniamo presente che l’album è stato registrato in presa diretta – quasi tutto già provato nell’album precedente, soprattutto in “Paschendale”.

In più, Steve Harris e soci sembrano essersi ricordati ora più che mai che quello che rendeva grandi certe canzoni dell’ultimo periodo (fra tutte, “Ghost Of The Navigator” e “The Nomad”) erano certi riusciti cambi di passo nella struttura della canzone, dimezzamenti sul rullante, ripartenze durante gli assoli o i ritornelli: i riff si alternano in questa maniera pressoché per tutta la durata anche di questo album, e mai come ora gli Iron Maiden dimostrano di essere maestri del genere (il loro genere).

C’è da rimarcare anche l’ottimo lavoro di Dickinson, ormai voce-icona del metal, che tuttavia non smette di stupire e di album in album sembra cantare sempre meglio, in stato di grazia anche per quanto riguarda i testi - anche se la tematica religioso-salvifica che qui ritorna in alcuni episodi era già stata più volte sfruttata – e la produzione di Kevin Shirley, che si riprende dopo “Dance Of Death” e dona ai Maiden i più bei suoni di chitarra di sempre.

Ma l’aspetto che risalta di più dall’ascolto del disco e aggiunge un bellissimo e purtroppo quasi scomparso (nel genere) valore aggiunto è che questa famiglia allargata di “milionari tatuati” ormai si conosce a memoria, e si sente che i nostri si divertono davvero tanto a suonare insieme. Del resto, non è un mistero che questa band dia anima e corpo nei set dal vivo, viva di uno dei rapporti più intensi e fedeli con i milioni di fan, e che consideri i dischi in studio quasi solo come momenti di raccolta di materiale da proporre poi nei concerti. E il disco abbonda di momenti che è facile prevedere regaleranno grandi emozioni a chi avrà la fortuna di assistervi durante le esibizioni dal vivo.

Già immaginiamo la scena: sei sul palco, a divertirsi e sputare sangue per offrire l’ennesimo, grande show, e diverse decine di migliaia di fan urlanti appena lì sotto, ad adorare i propri beniamini, e pensare che, sì, gli Iron Maiden sono cambiati, ma per fortuna sono anche sempre gli stessi.

V Voti

Voto degli utenti: 4,6/10 in media su 20 voti.
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4AS 2/10
Lux 1/10
Vikk 4/10
ale32567 4,5/10
Suicida 6,5/10
B-B-B 6,5/10
Lelling 6,5/10
luca.r 3,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 1 questo disco) alle 20:39 del 8 marzo 2007 ha scritto:

Ehm...

Totalissimo disaccordo. Cd triste, sempre uguale a sè stesso, sempre con quell'arpeggio iniziale, sempre la stessa roba. Una delle delusioni del 2006, assieme agli Slayer. Non vorrei sembrare troppo acido (d'altro canto la tua recensione è scritta bene, anche se finora ne ho lette troppe ma secondo me sarebbe ora che Dickinson e soci si ritirassero per sempre. Hanno dato tantissimo, ora far uscire questi inutili lavori può essere dannoso e controproducente.

Fufi Saintz, autore, (ha votato 8 questo disco) alle 21:46 del 8 marzo 2007 ha scritto:

Meglio di no...

Che il CD sia sempre uguale può essere vero, come è altrettanto vero che può apprezzare appieno questo album solamente chi conosce bene il gruppo e quello che ha fatto negli anni (dico: canzone per canzone, non un paio di ascolti e via, parlo di chi ci è cresciuto insieme con questa musica).

Può essere un limite, certo. Per alcuni, pure una delusione.

Ma i Maiden a febbraio dell'anno scorso in tre giorni hanno fatto sold out per il concerto che avrebbero tenuto poi più di sei mesi dopo, ad inizio dicembre...

Vogliamo chiedere il pensionamento di una band che fa sold out in tutti i concerti di tutti i continenti? In nome di cosa, della formula PerEssereGrandiMusicistiBisognaReinventarsiDiAlbumInAlbum?

Meglio di no...

Mi spiace ma questo non può essere un paradigma valido per tutti i gruppi.

E certamente siamo tutti d'accordo sul fatto che i Maiden oggi possano apparire ormai come degli alieni provenienti da un'altra galassia musicale.

Ma - per me - trovare gente così affezionata alla musica e ai propri fan è rarissimo (e considerata l'attività del gruppo, forse il caso è unico [o forse ho scarsa memoria io).

Dobbiamo parlare di gruppi che se ne sono fregati del rapporto coi fan e lo hanno quasi letteralmente buttato nel cesso?

A parte le novità dell'album, che per chi ha la storiografia musicale dei Maiden in testa sono comunque abbastanza evidenti, ho cercato di esprimere il senso di questa band/disco in chiusura di recensione: album fatti per il live. E, nello specifico, fatto bene.

Chi non c'è mai stato ad un loro concerto, ci vada, ci provi: gli altri possono ascoltare altro; per questi ultimi questo CD sarà minestra riscaldata, ne sono convinto (e non è una critica, è che siamo tutti diversi, e va bene così).

Far divertire, ancora una volta, milioni di persone (e senza fregarle, perchè il prodotto, nuovo o non nuovo, è comunque di qualità), non lo trovo dannoso ne' controproducente, neanche a costo di ripetersi - se è così che vogliamo impostare il discorso.

Neu! (ha votato 2 questo disco) alle 17:35 del 27 ottobre 2007 ha scritto:

che disco di merda

Vikk (ha votato 4 questo disco) alle 11:09 del 5 novembre 2007 ha scritto:

Il ritorno di Dickinson e Smith sul bel "Brave New World" aveva illuso, ora sono due dischi che la vergine di ferro produce pressoche' spazzatura, al confronto il tento contestato "The X Factor" (quello si' un coraggioso tentativo di innovazione) sembra un capolavoro!

Dal vivo sontinuano ad essere imperdibili, in studio paiono non avere piu' nulla da dire purtroppo.

Lux (ha votato 1 questo disco) alle 12:01 del 11 aprile 2008 ha scritto:

Abbiamo toccato il fondo

Questo e Systematic Chaos dei Dt rappresentano il percorso del metal tradizionale, assoggettato al grande pubblico fruitore degli stereotipi.

4AS (ha votato 2 questo disco) alle 13:08 del 22 ottobre 2008 ha scritto:

Recensione da rifare

Con tutto il rispetto per il recensore ma mi sembra veramente assurdo mettere un voto cosi alto a un disco che praticamente è la marcia funebre di una band morta.

SanteCaserio (ha votato 5 questo disco) alle 13:49 del 7 novembre 2008 ha scritto:

Non ce la faccio

a dargli di più! L'ho sentito quasi tutto live e anche in quella sede le canzoni non mi hanno convinto (nonostante sul palco siano delle macchine che continuano a divertirsi). Non pretendo novità ma mi pare che qui venga meno anche la qualità delle idee.

Echo alle 20:17 del 24 gennaio 2009 ha scritto:

si ripetono

sono un loro grande fan però.... mi dispiace ammetterlo ma ero convinto che il disco fosse migliore...

PandaCiccione (ha votato 3 questo disco) alle 12:45 del 2 settembre 2012 ha scritto:

Andare in pensione..?