Nick Cave and the Bad Seeds
From Her To Eternity
Un viso pallido con due occhi che fissano un punto nel vuoto in modo quasi inquietante, contornati da occhiaie violacee, emerge con veemenza dalla copertina di "From Her To Eternity". È il 1984 e abbiamo di fronte Nicholas Edward Cave, alle prese con la sua nuova formazione chiamata Nick Cave And The Bad Seeds; nuova perché il cantante australiano sta raccogliendo le ceneri dei Birthday Party, ormai giunti al declino. Un declino che segna un nuovo inizio: alcuni membri degli ex Birthday Party resteranno, mentre altri si dedicheranno a progetti solisti (Rowland S. Howard ad esempio). Rowland sarà sostituito da un chitarrista piuttosto conosciuto nell’ambiente della musica underground di Berlino Ovest, un certo Blixa Bargeld, leader del gruppo Einstürzende Neubauten. Una sostituzione non da poco. Oltre Blixa, accanto a Nick si muovono Barry Adamson, Mick Harvey, Hugo Race.
Con questo album Nick Cave non si distacca dai suoi vocalizzi viscerali e animaleschi, ma intraprende un nuovo percorso che lo porterà a una maggiore consapevolezza delle sue doti di cantautore. Non a caso veniamo gettati all’inizio dell’album in una vera e propria valanga, Avalanche, con musica e parole di Leonard Cohen. Lo stesso Cohen dirà in un’intervista che Nick Cave è stato capace di portare all’estremo la canzone, di renderla ancora più impetuosa e irruenta. Ma c’è un’altra figura che si aggira silenziosamente nell’album, come un fantasma: Anita Lane, compagna di Nick da più di cinque anni, che compare nelle prime righe di Cabin Fever con A-N-I-T-A che cerca di divincolarsi tra teschio e pugnale. La chitarra tagliente e il basso ossessivo accompagnano la storia del capitano Achab, che perse una gamba nel tentativo disperato di catturare una balena. Il ritmo febbrile del pezzo successivo Well of Misery, incalzante e sempre uguale, ci trascina nell’episodio di un innamorato che scava con le proprie lacrime un “pozzo di tormento”, nel quale giacciono i vestiti dell’amante ormai abbandonata da Dio. L’immagine dell’innamorato che addolcisce il terreno con le proprie lacrime mentre scava il suo pozzo ci trasmette la grande vena poetica di Nick Cave, già presente in molti testi dei Birthday Party ma che diventa un elemento sempre costante dai Bad Seeds in poi.
Con la canzone che dà il titolo all’album si raggiunge il climax. Non bastano i ritmi scanditi dai bassi roboanti, dalle chitarre graffianti, dai lamenti selvaggi e gutturali: adesso Nick Cave vuole raccontarci di una ragazza. In particolare, di quel lato quasi contraddittorio del desiderio umano che fa perdere l’entusiasmo una volta raggiunto l’oggetto d’amore tanto anelato e vagheggiato: Questo desiderio di possederla è un vero strazio/mi tormenta come una megera/ma io so bene che possederla/significa non desiderarla/il soffitto trema, i mobili diventano serpenti e vipere, tutto diventa un incubo senza una via d’uscita. Anni dopo, nel 1987, il gruppo suonerà la title – track nel film “Il Cielo sopra Berlino”di Wim Wenders, assieme alla successiva The Carny di Your Funeral My Trial. Improvvisamente piombiamo nel IX secolo, negli Stati Uniti del Sud: qui incontriamo un personaggio alquanto particolare e soprattutto ribelle. È la storia di Huckleberry Finn, figlio di un ubriacone e che passa la sua vita tra una botte di zucchero e peripezie varie. In Saint Huck Nick sembra voglia raccontarci questa storia quasi come se fosse una favola, per bambini un po’ maturi: La pelle che si contrae tutta attorno allo scheletro/non meravigliatevi che sia dimagrito/conoscendo i suoi miserevoli pasti freddi!/O ti ricordi la canzone che eri solito canticchiare/spostando le merci su quel vecchio piroscafo/la vita è solo un sogno! Nick sceglie un personaggio che si oppone giorno dopo giorno al conservatorismo, alla comunità, ed è continuamente emarginato dai benpensanti. Mark Twain, l’autore di questo romanzo, dirà in una lettera che un Huckleberry può uscire alla ribalta in qualsiasi momento, e "rimetterà di nuovo il panico nei giardini d'infanzia".
Anche Nick con questo album scuote il mondo della musica, dei critici, dei suoi fan più accaniti, seminando il panico. In Wings Off Flies non bisogna lasciarsi spaventare se le mosche sono senza ali perché un amante indeciso compie il gesto rituale “m’ama, non m’ama” con le ali stesse. E mentre gli insetti “si suicidano contro finestre”, Nick scopre la ricetta per il Paradiso: Prendi la solitudine e mischiala con rifugio e silenzio/poi cuoci tutto al forno!/Ascoltate, mi dichiaro colpevole di misantropia/allora, impiccatemi! E apprezzatelo! La prima edizione in vinile del 1984 ci offre come ultimo brano la processione funerea di A Box For Black Paul. A una lettura più superficiale, il defunto Black Paul può sembrare un uomo qualsiasi, la cui tomba non vuole essere costruita e trasportata su per la collina da anima viva. Ma la morte di Black Paul è in realtà lo scioglimento dei Birthday Party. Si capisce benissimo in particolare nei versi in cui vengono citati i critici: Chi ha scagliato la prima pietra contro Paolo il Nero?!“Non chiedetelo a noi” dicono i critici e gli scribacchini/gli spacciatori di penne ed i cialtroni “Siamo qui solo per i fatti!” Emerge l’odio per i critici musicali, che non capiranno mai le dinamiche della fine dei Birthday Party, immischiandosi in faccende personali di Nick. L’uscita dell’album nel 1984 è anticipata da un singolo (in cui compare sulla copertina, stranamente, un Nick Cave sorridente) contente la cover di Elvis Presley, In The Getto, e The Moon Is In The Gutter. Entrambe verranno poi aggiunte all’album nell’edizione su cd del 1988. Il primo è un testo socialmente impegnato: un ragazzo di colore nel ghetto di Chicago che muore rubando un’auto. La seconda è una ballata di un uomo solitario, che ricorda il pastore errante dell’Asia di Leopardi: l’immagine della luna riflessa nel rigagnolo è uno spunto di riflessione sui ricordi dell’uomo e sui suoi progetti, così come nella poesia di Leopardi la luna è personificata per un immaginario colloquio sulle ragioni dell’esistere.
Dal punto di vista musicale, Blixa ricorda in un’intervista, “di aver suonato l’assolo di chitarra con un rasoio elettrico; ho fatto una cosa del genere in diverse canzoni.. L’ unica cosa che si sente è il rasoio che passa sopra i pick-up e produce questo ronzio, in La bemolle, penso. Ritengo che si tratti di uno degli assoli di chitarra più massacranti della storia!”. From Her To Eternity ci indica la strada che il cantante australiano seguirà dopo la fine dei Birthday Party. Sono gli ultimi spasimi di un moribondo, che cercherà negli anni successivi una via di salvezza e redenzione , arrivando ad affermare “ Dio è nella casa, ogni giorno potrebbe essere quello buono perché lui arrivi” (No More Shall We Part, 2001).
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