V Video

R Recensione

7/10

Enrico Fink, Arlo Bigazzi e Cantierranti

Fuori Dal Pozzo

Due dei musicisti più eclettici ed originali del panorama italiano, Enrico Fink (musicista, attore, autore teatrale, uno dei principali interpreti della tradizione ebraica in Italia) e Arlo Bigazzi (bassista, compositore, produttore dagli anni ‘70 con l'etichetta discografica indipendente Materiali Sonori), dopo avere per anni studiato, ricercato e scavato nelle musiche tradizionali, tra world music e tradizione ebraica, hanno deciso di unire le proprie forze, e con il progetto Cantierranti ci propongono in questo lavoro sette brani autografi e un tradizionale. Brani in cui la tradizione ebraica viene rivisitata e contaminata, mischiando le radici alla musica elettronica, unendo la base klezmer alle sonorità più moderne di derivazione rock, elettronica e reggae, arrivando a toccare il rap e la world music tra Africa e mediterraneo. A questa grande varietà di suoni fa da contraltare un uso altrettanto multiculturale della lingua, passando dall’italiano all’inglese e al francese, senza dimenticare aramaico e yiddish.

Da questo insieme di lingue e linguaggi musicali nasce Fuori Dal Pozzo, un disco in cui culture, suoni e strumenti di provenienza diversa si fondono, mostrando molto spesso una radice comune, quella della nostra tanto bistrattata Europa. Questa radice la troviamo in A Tsiterdiker Thom (la versione yiddish di Decidilo Tu, il brano scritto da Alessandro Benvenuti e Arlo Bigazzi all’indomani del terremoto che colpì L’Aquila), un brano lento e ritmato, cantato dalle tre splendide voci di Moni Ovadia, Raiz e Rosa Alessandra Cimmino, dove la linea melodica dipinta dal flauto tiene le fila di questo incrocio di culture, tra il mediterraneo di Raiz e l’est Europa di  Ovadia. In Rosenfeld’s Dream lo yiddish si alterna a inglese e francese, e la musica folk centro europea assume un andamento dai colori tendenti al reggae, unendo il violino a strumenti di provenienza mediterranea e rock. Suoni mediterranei che ritroviamo in Ce n’est pas pratique, brano veloce e ritmato, cantato a due voci da Sabina Manetti ed Enrico Fink, in italiano, inglese e francese.

Dalle sonorità reggae di Vedo chiaro limpido vero, brano in italiano cantato da Fink e rappato dalla Manetti (inno ecologista premiato come miglior video all’edizione  2012 di “M'illumino di meno” di Caterpillar di Radio 2 RAI) al folk elettrico e a tratti swing de Il Pozzo, per arrivare alla slow ballad Dedicated To Decay, dove al cantato in inglese di Fink si alterna il rappato in francese di Sabina Manetti, questo lavoro si presenta davvero come una miscela ben amalgamata di musiche e culture, antiche e moderne, dalla radice comune. Un disco che ci accompagna in un viaggio attraverso i suoni le culture, e che guarda al passato per parlare del presente, quello della toccante Il mare di Valona, il racconto in prima persona del viaggio in barca di una bambina per sfuggire all'Albania in fiamme, e quello delle domande universali sull’amore di Tumbalalaika, forse il più famoso tra i brani della tradizione folk yiddish russa, unica cover dell’album. Più che un semplice disco, questo è un vero e proprio progetto musicale-culturale che ci aiuta a pensare alle differenze come una ricchezza e un valore.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.