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R Recensione

9/10

Pink Floyd

Meddle

Atom Heart Mother” aveva ottenuto un discreto successo, piazzandosi per un periodo nella vetta assoluta delle classifiche inglesi: ciò che interessava ora ai Pink Floyd era proseguire su questa strada. E così un anno dopo, nel 1971, ecco che viene partorito un nuovo lavoro intitolato “Meddle”, che pur simile nella struttura al precedente, dato che infatti entrambi hanno un intero lato del vinile occupato da una sola traccia, rispolvera ciò che resta del rock psichedelico temporaneamente abbandonato da “Atom”.

La strana copertina, che si riesce a decifrare meglio guardando anche nel retro del libretto e accorgendosi che viene raffigurato un orecchio umano su sfondo verdeggiante, è sicuramente antitetica a quella serena immagine della mucca in “Atom Heart Mother”, ed è un po’ l’emblema dei toni musicali del disco, sicuramente più cupo del precedente; storica è anche la foto presente all’interno del libretto e che ritrae i quattro componenti del gruppo. La prima traccia ci fa entrare subito in medias res: “One of These Days” è un rock psichedelico orecchiabile composto da tutti i membri del gruppo, ed è uno dei pezzi più famosi e sicuramente più belli dei Pink Floyd.

Il basso di Waters suona subito aggressivo e viene successivamente accompagnato dalla chitarra di Gilmour e dal furioso ritmo della batteria di Mason, che al centro della composizione pronuncia, con una voce resa artificialmente tetra, le uniche parole del pezzo, che resteranno nella storia del gruppo: “one of these days I’m going to cut you into little pieces” (“uno di questi giorni ti taglio in piccoli pezzi”), parole scritte da Waters e dedicate, per così dire, a un disc jockey evidentemente da lui poco amato. Il brano è diventato subito un successo, tanto che è stato incluso nella ridicola raccolta commerciale “A Collection of Great Dance Songs” (1981), e in Italia deve la sua fama anche per il fatto che è tuttora la sigla del programma sportivo della Rai “Dribbling”. A voi che leggete e che magari non possedete questo album, consiglio di non arrangiarvi con i live per ascoltare questo brano, che dal vivo non ha mai un sound soddisfacente.

Il soffio del vento che aveva introdotto “One of These Days” fa anche da raccordo tra la prima traccia e la seconda, chiamata appunto “A Pillow of Winds” (letteralmente “un cuscino di vènti”): si tratta di una dolce ballata di chitarra acustica interpretata dalla splendida voce di Gilmour, un brano che potrebbe sicuramente trovarsi nell’album precedente per via della sua dolcezza.

Il pezzo successivo, firmato Gilmour-Waters così come il precedente, è intitolato “Fearless” e si distingue per le orecchiabili melodie chitarristica e vocale, oltre che per le prime grandi liriche di Waters che darà in questo senso il meglio di sé in seguito. A conclusione del brano il famosissimo coro dei tifosi del Liverpool “You’ll never walk alone” registrato in un derby tra i Reds e l’Everton, tanto che subito dopo i tifosi della seconda squadra intonano un “Everton! Everton!” e vengono sommersi dai sonori fischi dei supporters dei loro rivali cittadini. Va detto che, a quanto so, i Pink Floyd non sono tifosi del Liverpool (Gilmour e Waters hanno infatti nel cuore l’Arsenal), ma semplicemente con questo pezzo hanno voluto manifestare il loro amore per lo sport e il calcio in particolare.

Il brano successivo, intitolato “San Tropez” e composto e cantato da Roger Waters, non è altro che una mediocre melodia ballabile riscattata però in parte da un ottimo assolo finale del piano di Wright, ma si tratta di un pezzo decisamente sottotono. Degna di nota è invece la quinta traccia: perché è un raro blues nella storia del gruppo e perché alla voce non vi è il solo Gilmour ma anche e soprattutto il cane Seamus, di proprietà di Steve Marriot, che dà il nome al brano. I suoi ululati accompagnano raffinatissime note blues che emergono dalla chitarra acustica di Gilmour e dal magistrale piano di Wright, talento sempre meno sfruttato nei lavori a venire.

Ma è girando facciata nel vinile che scopriamo il meglio: una suite di ventitré minuti, di lunghezza non differente alla precedente “Atom Heart Mother”, porta il nome di “Echoes” ed è opera di tutti i membri del gruppo così come “Seamus”.

Ora occorre fare una precisazione: si è detto più volte che questo brano e l’ultima parte di “2001: Odissea nello Spazio”, che per intenderci inizia con la scritta “Jupiter and beyond the infinite”, siano sovrapponibili, ma i Pink Floyd non hanno mai voluto confermare questa illazione. Ho recentemente acquistato il DVD del film e ho provato a eseguire la sincronizzazione, e vi dirò che non solo essa è stupefacente, ma soprattutto che le atmosfere del film, nel quale in quella parte sono presenti solo dei rumori, sono ricalcate dai temi musicali presenti nella suite tanto che potrebbero benissimo costituirne la colonna sonora. Per comprendere la realizzazione di “Echoes”, quindi, è consigliabile, se non addirittura necessario, far combaciare le sue sublimi note con le altrettanto splendide immagini del film.

La suite si può ripartire in quattro momenti ben attribuibili alle scene del film; si ha inizio con un sinistro ticchettio, al quale fa seguito l’entrata in scena di Wright con una magistrale introduzione pianistica. Lentamente compare anche Gilmour e la sua chitarra che esegue alcuni suoi tipici suoni distorti; quando poi si avvertono i primi battiti di Mason, il sound si fa più aggressivo.

Dopo la parte cantata eseguita in coro da Gilmour e Wright, ha inizio uno dei più begli assoli di chitarra mai eseguiti; parallelamente nel film il protagonista sta andando alla deriva nell’universo. La seconda parte è caratterizzata da una base di batteria e tastiera permanenti, e da una chitarra che sovrappone di tanto in tanto suoni psichedelici, ed è un momento sicuramente più tranquillo. Nella terza fase si affaccia lentamente fino ad avvolgerti completamente un cupo rumore elettronico cosparso di suoni psichedelici, che riproducono il protagonista del film ormai totalmente perso in terre ignote.

Quando alla fine l’astronauta arriva in quella strana casa dove sul finale vi è la celebre immagine del vecchio che indica con il dito il famoso e indecifrato monolite, in “Echoes” si riparte con il ticchettio iniziale al quale si accompagna sempre più aggressiva la chitarra che introduce la dolce parte cantata. La suite si conclude infine con due melodie strumentali dai simili accordi ma di tono differente, la seconda delle quali più leggera e calma. Si chiude così uno dei pezzi più belli di sempre: ascoltarlo da solo forse non basta, e con il contributo delle immagini dà delle emozioni ancora più forti che non sono descrivibili solo attraverso le parole.

Meddle” è forse l’ultimo album dei Pink Floyd che cerca con quell’estremo sforzo di psichedelia di ottenere dei risultati eccezionali a livello artistico-musicale, e in “Echoes” ci riesce in pieno. Dopo la breve parentesi dell’anno successivo con l’uscita di “Obscured by Clouds”, colonna sonora del film “La Vallée”, i Pink Floyd pubblicheranno nel 1973 “The Dark Side of the Moon”, e, raggiungendo con semplici melodie i cuori del pubblico di massa, giungeranno ad un punto di non ritorno.

C Commenti

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swansong (ha votato 9 questo disco) alle 11:11 del 25 giugno 2008 ha scritto:

Nulla da aggiungere...

...avessero chiuso qua la loro carriera artistica(e per fortuna non è successo), la sola Echoes avrebbe comunque lasciato un segno indelebile nella storia del rock!

PierPaolo (ha votato 9 questo disco) alle 12:01 del 25 giugno 2008 ha scritto:

Gran bel disco

Invecchiato benissimo, piacevolmente vario, affascinante. La copertina mi piace di più nella versione americana, virata sul viola invece che sul verde (superstizione europea? Chissà...). Recensione didascalica ma completissima, perfetta per chi non ha mai raccolto notizie sui Pink Floyd e le loro cose migliori, come questo disco. Quello che tu definisci ticchettio, all'inizio ed alla fine della suite, non è altro che una nota acuta di piano elettrico, fatta passare da Wright attraverso l'amplificatore Leslie abitualmente usato per il suo organo Hammond. Particolarmente risonante e... ok, sinistra, come tu la percepisci.

TheManMachine (ha votato 9 questo disco) alle 18:02 del 25 giugno 2008 ha scritto:

Alcune notizie...

Il nucleo originario dell'album furono 24 abbozzi di tracce di cui nessuno dei membri della band sapeva bene intuire il possibile sviluppo. A questa matassa di suoni fu dato il nome di "Nothing, Parts 1-24". Il messaggio di minaccia in "One of These Days" (la voce è quella del batterista Nick Mason) si ritiene indirizzato a Jimmy Young, dj dell'emittente "Radio 2". Dave Gilmour affermò che questo brano nacque da alcuni suoi esperimenti realizzati con un'unità di delay di fabbricazione italiana (Binson Echorec 2). La stessa origine ebbe "Echoes". Roger Waters prese alcuni degli abbozzi realizzati da Gilmour con il Binson, e li provò al basso. Da qui nacque l'intelaiatura del brano, il celebre riff di basso. La sezione centrale fu invece realizzata mediante un ampli HH dotato di vibrato. Gilmour settò il vibrato e il delay più o meno sul medesimo tempo, con un leggerissimo scarto tra i due, ma vibrato e delay finivano per ricongiungersi, poiché il battito del delay procedeva con un incremento di 3/4. Gilmour suonò il basso sulla base ritmica così ottenuta registrandolo su un nastro trattato poi con l'aggiunta dei piatti. Nella parte iniziale il basso è suonato da Gilmour e Waters. I due bassi sono incisi su due piste differenti, e questo lo si può notare ascoltando il brano con un buon impianto stereo. Il primo basso che entra è quello di Gilmour. Un intervallo dopo, si inserisce quello di Waters. Il secondo basso ha un suono sordo. Gilmour imputa la colpa di ciò al fatto che venne utilizzato un basso di riserva, una specie di "muletto", sul quale le corde andavano sostituite, ma in quel momento nello studio non c'era a disposizione un set di corde nuove. Per cui mandarono un fattorino a comprarle, ma il giovane approfittò dell'ora d'aria per andare dalla sua morosa, dimentico della mansione che gli era stata affidata... Vabbè, disco ancora capace di emozionarmi dopo tutti questi anni. Bella la recensione.

PierPaolo (ha votato 9 questo disco) alle 9:44 del 26 giugno 2008 ha scritto:

Altre cose

L'assolo indemoniato alla fine di "One Of These Days" è il primo di Gilmour con la Lap Steel Guitar, una chitarra che si tiene in grembo oppure su un piedistallo, come una tastiera, e si suona esclusivamente con una barretta metallica. Le corde sono infatti molto distanti dalla tastiera per permettere all'esecutore di non toccare in ogni caso i tasti quando appoggia la barretta sulle corde. Gilmour non si trovava a suo agio con la slide, cioè col ditale metallico infilato in uno delle dita della mano sinistra, e la Lap Steel gli risolse tutti i problemi quando aveva bisogno del tipico portamento della slide.

Lui e Steve Howe sono i due grandi esecutori di Lap Steel in ambito progressive.

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 1:36 del 8 agosto 2008 ha scritto:

L'ultimo grande album dei Floyd, a mio avviso......

lev (ha votato 9 questo disco) alle 9:11 del 26 ottobre 2008 ha scritto:

assolutamente meraviglioso! echoes è un capolavoro assoluto.

Paranoidguitar (ha votato 9 questo disco) alle 14:21 del 25 novembre 2008 ha scritto:

che disco! ma quel povero cane lo dovevano far cantare per forza?

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 17:00 del 6 agosto 2009 ha scritto:

dei post-barrett il mio preferito...le stampe americane come dice pierpalo sono effettivamente più belle ma ne sono uscite con diverse sfumature dal red tint al soft blue tint e anche come l'originale uk...di leggermente diverso i cerchi labirintici ben più visibili e grandi perché gli americani sono più orecchioni

voto 8

babaz (ha votato 9 questo disco) alle 10:39 del 23 settembre 2009 ha scritto:

Disco fantastico!! Dalla prima all'ultima traccia!!

Bellerofonte (ha votato 9 questo disco) alle 8:49 del 27 marzo 2010 ha scritto:

Superbi

Canzoni come Echoes ti fanno capire il perchè i Pink Floyd musicalmente parlando sono il più grande gruppo della storia

bart (ha votato 7 questo disco) alle 9:42 del 29 agosto 2010 ha scritto:

Complessivamente non è un grande album. Ci sono due pezzi stratosferici (Echoes e One Of These Days), ma gli altri sono molto inferiori.

lev (ha votato 9 questo disco) alle 12:12 del 29 agosto 2010 ha scritto:

io invece ci aggiungo pure la mezza stelletta che non ho messo per arrivare a 5. medaglia di bronzo dopo the wall e animals per me.

bart (ha votato 7 questo disco) alle 15:09 del 29 agosto 2010 ha scritto:

The Wall, sinceramente, non mi entusiasma. Anche se è un'opera importante, mi sembra troppo lungo per i miei gusti. Animals non l'ho ancora ascoltato.

salvatore (ha votato 8 questo disco) alle 21:09 del 29 agosto 2010 ha scritto:

RE:

Dei Pink Floyd il mio preferito insieme a More (sì lo so che può sembrare un'assurdità, ma More mi piace un sacco e poi Cymbaline è la mia canzone preferita dei PF). Confesso però di non conoscerli benissimo. Più che altro sono stato bombardato da mia madre...

lev (ha votato 9 questo disco) alle 22:54 del 29 agosto 2010 ha scritto:

RE: RE: x daniele

beh dai, ti è andata di lusso. mia mamma mi bombardava con demis roussos e julio iglesias! more comunque piace tanto anche a me.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 9 questo disco) alle 21:17 del 29 agosto 2010 ha scritto:

Gran disco, One of these Days ed Echoes fantastiche. Ottime anche nel live a pompei, forse echoes lì è anche meglio

sandra12 (ha votato 9 questo disco) alle 14:20 del 10 aprile 2011 ha scritto:

disco in cui sono contenuti 2 pezzi che rappresentano il miglior brano dei pink floyd (echoes) e il peggiore ( san tropez ). bella recensione !

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 14:53 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Grandissimo

Il terzo capolavoro dei Pink Floyd

alekk (ha votato 9 questo disco) alle 19:34 del 13 febbraio 2013 ha scritto:

echoes è un orgasmo musicale. quella e one of these days valgono il tutto,e nonostante qualche passaggio a vuoto(Vedi san tropez assolutamente non da pink floyd)il disco rimane comunque eccellente

tramblogy alle 14:50 del 9 maggio 2013 ha scritto:

Ma che bello!!!

jekspacey (ha votato 8 questo disco) alle 21:06 del 10 giugno 2013 ha scritto:

Il vero pregio di questo album è quello di contenere la migliore suite che i Pink Floyd abbiano mai composto, l'intramontabile "Echoes" (di cui preferisco ancora di più la versione live a Pompei) ! Tutti gli altri brani, a parte la geniale "One of these days", sono su un livello decisamente inferiore, però è normale che con dei grandissimi capolavori come "Echoes" il confronto non regga, quindi tutto sommato l'album può considerarsi comunque ottimo !

giu-li-oh alle 0:11 del 3 luglio 2013 ha scritto:

Bellissima recensione,davvero, tutto spiegato nei minimi dettagli. So che quello che sto per dire è di un'importanza irrisoria; però non puoi dire che lo sfondo è "verdeggiante"!!! Si vede lontano un miglio che è azzurro lo sfondo, a meno che tu non sia daltonico.

Comunque ripeto, ottima recensione per il resto.

glamorgan (ha votato 9 questo disco) alle 17:16 del 28 settembre 2013 ha scritto:

sento spesso usare l'espressione:disco o album invecchiato bene,secondo me questi album sono degli evergreen,non hanno età.Ci sono album degli anni 80 e 90 che sembrano molto piu vecchi. Fearless e a pillow of winds non mi sembrano affatto episodi inferiori

Utente non più registrato alle 0:07 del 29 settembre 2013 ha scritto:

Sagge parole...

galassiagon (ha votato 8,5 questo disco) alle 17:37 del 21 agosto 2014 ha scritto:

ma perchè non piace Sant Tropez? è una canzone così rilassata! con quel retrogusto old time

quasi vicina a una Gigolo Aunt di Barrett

per chiude benissimo il primo lato prima del cane

disco affascinante, quasi il vertice dei Floyd se non ci fosse Dark Side che compie il miracolo

lux208 alle 10:16 del primo maggio 2020 ha scritto:

"ma perchè non piace Sant Tropez? " Assolutamente d'accordo con te. Abbasso lo snobismo di certi soloni!

Utente non più registrat (ha votato 7,5 questo disco) alle 9:41 del 17 novembre 2018 ha scritto:

One of These Days e A Pillow of Winds mi fanno impazzire, e Seamus mi ha sempre divertito un sacco. Di Echoes non ne parliamo, sicuramente uno dei loro massimi capolavori; è incredibile come il loro sound sia mutato del tempo, passando da Interstellar Overdrive a A Saucerful of Secrets, fino ad Atom Heart Mother e questa qui, restando a livelli artistici che sfiorano il leggendario. Dò un 7,5 solo perché hanno fatto e faranno di meglio, ma amo questo disco non meno degli altri loro capolavori

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8 questo disco) alle 15:06 del 21 novembre 2018 ha scritto:

Anche questo "One of These ..." non scherza mika ... anche se in versione notturna!

Giuseppe Ienopoli (ha votato 8 questo disco) alle 17:47 del 29 novembre 2018 ha scritto:

Uno di questi giorni a Pompei 2.0 ... il fluido rosa_lavico di Gilmour ritorna nell' Anfiteatro romano con risultati di fedeltà audio e di resa video che non hanno precedenti.

roberto vinci (ha votato 9,5 questo disco) alle 20:17 del 28 dicembre 2018 ha scritto:

C'è poco da dire,Echoes è il loro capolavoro assoluto aggiungiamoci One of these days e siamo gia a 30 minuti di oro colato,A pillow of winds l'ennesima bella dolce ballata prog e siamo a 35 minuti.Il resto non è un granchè altrimenti il voto era 10 e lode

theRaven (ha votato 9 questo disco) alle 19:10 del 30 ottobre 2019 ha scritto:

Questo disco oggi compie 48 anni, senza che sia stata intaccata la sua bellezza e la sua grandezza.

Vito (ha votato 7,5 questo disco) alle 0:02 del 23 febbraio 2020 ha scritto:

Il disco progressive più riuscito dei pink Floyd e echoes è un capolavoro eterno.

lux208 alle 10:15 del primo maggio 2020 ha scritto:

Saint Tropez è un pezzo di grandissima eleganza, e solo la cecità imposta dallo snobismo musicale impedisce ad alcuni di capirlo. Certo, è più leggero degli altri, e allora? La qualità di questo brano nel suo segmento musicale, ovvero musica pop di altissimo livello, non si può discutere. Poi criticare dei capolavori assoluti come A Pillow of Winds e Fearless, mi sembra peggio, molto peggio, di una bestemmia in chiesa.

PehTer (ha votato 10 questo disco) alle 11:33 del primo maggio 2020 ha scritto:

Eh poi c'è anche la dedica a Rita Pavone

"Making a date for Rita Pavòn..."

Hermann W. Simon (ha votato 8 questo disco) alle 18:45 del primo maggio 2020 ha scritto:

Spero tu stia scherzando. È uno storico refuso dell'Arcana, il testo corretto è "Making a date LATER BY PHONE", che poi quella cosa inutile della Pavone ci abbia sguazzato per anni è un'altra roba indecente

PehTer (ha votato 10 questo disco) alle 18:52 del primo maggio 2020 ha scritto:

Era una battuta, certo che lo so

PehTer (ha votato 10 questo disco) alle 11:37 del primo maggio 2020 ha scritto:

Comunque in musica nessuno è indiscutibile, e si può non apprezzare San Tropez anche senza essere ciechi e snob (e dal mio voto al disco è evidente che io la apprezzi)

lux208 alle 11:45 del primo maggio 2020 ha scritto:

Sì, hai ragione , forse sono stato un po' troppo radicale nelle mie considerazioni. Però a volte mi vengono i nervi nel vedere come alcuni, nn solo qui ma in generale, snobbino la musica considerata più leggera, anche quando viene realizzata da dei giganti come Waters e soci. Si ha bisogno anche di leggerezza, l'importante è che questa non sconfini nella banalità. E Saint Tropez è tutto fuorché banale, secondo me.

PehTer (ha votato 10 questo disco) alle 11:47 del primo maggio 2020 ha scritto:

E qui hai pienamente ragione

Utente non più registrat (ha votato 7,5 questo disco) alle 19:37 del primo maggio 2020 ha scritto:

Sì lux, ma magari prova a commentare/votare anche qualche dozzina di opere che non siano questi due/tre dischi dei Pink Floyd che persino la tribù di Uakabadula conosce a menadito. Eh, con tutto il rispetto, la tua credibilità come utente salirebbe di parecchio.. consiglio amichevole eh!

lux208 alle 8:03 del 2 maggio 2020 ha scritto:

Ciao Giorgio, seguirò il tuo gentile consiglio se me ne verrà l'uzzo, ma non vedo che attinenza abbia la quantità e la vastità delle recensioni con la credibilità di un commentatore e con la pertinenza del commento. Io potrei essere il più grande esperto musicale del mondo o un neofita di belle speranze, ma che ch'azzecca? Quello che ho messo in discussione è questa volontà di integralismo, di giudicare brutto o bello un brano solo per la sua complessità e per la sua stravaganza. Vivo la musica attivamente, e passionalmente, da 50 anni, prima come ascoltatore e poi come professionista (dj in radio e discoteche, responsabile musicale di innumerevoli produzioni televisive nazionali e di documentari. Ma non per questo mi considero un esperto. Gli esperti secondo me sono coloro che la musica l'hanno studiata, non chi l'ha solo ascoltata e selezionata), e quello che non ho mai condiviso è la catalogazione a brano minore di pezzi solo perchè di facile ascolto. Negli anni '70 venivano snobbati da certi integralisti gli Earth Wind & Fire e Stevie Wonder, per dire dei casi più eclatanti, solo perchè non erano prog o rock. Ci sono tonnellate di brani cosiddetti leggeri, soprattutto prodotti tra gli anni 50 e gli anni '90, che sono dei capolavori, ma che vengono snobbati in quanto di facile ascolto e, viceversa, tanti brani che non han portato nulla di nuovo che sono stati eletti a capolavori. E, ripeto, giudicare un brano come Saint Tropez, o ancor di più Fearless o A Pillow of Winds, come brani minori... ha provocato in me le reazioni immediate che hai letto.