R Recensione

8/10

Hawkwind

Hawkwind

Guidati dal chitarrista Dave Brock gli Hawkwind si formarono nel 1969 in quella macchina sforna-band che era all’epoca l’Inghilterra. Nonostante i musicisti di grande calibro (uno su tutti Lemmy Kilmister, sì proprio quel Lemmy) che si sono avvicendati nelle file della band (innumerevoli i cambi di formazione dalla nascita del gruppo fino ad oggi) il timone della nave è sempre stato saldamente in mano alla vena creativa di Brock. Questa estrema instabilità a livello di line-up li accomuna ai Deep Purple e come loro possiamo dire che il periodo migliore sia stato sicuramente la prima metà degli anni ‘70, quella che volendo stare stretti potremmo chiudere con l’album Warriors On The Edge Of Time (1975). Questo lustro dorato inizia da qui, da questo album omonimo che mostra già un enorme valore, pur essendo ancora molto dipendente dal suono dell’epoca.

La dipendenza in questione è principalmente dai Pink Floyd, ma si trovano presenze importanti anche di Jefferson Airplaine e Grateful Dead, vale a dire l’acid rock della West Coast. A sentire Hurry on Sundown in realtà si noterebbe anche un certo gusto country-pop tra Byrds e CSN&Y ma non è che un frammento in un brano melodico trascinante già fortemente lisergico che sfrutta una voce potente e suadente.

L’influenza dei Pink Floyd comincia a sentirsi pienamente in The reason is?, psichedelia oscura, ipnotica e malata in cui veleggiano cori spettrali e inquietanti. Se non sapessimo cosa stiamo ascoltando non avremmo molti dubbi sul fatto che si tratti di un qualsiasi brano preso dai momenti più macabri di Ummagumma. E ascoltando Be yourself non esiteremmo un istante a pensare che il giro di batteria non sia di Terry Ollis bensì del Mason di A Saucerful of Secrets e che l’assolo imponente non sia altro che di un Gilmour magari appena stuzzicato da un’esibizione di Hendrix.

Il brano (come molti del resto nella discografia generale del gruppo) sfrutta una struttura circolare che inizia in maniera lenta e convenzionale e che poi degenera in una sfuriata psichedelica travolgente in cui si mescolano il sassofono jazzato di Nick Turner, il labirintico basso, la tastiera funambolica di Dik Mik Davies e i mille effetti chitarristici di Brock. Alla fine tutto si conclude così come era iniziato: con un ritornello enfatico e imponente: non è ancora space rock ma poco ci manca.

Stesso discorso per Seeing it as you really dove sono sfoggiate sfuriate a metà tra la psichedelia dei Jefferson Airplaine e il rock duro dei Blue Cheer. Si respira ancora odore di Jimi Hendrix nell’assolo e tra diversi loop e effetti chitarristici di vario genere ne vengono fuori altri dieci minuti di cavalcata strumentale quasi epica. Paranoia pt.1 e Paranoia pt.2 formano un unicum all’insegna dell’incubo onirico e come The reason is? sembrano uscire dagli episodi più grotteschi di Ummagumma.

Mirror of illusion è un pop etereo sempre immerso di tinte psichedeliche ondeggianti e riprende in una certa maniera l’iniziale Hurry, quasi a chiudere idealmente il percorso circolare intrapreso a livello strutturale nel particolare (canzone) e nell’universale (album).

A testimonianza ulteriore dell’influenza esercitata dai Pink Floyd su questo primo importante lavoro degli Hawkwind è la splendida cover di Cymbaline inserita come bonus-track in una ristampa del disco. La versione di Brock, più limpida, soffice e avvolgente rispetto al pur ottimo brano floydiano è straordinaria e sfiora il capolavoro.

V Voti

Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 15 voti.
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Moon 8/10
bart 5/10
REBBY 7,5/10
Giuha 7/10
B-B-B 7,5/10
Lelling 7,5/10

C Commenti

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PierPaolo alle 8:45 del 22 maggio 2007 ha scritto:

Ottimo

Già da tempo mi stuzzica la voglia di rimpolpare la mia cd-teca con qualcosa degli Hawkind. La tua rece mi ha dato la spallata finale...consigli per gli acquisti (a parte "In Search Of Space" che già conosco bene)?

Alessandro Pascale, autore, alle 13:45 del 22 maggio 2007 ha scritto:

oltre a questo omonimo sicuramente doremi fasol latido, il loro capolavoro. Ascoltare Brainstorm per credere.

Moon (ha votato 8 questo disco) alle 22:10 del 6 luglio 2007 ha scritto:

bellissimo

ThirdEye (ha votato 8 questo disco) alle 21:33 del primo agosto 2010 ha scritto:

Bello

ThirdEye (ha votato 8 questo disco) alle 21:34 del primo agosto 2010 ha scritto:

Il voto..

Ma l'apice resta In Search of Space...

bart (ha votato 5 questo disco) alle 22:36 del primo agosto 2010 ha scritto:

Non si tratta proprio di space-rock, questo genere lo svilupperanno nelle loro opere più importanti:"In Search Of Space" e "Doremi Fasol Latido". Qui si tratta di un disco psichedelico, quando però la psichedelia era già fuori moda. Suonava vecchio allora, figuriamoci adesso.

galassiagon (ha votato 9 questo disco) alle 12:07 del 21 ottobre 2010 ha scritto:

Il disco più bello degli Hawkwind. Ci sono parecchie ingenuità che danno però al disco quella sensazione di voler andare oltre:

a prescindere dalla forma la sostanza è che è un dei migliori dischi acid rock di sempre

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 8 questo disco) alle 15:30 del 11 maggio 2013 ha scritto:

molto bello anche questo. Però il mio preferito è il live, Space Rituals, quello si veramente cosmico

blaze94 (ha votato 7 questo disco) alle 23:46 del 22 ottobre 2014 ha scritto:

troppo troppo troppo 8, voto che riserverei ad altri lavori di questi miei grandi amori. Qui per quanto ci siano già interessanti spunti (Seeing It As You Really Are, Paranoia), gli Hawkwind sono ancora incerti e troppo troppo legati alle comuni hippie. Non offrono troppo di più rispetto ad altri gruppi dello stesso periodo, anzi, erano fin troppo indietro. L'anno successivo le cose sarebbero cambiate...

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 14:06 del 19 febbraio 2021 ha scritto:

A mio parere, un ottimo esordio invecchiato molto bene. Lo spazio è a portata di mano, ma prima di salpare con la navicella i Nostri si godono ancora un po' la solitudine desertica.