Deviants
Ptooff!
La pubblicazione dell'opera prima dei Deviants, nel 1967, passò quasi completamente inosservata. Quello fu infatti un anno di grazia nella storia del rock, forse il più generoso di opere eccelse, quando non di veri capolavori. Gli eventi storici e i mutamenti sociali che si determinarono allora, la diffusione sempre maggiore dei movimenti controculturali e di contestazione negli Stati Uniti e in parte dell'Europa influenzarono in modo evidente la musica che vi si produsse. Fugs, Jefferson Airplane, Doors, Hendrix, Tim Buckley, lo Zappa di Absolutely Free, Velvet Underground, Grateful Dead, solo per ricordarne alcuni, pubblicarono in quello stesso anno, che vide anche i primi grandi raduni musicali (Monterey).
I Social Deviants, divnuti in seguito semplicemente Deviants, si formarono per iniziativa del critico musicale e cantante Mick Farren, intorno al quale si alterneranno nella breve storia del gruppo diversi musicisti.
Le band della scena underground inglese non avevano, all'epoca, una tradizione di impegno politico; i Deviants rappresentarono una delle poche eccezioni, sull'esempio di gruppi che univano alla musica liriche di critica sociale e di contestazione, soprattutto i Fugs.
Rabbia, sarcasmo, iconoclastia, gusto della provocazione sono il propulsore che alimenta l'esistenza e la musica di questi ragazzi, tutt'altro che virtuosi (miglioreranno nei successivi Disposable e Deviants III), ma con un'attitudine che li farà rivalutare nei decenni successivi come anticipatori sia del punk che dell'hard rock più grezzo.
Ptooff! unisce, nelle sue sette canzoni, questo spirito garage con elementi di rock ruvido, folk, riff bluesy, jam psichedeliche, parodia e improvvisazione, il tutto condito dalla voce strascicata e sardonica di Farren.
In apertura, preceduta dall'intro di Opening, troviamo la convulsa cavalcata acid rockI'm coming home, nella quale al tema originale si alternano momenti di caos totale e saturazione di suoni.
Charlie ha la chitarra di Sid Bishop in evidenza, e la canzone è un tributo evidente alle influenze che il blues esercita sulla band, in questo caso aromatizzato con semi psichedelici; così per Garbage, classica nel suo andamento ma animata da improvvisi cambi di direzione.
Percussioni tribali agitano Nothing Man, invettiva in forma di filastrocca (“he's the nothing man... the nothing man hates freaks, hates queers, hates niggers... hates, hates, hates!”), nella quale nuovamente si nota l'amore per l'improvvisazione e qualche siparietto.
Child of the sky e Bun sono due bellissimi acquerelli acustici che stemperano tanta energia, la quiete prima del delirio finale di Deviation Street, che condensa in nove minuti tutti i temi presenti sull'album. Inizio molto hendrixiano, filastrocche, condanna della guerra, ritorno al tema di Garbage, improvvisazione e digressioni inaspettate.
Chi vi scrive considera Ptooff! il lavoro migliore dei Deviants: perchè il più spontaneo, meno meditato dei due successivi Disposable e III, più rifiniti e suonati certamente meglio, ma con una carica eversiva un po' minore.
Meravigliosa l'edizione in vinile con apertura a libro (anche nell'ottima ristampa della Get Back Records), uno dei migliori esempi del connubio tra arte e musica che si era sviluppato proprio in quegli anni, (si pensi alla banana sulla copertina del primo Velvet Underground, a Sticky Fingers dei Rolling Stones o a Houses of the Holy dei Led Zeppelin).
La storia dei Deviants è interessante anche per il fatto che tre membri dell'ultima formazione (Paul Rudolph, Russ Hunter e Duncan Sanderson) si uniranno a Twink, noto agitatore cultural-musicale, per dare vita ai Pink Fairies, altra storica band dell'underground inglese, e collaboreranno con Wayne Kramer degli MC5, oltre a periodiche riunioni con Farren stesso.
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