R Recensione

6/10

Shitdisco

Kingdom of Fear

Quando tutto il glamour sembrava abitare a Londra, quando tutti i riflettori erano puntati sulla City, proprio nel culmine di quello che sembrava poter essere l’inizio di qualcosa di nuovo, ecco proprio in quel momento, i Klaxons, pompatissimi supereroi del movimenti new rave hanno ciccato.Si, hanno semplicemente fatto uscire un album carino.Ca-ri-no.

E più o meno in quel periodo gli Shitdisco (discomerda, che simpatici!), quartetto scalmanato di Glasgow, stava mixando il suo disco in sordina.Visti dal vivo in dicembre, quando il revival rave era al suo apice (per alcuni lo è ancora, bah!) avevano lasciato al sottoscritto un’impressione più che buona.

Le basi erano veramente ballabili, non erano le solite ballate indie con le pianole (a Myths Of The Near Future fischiano sicuramente le orecchie), i suoni sembravano realmente segnare una nuova via nella già battuta ibridazione tra techno e rock e il sottoscritto si incamminava fuori Soho sorridente e speranzoso, benchè in condizioni psicofisiche pietose.

Ed ecco che i quattro scozzesotti se ne escono con questo “Kingdom of Fear”, doppiamente atteso, specie dopo la parziale delusione per l’esordio dei Klaxons.”Potrebbe essere quello che i londinesi non sono riusciti a fare!” borbottavo fra me e me nelle fredde mattinate di studio.

Bene, non è così. I singoli apripista ci sono tutti, e pure qualcosa in più, ma manca decisamente l’impronta in grado di dare la svolta: niente che sia in grado di staccare con tanto indie brittanico moderno, nonostante i ritmi si facciano spesso e volentieri forsennati (yahoo!).

Kung Fu, Disco Blood, Reactor Party su tutte, sono canzoni che si ascoltano, e si ballano (altrochè!), ma nemmeno con queste hanno osato. Siamo in fondo sempre dalle parti del revival new wave/punk funk con l’asse un pò più spostato sui Devo anziché sui soli, soliti, Gang Of Four e Cure e con qualche, timida, puntatina di techno primi anni ’90 qua e là (Dream Of Infinity su tutte)

Sul piatto rimane sì un bel disco, ma anche un movimento che sta morendo sul nascere perché non trova nessuno in grado di dirigerlo, una band simbolo insomma.

Alla fine si rivelano tutte band fighette, indie nel senso spregiativo, che producono buona musica, c’è da dirlo :ma alla fine io mi torno ad ascoltare i La’s, come in tutti i periodi musicalmente un po’ morti.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 3 voti.
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