Klaxons
Myths Of The Near Future
Gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati, nella moda, nella musica e nell'arte in generale, dalla voglia di riprendere in ondate di revival(s) tutta la storia della cultura popolare: se anni ’60 e ’70 si sono impossessati della seconda metà del periodo tra 1994 e inizio 2000, i “famigerati” anni ‘80 hanno cominciato a farsi sentire subito dopo e stanno per essere raggiunti dalla loro stessa sublimazione, gli anni ‘90. O almeno, così pare a sentire le prime voci che cominciano a rincorrersi on e offline.
Il primo disco dei già celebri Klaxons, "Myths Of The Near Future" era molto atteso anche in virtù di questo alone messianico che gli veniva attribuito da molte delle riviste specializzate: l'album che avrebbe dovuto consacrare il recupero degli anni ‘90, nella fattispecie rave, techno e acid house: il Nu Rave,con tutta la gadgetistica che comporta: glowsticks fluorescenti,smileys sotto forma di spille e droghe sintetiche.
Ascoltando i vari singoli pre-album si poteva anche cedere alla suggestione e farsi coinvolgere, anche se con un po’ di scetticismo, dal senso di fervida attesa che gravava sul disco: e, allo stesso modo, dopo un paio di ascolti, non si può fare a meno di vedere il bluff .Il disco infatti utilizza sì basi molto ballabili, ma non si sgancia assolutamente dal concetto di musica che l'ha fatta da padrone in questi ultimi anni. I pezzi sono ottimi e non difettano certo di tiro melodico e ritmico, ma viene naturale dire che i Klaxons, e chi con loro si è occupato della produzione, avrebbero potuto osare di più. Sarebbero stati quasi certamente ripagati: il revival anni ‘80 ha raggiunto ormai da tempo la saturazione e comincia a sentirsi un vero bisogno di qualcosa di veramente grosso, una real next big thing: e forse questa continua ricerca del nuovo ci ha un po’ abbagliati e spinto a vedere miraggi musicali e messia, dove invece c’è “solo” un solido disco indie.
I pezzi sono spesso malinconici e dotati di falsetti molto catchy (Gravity's Rainbow, As Above so Below, It's not over Yet,e lo splendido singolo da poco uscito Golden Skans) e sfociano talvolta tramite vertiginosi beat in una disperazione urlata e frustrata (il delirio di Atlantis to Interzone,Totem on the Timeline, Magick).
E forse proprio i pezzi più arrabbiati riescono a fare quella mossa che li spinge un pochino oltre il già sentito: attraverso le ritmiche techno-tribali di Magick e il discopop velocissimo di Totem On The Timeline e soprattutto con il capolavoro Atlantis to Interzone (per certi versi la Girls & Boys del nuovo millennio), l'unico in un certo senso “innovativo”, se può essere definito innovativo il recupero di sonorità che i Prodigy inanellavano con successo (seppure con prospettive ribaltate), 10 e passa anni fa. Se proprio dovrà nascere una scena che riprende gli anni ‘90, questa scena avrà come primo vessillo proprio Atlantis to Interzone, mentre il resto del disco dei Klaxons svolge bene il suo compito di disco indie ma non osa oltre.
A costo di ripetermi: questo è un gran lavoro, ma esce nel 2007, troppo tardi per cambiare qualcosa o essere anche solo minimamente sconvolgente.
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