Fugazi
Repeater + 3 Songs
Nati nel 1987 a Washington DC dalle ceneri dei Rites of spring, i Fugazi di Ian Macaye (chitarrista e proprietario della label indipendente Dischord), Guy Picciotto (chitarra), Brendan Canty (batteria) e Joe Lally (basso) creano un’ amalgama perfetta tra il punk hardcore ormai rallentato e contaminato e il post-rock minimale e alienante, attraverso un’ essenzialità espressiva data dall’ uso dei tre strumenti per eccellenza della musica rock.
Ogni modulazione o processazione del suono è aberrata in favore di uno stile crudo e duro che cozza volutamente con l’elegante perfezione dell’ esecuzione tecnica e la sofisticata abilità compositiva. Come tutta la musica post hardcore, ogni disco dei Fugazi va inteso come unitario. Non presenta canzoni “migliori” o “peggiori”, in quanto fondamentalmente non esistono le canzoni intese nel senso stretto del termine. Ciascun brano è un semplice esercizio stilistico e spesso le strutture possono essere interrotte e allungate da un massivo uso di armonici, palm muting o altri accorginementi prettamente estetici che non hanno finalità compositive. Tutto ciò eleva la musica dei Fugazi ad arte, forse fine a stessa, ma facilmente e profondamente godibile.
Testi politicizzati, doppia voce contrastante, dissonanze, aggressività e sobrietà è quanto Repeater necessiterebbe per essere descritto. Turnover apre lentamente, alterna accelerazioni ad improvvise pause guarnite di feedback e si conclude in modo aspro e caotico esprimendo appieno l’ intento di alienazione del disco e miscelandosi quansi senza stacco con la successiva titletrack, dove Macaye canta a squarciagola ed evoca reminescenze punk tra lo sfrigolio abrasivo del brano.
Brendan #1 è un vortice ossessivo tra tom e rullanti che permette alle chitarre di spruzzare creativamente complesse trame melodiche. Merchandise è un brano dal facile impatto. Procede con passo deciso e si sfoga in un ritornello d’ effetto. La successiva Blueprint è quanto di più vicino alle composizioni stralunate del emo, di cui i Fugazi sono i maggiori ispiratori. Con Sieve-fisted find si innalza la temperatura del disco. Il cantato di Picciotto genera ansia e la batteria tiene sospesi. Prosegue la brevissima e disperata Greed, anthem hardcore che fa scorgere per l’ enesima volta la natura furiosa delle radici punk del gruppo.In Two beats off si possono ascoltare i primi sprazzi di un proto-crossover, dimostrazione definitiva di come i Fugazi rappresentino una fucina dei generi post moderni. Styrofoam è ancora tradizionale punk reinterpretato alla loro maniera. Reprovisional è una rivisitazione della precedente Provisional contenuta nell’ EP “Margin walker”. Shut the door chiude il disco allo stesso modo della iniziale Turnover, tra fermenti e pause sedative.
Le ultime tre canzoni fanno invece parte di un EP, appunto nominato “3 songs”, che è stato successivamente ristampato assieme a “Repeater”. Esse non sono altro che un’ aggiunta ad un disco che può già essere considerato perfetto così com’è, non influenzandone positivamente o negativamente il suo valore.
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