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R Recensione

9/10

Hüsker Dü

New Day Rising

Bob Mould non doveva essere un tipo facile. Lo si intuisce dal cinismo che pervade i suoi testi, tanto rancorosi e pungenti quanto affascinanti.

La sua non era una dittatura morbida, per pacioccone Gran Hart e baffone Greg Norton, costretti a conquistarsi spazio (specie il primo, vero alter ego del capo) a forza di spallate virulente e di compromessi.

Del resto Hart era un autore coi fiocchi, e non era giusto lasciargli le briciole, perché è anche la sua vena pop ad aver reso possibile il miracolo Hüsker Dü.

Hart ci costringe ad immaginarlo adolescente mentre canta “Wouldn't It Be Nice” o “Yesterday” a qualche party di mezza estate, mentre Mould si rinchiude fra quattro mura iniettandosi dosi pesanti di “Heroin”, Iggy Pop sotto barbiturici e copertine funebri stile “Tonight's The Night”.

L'equilibrio è il segreto della grandezza: una regola non scritta ma molto spesso valida. L'equilibrio fra le visioni pop/lisergiche di un hippie furi tempo massimo come Hart e la maestosità disfattista di un cantautore in piena crisi di nervi come Mould.

La mente era il buon Bob, senza dubbio, ma togliere agli Hüsker Dü la freschezza del batterista sarebbe un delitto imperdonabile.

New Day Rising” è il manifesto di questo equilibrio impossibile e luccicante.

Ok, non vale e non può valere “Zen Arcade” (ma cosa vale “Zen Arcade”?), per mille motivi che non mi dilungo a sbattervi in faccia; o forse semplicemente perchè “Zen Arcade” si è arrampicato sull'Olimpo, e si è accomodato sopra una nuvoletta dove sta scritto “capolavoro da consegnare all'immortalità”. Ma è una nuova piccola, dove siedono giusto una manciata di amici rock, e dove trovare spazio è obiettivamente impresa ardua.

Non vale il disco pubbicato un anno prima, dicevamo, ma ciò non toglie che “New Day Rising” (uscito per la SST nel 1985, in pieno Medioevo hardcore: la botta è stata forte ma il dolore è passato, all'orizzonte si profila il post-tutto stile Squirrel Bait, Bitch Magnet e figliastri) sia un marchingegno hardcore-psichedelico che spazza con una folata tutta la concorrenza, coeva ed attuale (o quasi).

La chitarra di Mould è noise allo stato puro che ti cattura e ti costringe all'immobilismo: si inventa una mitragliata di glissando, e subito dopo si disperde in un'oceanica “nowhere” da cui tanti, forse troppi vorranno attingere (vero Ride?).

La sua furia non si è stemperata per nulla, se è questo che temete: si è solo indirizzata verso obiettivi nuovi. Non più e non tanto gli incubi del giovane protagonista di “Zen Arcade”, non più i meandri senza fine dei suoi Sogni Ricorrenti.

No, ora Mould punta diritto verso il cielo, perché sta sorgendo un Giorno Nuovo: e il boogie delirante della title-track ce lo urla in faccia fino a farci rizzare i capelli.

The Girl Who Lives On Heaven Hill” merita un discorso particolare: una decina di anni fa non avevo la più pallida idea di cosa fosse l'hardcore punk, anzi lo associavo al terribile tunz-tunz-tunz che infestava il “Number One” constringendomi a cambiare repentinamente sala, perchè come diceva Totò “ogni limite ha una pazienza”.

E' stata “The Girl Who Lives On Heaven Hill” a spalancarmi un mondo nuovo davanti agli occhi: e allora che si fotta l'oggettività, questo è un pezzo di bellezza lancinante, che cava dalle corde vocali di Hart catrame e sangue.

I Apologize” è folk-rock stile Byrds a velocità doppia, una delle tante gemme auto-riflessive uscite dalla penna di Mould, sarabanda di accordature aperte e meravigliosa confessione.

La prima facciata, obiettivamente, non ha nulla da invidiare a “Zen Arcade”: perchè “Folk Lore” e “Celebrated Summer”, che sbuffa e si arrioventa in una logica di pieni e di vuoti già a suo modo grunge, non sfigurano accanto ai pezzi migliori del disco doppio. Sono Mould al meglio del meglio.

E pure “Perfect Example”, ballatona che decolla pian piano fra i sospiri, sussurrando un testo eccellente, è un pezzo immortale.

Il lato “B” mostra giusto qualche crepa, o meglio pezzi che in un contesto di eccellenza assoluta risultano giusto un po' più normali, ma ti costringe a muoverti come un pazzo sulle note furenti di “How To Skin A Cat” e “Plans I Make”; e poi ti strappa un sorriso con lo scherzetto shoegaze-prima-dello-shoegaze di “Books About UFOs”, incantevole melodia pop catapultata fra sonorità roventi e chitarre fumanti.

Esempio importante del contributo di Hart alla riuscita dell'operazione Hüsker Dü: come detto il segreto è sempre l'equilibrio. Perchè spesso la musica pop e rock migliore vive e prolifera nella voragine di possibilità che si apre quando la cultura “bassa” del pop e l'indecifrabile spettro dell'avanguardia decidono di prendersi per mano.

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Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 11 voti.
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Sidney 10/10
Noi! 5/10
gramsci 9,5/10
K.O.P. 8/10

C Commenti

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Utente non più registrato alle 13:05 del 25 ottobre 2011 ha scritto:

probabilmente il vero capolavoro degli huskers, una successione di canzoni memorabili e un sound davvero innovativo ( che, come dice il recensore, spianerà la strada anche a certo shoegaze). "celebrated summer" e "girl who lives on heaven hill" tra gli inni più trascinanti e commoventi degli anni 80, comunque grant > bob eheh

FrancescoB, autore, alle 17:21 del 25 ottobre 2011 ha scritto:

Ecco ben mi sta, lo sapevo che il paragone avrebbe sollevato un polverone ghghg

Per me il capolavoro inarrivabile rimane "Zen Arcade", ma questo è un disco che ha il pregio di non collocarsi a troppa distanza, e di sbaragliare più o meno tutta la concorrenza.

ozzy(d) (ha votato 9 questo disco) alle 18:16 del 25 ottobre 2011 ha scritto:

a giorni dico zen arcade, altri questo, sono sempre indeciso.

Sidney (ha votato 10 questo disco) alle 13:49 del 26 ottobre 2011 ha scritto:

molto, molto di più che un semplice disco. patrimonio dell'umanità è pure riduttivo.

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 19:37 del 28 ottobre 2011 ha scritto:

Che disco!! a suo tempo (errori di quasi gioventù) me lo sono perso in mezzo a tante altre cose. Recuperato qualche tempo dopo è ascolto imprescindibile per comprendere quegli anni centrali degli eighties, ormai orfani della new wave, ma che si stavano aprendo all'indie del C86 e alle tante declinazioni del noise più o meno soft.

ozzy(d) (ha votato 9 questo disco) alle 12:08 del 29 ottobre 2011 ha scritto:

in ambito husker mould è meglio di hart, però da solista grant è stato più lucido, anche perchè ha evitato di pubblicare un disco all'anno ( quasi tutti brutti) come il suo vecchio sodale. nel complesso una band inimitabile, speriamo che almeno loro non facciano mai reunion ghghghgh

stefabeca666 (ha votato 9 questo disco) alle 12:26 del 4 novembre 2011 ha scritto:

Partendo dal fatto che gli Husker Du nella loro carriera non hanno MAI sbagliato un album (se si considera la loro perenne evoluzione stilistica), mi trovo d'accordo col recensore a schierare NDR un microcradino sotto Zen Arcade. Non per demeriti del disco, ma perché Zen Arcade è troppo di più: Zen Arcade ha INVENTATO un sound, ha stravolto in un'ora il mondo del rock, del punk e del pop dando poi vita al post-qualsiasi cosa. Uno di quei gruppi che andrebbero studiati a scuola, cristo.

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 19:08 del 29 giugno 2016 ha scritto:

Eh va bè, capolavoro. Pur non raggiungendo a mio modesto avviso le stellari vette di "Metal Circus" e del colossale "Zen Arcade". Ma trattasi di futili sottigliezze. Questi tre non ne hanno sbagliato una. Forse solo "Candy Apple Grey" e a tratti "Warehouse" (i brani di Hart soprattutto, su quest'ultimo) hanno dei cali qualitativi. Almeno per quanto riguarda i miei gusti. Tra le band più immense della storia.

FrancescoB, autore, alle 18:52 del 30 giugno 2016 ha scritto:

Ti dirò: fermo restando che questo lavoro e il solito Zen sono inarrivabili, con il tempo ho ripreso in mano più volte la seconda parte della carriera, e trovo davvero pochi punti deboli. Anche un "Flip Your Wig" è un signor disco ("Divide and Conquer", "Green Eyes", la title-track: tutti capolavori)