Hüsker Dü
New Day Rising
Bob Mould non doveva essere un tipo facile. Lo si intuisce dal cinismo che pervade i suoi testi, tanto rancorosi e pungenti quanto affascinanti.
La sua non era una dittatura morbida, per pacioccone Gran Hart e baffone Greg Norton, costretti a conquistarsi spazio (specie il primo, vero alter ego del capo) a forza di spallate virulente e di compromessi.
Del resto Hart era un autore coi fiocchi, e non era giusto lasciargli le briciole, perché è anche la sua vena pop ad aver reso possibile il miracolo Hüsker Dü.
Hart ci costringe ad immaginarlo adolescente mentre canta Wouldn't It Be Nice o Yesterday a qualche party di mezza estate, mentre Mould si rinchiude fra quattro mura iniettandosi dosi pesanti di Heroin, Iggy Pop sotto barbiturici e copertine funebri stile Tonight's The Night.
L'equilibrio è il segreto della grandezza: una regola non scritta ma molto spesso valida. L'equilibrio fra le visioni pop/lisergiche di un hippie furi tempo massimo come Hart e la maestosità disfattista di un cantautore in piena crisi di nervi come Mould.
La mente era il buon Bob, senza dubbio, ma togliere agli Hüsker Dü la freschezza del batterista sarebbe un delitto imperdonabile.
New Day Rising è il manifesto di questo equilibrio impossibile e luccicante.
Ok, non vale e non può valere Zen Arcade (ma cosa vale Zen Arcade?), per mille motivi che non mi dilungo a sbattervi in faccia; o forse semplicemente perchè Zen Arcade si è arrampicato sull'Olimpo, e si è accomodato sopra una nuvoletta dove sta scritto capolavoro da consegnare all'immortalità. Ma è una nuova piccola, dove siedono giusto una manciata di amici rock, e dove trovare spazio è obiettivamente impresa ardua.
Non vale il disco pubbicato un anno prima, dicevamo, ma ciò non toglie che New Day Rising (uscito per la SST nel 1985, in pieno Medioevo hardcore: la botta è stata forte ma il dolore è passato, all'orizzonte si profila il post-tutto stile Squirrel Bait, Bitch Magnet e figliastri) sia un marchingegno hardcore-psichedelico che spazza con una folata tutta la concorrenza, coeva ed attuale (o quasi).
La chitarra di Mould è noise allo stato puro che ti cattura e ti costringe all'immobilismo: si inventa una mitragliata di glissando, e subito dopo si disperde in un'oceanica nowhere da cui tanti, forse troppi vorranno attingere (vero Ride?).
La sua furia non si è stemperata per nulla, se è questo che temete: si è solo indirizzata verso obiettivi nuovi. Non più e non tanto gli incubi del giovane protagonista di Zen Arcade, non più i meandri senza fine dei suoi Sogni Ricorrenti.
No, ora Mould punta diritto verso il cielo, perché sta sorgendo un Giorno Nuovo: e il boogie delirante della title-track ce lo urla in faccia fino a farci rizzare i capelli.
The Girl Who Lives On Heaven Hill merita un discorso particolare: una decina di anni fa non avevo la più pallida idea di cosa fosse l'hardcore punk, anzi lo associavo al terribile tunz-tunz-tunz che infestava il Number One constringendomi a cambiare repentinamente sala, perchè come diceva Totò ogni limite ha una pazienza.
E' stata The Girl Who Lives On Heaven Hill a spalancarmi un mondo nuovo davanti agli occhi: e allora che si fotta l'oggettività, questo è un pezzo di bellezza lancinante, che cava dalle corde vocali di Hart catrame e sangue.
I Apologize è folk-rock stile Byrds a velocità doppia, una delle tante gemme auto-riflessive uscite dalla penna di Mould, sarabanda di accordature aperte e meravigliosa confessione.
La prima facciata, obiettivamente, non ha nulla da invidiare a Zen Arcade: perchè Folk Lore e Celebrated Summer, che sbuffa e si arrioventa in una logica di pieni e di vuoti già a suo modo grunge, non sfigurano accanto ai pezzi migliori del disco doppio. Sono Mould al meglio del meglio.
E pure Perfect Example, ballatona che decolla pian piano fra i sospiri, sussurrando un testo eccellente, è un pezzo immortale.
Il lato B mostra giusto qualche crepa, o meglio pezzi che in un contesto di eccellenza assoluta risultano giusto un po' più normali, ma ti costringe a muoverti come un pazzo sulle note furenti di How To Skin A Cat e Plans I Make; e poi ti strappa un sorriso con lo scherzetto shoegaze-prima-dello-shoegaze di Books About UFOs, incantevole melodia pop catapultata fra sonorità roventi e chitarre fumanti.
Esempio importante del contributo di Hart alla riuscita dell'operazione Hüsker Dü: come detto il segreto è sempre l'equilibrio. Perchè spesso la musica pop e rock migliore vive e prolifera nella voragine di possibilità che si apre quando la cultura bassa del pop e l'indecifrabile spettro dell'avanguardia decidono di prendersi per mano.
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