Marta Sui Tubi
Muscoli e Dei
Nel nostro stagnante panorama musicale accade che, fortunatamente e di tanto in tanto, saltino fuori dei lavori di inattesa bellezza. Roba che ti spiazza e rapisce. È il caso del debutto di questo curioso quanto imprevedibile duo siciliano trapiantatosi a Bologna e successivamente a Milano: i Marta Sui Tubi.
Questa opera prima di Giovanni Gulino (voce) e Carmelo Pipitone (chitarra), coadiuvati in fase di produzione dal provvidenziale Fabio Magistrali, è un trionfo di essenzialità, riuscita stilistica, efficacia; non si può non apprezzarne quantomeno l’originalità, questo è fuor di dubbio.
Il duo dà vita ad uno stupefacente teatrino fatto di efficacissimi brani in cui l’isteria, una portentosa e sorprendente scrittura dei testi e attimi di intensa liricità si mescolano uniformemente, stravolgendo la vecchia e stanca forma canzone.
Certo, bisogna essere disposti a dimenticare tutto quello che si crede di sapere sulla “canzone”, sul “pop”, e di accettare la follia ragionata che scaturisce dall’ascolto di questi brani sfacciati e pungenti, che provocano un mucchio di emozioni, spesso contrastanti e controverse ma sempre intense. Allora si parte subito in quarta con la bizzarra e fulminea L’Equilibrista, che lascia intuire la “pasta” del disco, per poi smorzare un pò i toni con la successiva e poeticamente lirica Vecchi Difetti, brano di grande gusto e maturità. Il disco impenna convulsivamente subito dopo con Stitichezza Cronica, curioso affresco sulle assurdità della nostra società, con Giovanni Gulino e le sue cascate di parole in evidenza, un po’ come accade nell’altro e divertente siparietto intitolato Il Giorno Del Mio Compleanno, tanto esilarante quanto drammatico.
I punti più “alti” del disco sono sicuramente rappresentati dalla claustrofobica e angosciante Post, un crescendo di malassere (Io non ho sentimenti/solo sensazioni), dalla title-track Muscoli e Dei che introduce sul finale echi di psichedelia, con quella monetina che rimbalza ossessivamente sul pavimento. Altri momenti molto carichi sono Sole, Le Cose Cambiano, Stento.
Che Pipitone sia un chitarrista, oltre che dal grande feeling, tecnicamente molto dotato lo si sente un po’ in tutto il lavoro, ma con grande attenzione nell’intro di Volè, altro singolare brano su una partita di tennis e Sei Dicembre, con quell’iniziale arpeggio stramapalato ripetuto instancabilmente, tanto da dare un effetto “loop”.
Una bella ventata d’aria fresca.
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