A Skiantos - Live Report

Skiantos - Live Report

SKIANTOS– LIVE REPORT – ROMA 06/03/09 – CIRCOLO DEGLI ARTISTI

Mettiamolo subito in chiaro: gli Skiantos che passeranno alla storia del rock italiano sono quelli di “Mono tono” , quelli che insieme ai Gaznevada sono stati colonna sonora e coscienza critica del movimento bolognese del ’77, quelli che al “Bologna rock festival” invece di suonare si misero a cucinare la pasta apostrofando il pubblico: “Non capite un cazzo! Questa è avanguardia pubblico di merda…”, quelli che…Mi piaccion le sbarbine quelle alte un metro e ottanta, quelle basse uno e cinquanta.

Gli Skiantos di oggi, in concerto al Circolo degli Artisti per presentare il loro ultimo lavoro “Dio ci deve delle spiegazioni”, sono una scialba copia di quello che furono, riescono a riempire il locale grazie alla curiosità di chi all’epoca non c’era, alla nostalgia di chi invece c’era, sfruttando l’onda lunga delle apparizioni a Colorado Caffè e delle ristampe dei primi album avvenute due o tre anni fa. Del nucleo originale formatosi ben tre decenni or sono rimangono, se la memoria non mi inganna, Freak Antoni e Dandy Bestia (32 anni contro, dirà svariate volte Freak Antoni durante il concerto).

Gli Skiantos non hanno mai suonato punk propriamente detto anche se ne sono considerati i padri putativi in Italia. Nel corso del tempo partendo da una proposta proto-punk hanno consolidato uno stile molto vicino ai canoni di un hard rock di maniera, che se negli anni ’80 poteva forse avere un senso oggi è irritante e completamente fuori contesto, soprattutto per quanto riguarda il riarrangiamento dei pezzi storici proposti - Kakkole, Il rock ti da lo shock, Largo all’avanguardia, Gelati, Ti rullo di cartoni.

Ed è un vero peccato perché i testi di Freak Antoni, sia vecchi che nuovi, soprattutto quelli più al vetriolo perdono incisività proprio a causa del loro vestito sonoro. Esempio lampante è “Io sono un perdente” tratto dall’ultimo album, con un testo che Bugo sogna ancora di scrivere, ma supportato da un rock pestone che non gli rende affatto giustizia. Altro esempio è quello che accade quando si lanciano nella classica “Eptadone”: a metà canzone arriva inaspettato un assolo di basso molto virtuoso con successiva presentazione del gruppo, roba che se fosse stata fatta nel ’77 il pubblico avrebbe tirato sampietrini, altro che verdura !

Eppure qualche momento lo salvo: l’andamento stonesiano di “Italiano terrone che amo”, l’immortale incipit di Eptadone, la commovente e geniale “Sono un ribelle mamma”- mamma non torno a casa a dormire perché sono un ribelle ma per domani fammi trovare le camicie stirate !!! - la classica “Mi piaccion le sbarbine” il bis finale con l’esecuzione di Vortici e i continui lanci di biancheria intima verso il palco da parte del pubblico femminile.

Un po’ pochino a dir la verità per chi scrive, ma gli Skiantos di oggi sono questi, sicuramente non i punk che molti si aspettavano e con la verve demenziale di Freak Antoni un po’ appannata, ma loro non se ne curano più di tanto, godendosi e capitalizzando questo momento di relativa popolarità, ben consci che non si può sempre tirare a campare cantando “Una vita spesa a schivar la fresa”.

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