R Recensione

8/10

Frank Zappa

Burnt Weeny Sandwich

Non siamo qui per tessere le lodi dello zio Frank ma solo a narrare brevemente qualche sua vicenda su disco.

Burnt Weeny Sandwich è uno di quei dischi che escono belli tra i belli, ricchi e sfavillanti che dopo l’ascolto ci fanno sentire sazi e soddisfatti.

WIPLJ è il miglior boogie mai sentito, sincopato e allegro, leggero ed efficace, divertente e divertito come dev’essere un brano del genere. Si passa così alla prima sbornia: il sax di Overture to a Holiday in Berlin è qualcosa di straordinario che s’inserisce e completa perfettamente l’atmosfera unica creata da Zappa: qualcosa di simile ad un locale fumoso pieno di gente e ballerine in una Germania post-bellica (probabilmente).

A seguire il tema da Burnt Weeny Sandwich, tra un organetto da strada e percussioni che vanno e vengono, è della chitarra del Nostro che s’immette e va, riappare e scompare, curva di lato e non si lascia mai prendere, anche perché la rumoristica collabora con sapienza al nascondino. Ed è l’assaggio chitarristico di quello che sarà lo Zappa degli anni ’80 e ’90.

La conclusione della prima parte del lavoro (lato A del vinile) riprende il tema di Holiday in Berlin (Full Blown) e i sax giocano alla maniera di Zappa in un caleidoscopio che, sinceramente si fa fatica a descrevire: i rimandi e le citazioni sarebbero mille, ma non dei nomi del mondo della rock music, piuttosto del jazz e della classica, di luoghi e di eventi, della storia, quella con la s minuscola s’intende (ovviamente questa spinta centrifuga e inclassificabile è una costante di tutta la prima produzione appiana, fino alla metà dei ‘70).

La settima traccia inizia con Aybe Sea praticamente inclassificabile tra Debussy e Satie soprattutto, ma con molti Stati Uniti tra le note: direi che fa venire in mente le coste del continente americano, sia del versante atlantico che del pacifico, una di quelle immagini di volo dall’alto alla Bruce Palmer (The Cycle is Complete –per chi non lo conoscesse, lo recuperi, disco unico).

Poi c’è la splendida Little House I Used to Live In, che inizia con il piano stupendo di Ian Underwood per virare in un motivetto pop, che prima fa il verso a se stesso in tutti i modi possibili e poi, dopo vari e diversi fuochi d’artificio (e di nuovo qui evitiamo le citazioni e i rimandi sia per la quantità, sia per la complicatezza dell’operazione), approda ad un blues stratosferico con il violino di Don "Sugarcane" Harris che vola parecchio alto su una base ritmica meravigliosa.

Verso il finale collage bellissimo con anche una citazione live, et voilà.

Il lavoro si chiude con Valerie, branetto doo wop classico di Zappa, così tanto per sdrammatizzare il tutto fischiettando un motivetto.

V Voti

Voto degli utenti: 8,5/10 in media su 22 voti.
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Resident 10/10
overnite 10/10
NickRock 10/10
bart 8/10
REBBY 9/10
loson 7,5/10
Flame 9,5/10
ThirdEye 10/10
B-B-B 9/10
Gianvi27 9,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 18:00 del 23 marzo 2007 ha scritto:

Ah.

Zio Frank.

overnite (ha votato 10 questo disco) alle 23:17 del 21 aprile 2009 ha scritto:

suononi, suoni, suonini......arf

Intelligente e struggente ( e non è facile!)

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 10:22 del 22 aprile 2009 ha scritto:

Si non è facile. Ma soprattutto è difficile (quasi

impossibile?) trovare un altro musicista in grado

di proporci una discografia quasi infinita, piena

zeppa di capolavori (sparsi lungo tutta la sua carriera) e con una qualità media così alta da

lasciare senza parole. "Razionalmente" ed al di la

dei gusti personali (io tra l'altro non sono un suo vero fan, visto che possiedo solo 7 titoli; il

mio amico Fausto li ha tutti, sic!) Zappa è, a mio

parere, indiscutibilmente uno dei vertici assoluti

della musica "rock" del 900. Un Artista assolutamente fuori dagli schemi e dalle mode, che

ancor oggi, fosse ancora al mondo. sono sicuro

sarebbe stato in grado di sorprenderci.

NickRock (ha votato 10 questo disco) alle 14:30 del 5 luglio 2009 ha scritto:

Che dire.. Il grande Frank rivela anche in questo disco la sua identità camaleontica innovativa ed assolutamente allergica ad ogni etichettatura di genere. L' avanguardia il Jazz gli spunti della musica classica del '900 presenti nelle pregevoli miniature di questo lavoro danno la misura di una personalità musicale veramente unica e inimitabile. Il picco di THE LITTLE HOUSE I USE TO LIVE IN lascia davvero senza fiato, con uno Sugar Cane Harris stellare, mentre l'apertura e la chiusura del disco con WPLJ e VALARIE ci regalano un suo classico e geniale sberleffo lasciandoci sulle labbra un sorriso di soddisfazione.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 17:36 del 10 maggio 2010 ha scritto:

Grande Frank!

L'album non è un capolavoro assoluto, ma The Little House I Used To Live In mi fa godere come poche altre cose create da un musicista.

Resident, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 19:35 del 5 giugno 2010 ha scritto:

Sapete perché non recensisico più nulla per codesto sito? Perché qui ho recensito un disco da 5 stelle ed è successo che ne vedo o 4.

fabfabfab alle 9:09 del 6 giugno 2010 ha scritto:

RE:

Madò, che vile affronto!

bart (ha votato 8 questo disco) alle 20:38 del 15 settembre 2010 ha scritto:

Resident

Non è che hai sbagliato tu a scrivere il voto?

Suicida (ha votato 8 questo disco) alle 19:52 del 4 maggio 2012 ha scritto:

Suvvia Resident non ti avvilire, gran bello ma non da cinque stars. Aybe sea <3

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 23:24 del 25 dicembre 2013 ha scritto:

Uno dei suoi lavori più belli. Capolavoraccio assoluto. Il più fico di tutti però per me resta Uncle Meat. Quella davvero è un opera soprannaturale

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 11:34 del 26 dicembre 2013 ha scritto:

era da tanto che non lo riascoltavo e l'ho messo sul piatto proprio ieri sera! sempre molto bello. ad un ascolto attento si percepisce una ricapitolazione di tutta la musica del novecento: parte col doo wop e ritorna indietro a satie. l'impianto strutturale è jazzistico co i solisti e i loro solos. tutto con una classe immensa . menzione d'onore anche alla copertina collagistica.

Resident, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 11:16 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

E allora che gli manca per il 10 del capolavoro?..... "ricapitolazione di tutta la musica del novecento: parte col doo wop e ritorna indietro a satie. l'impianto strutturale è jazzistico co i solisti e i loro solos. tutto con una classe immensa . menzione d'onore anche alla copertina collagistica"..... Che vuoi che ti porta pure il caffè a letto? ))

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 14:12 del 27 dicembre 2013 ha scritto:

fai tu ghgh scusa ma se ben capisco la rece l'hai scritta tu e il voto che vedo è otto...dai su non attacchiamoci a sta stronzata del voto. anzi notavo che il disco si apre e si chiude con il doo wop come una opera circolare chiusa tipica del barocco musicale

Resident, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 17:37 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

No, figurati. si fa per chiacchierare. Ma ti copincollo quanto scritto a questo proposito poco più sopra: "Sapete perché non recensisico più nulla per codesto sito? Perché qui ho recensito un disco da 5 stelle ed è successo che ne vedo o 4.".

Comunque quello sopra mi sa che è il voto medio. Che per BWS mi pare pochino. Ma a me, come prima recensione era uscito 4. Di media? Con una sola votazione? Mah!?

Secondo me poi sono 5 stelle quasi tutti i primi di Zappa fino al 72. tolti i live, 200 Motels e qualche ritaglio minore.

Resident, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 17:41 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

A rivedere le votazioni e le medie non so da dove esca quell'8. Forse è il voto del curatore che voleva dire la sua....

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 13:16 del 29 dicembre 2013 ha scritto:

understood ghghg colpa di Gully

Totalblamblam (ha votato 9 questo disco) alle 20:43 del 8 gennaio 2014 ha scritto:

Riflettevo nella tube su questo lavoro di Frank e ho avuto un’altra delle mie geniali illuminazioni ghghgh

Vero su satie e forse debussy ma qua l’influenza più grande è nel primo collagista avanguardistico darius milhaud ! opere come le bœuf sur le toit e la création du monde io le sento nell’humus di tutto il disco e alla grande.

The Resident tu che ne dici ? Avrai letto qualche libro su Zappa , nessun rimando a Milhaud?

Resident, autore, (ha votato 10 questo disco) alle 9:37 del 9 gennaio 2014 ha scritto:

Non ho letto molto su Zappa. È probabilmente il mio autore preferito di rock, comunque. Tra l'altro era prorpio lui che diceva: parlare di musica è come ballare di architettura!

Milhaud l'ho solo sentito nominare, ma penso che ora ascolterò qualcosa.

blaze94 (ha votato 8 questo disco) alle 13:59 del 18 novembre 2014 ha scritto:

Veramente un disco bellissimo e secondo me necessario per comprendere l'evoluzione stilistica di Frank. E' il ponte necessario tra la dimensione avanguardista e dedita al collage dei primi dischi delle Mothers (anche se già sul capolavoro Uncle Meat iniziava a profilarsi un sound diverso) e quella "bandistica" che sarebbe iniziata ufficialmente con la tripletta "fusion" di Hot Rats/Waka-Jawaka/The Grand Wazoo.

Favoloso davvero

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 16:12 del 3 ottobre 2020 ha scritto:

Davvero sorprendente che Zappa dopo l'esplosione/implosione di Uncle Meat (che se non è uno dei vertici musicali del novecento fatico a credere che ce ne sia qualcuno) sia ancora riuscito a produrre opere di valore, come in questo caso. Le incredibili fratture ritmiche e armoniche già sono assenti, tutto scorre in maniera fluida ed elegante, senza intoppi: è il suo modo di fare musica commerciale. Le porcate imbarazzanti e del tutto superflue ahimè non tarderanno ad arrivare, ma finché dura...