R Recensione

10/10

Tortoise

Millions Now Living Will Never Die

Quando si parla dei Tortoise le emozioni devono essere messe momentaneamente da parte. Ascoltare un album come Millions Now Living Will Never Die significa abbandonarsi al fascino di una logica compositiva fredda e quasi cinica, che non lascia nessuno spazio all’istinto. Tutte le composizioni contenute in questo disco sono un inno alle infinite capacità creative della mente umana. Questa non è musica per il cuore è un continuo stimolo per il cervello. E ciò, sembrerebbe quasi un paradosso, ci emoziona infinitamente.

Fatta questa dovuta premessa cerchiamo di raccontare il secondo disco ufficiale dei Tortoise, pilastri, da ormai più di un decennio, di quel genere musicale meglio noto come Post Rock (per il quale ci vorrebbe un articolo a parte per spiegare cosa realmente sia….). Era il 1996 quando MNLWND venne dato alle stampe, a due anni di distanza dall’album di debutto dal titolo omonimo di Tortoise. Due anni sicuramente prolifici, perché a fare un confronto diretto tra i due dischi si nota palesemente un evoluzione nella musica della band di Chicago. Un’evoluzione che punta dritta ad una maggiore complessità, innanzitutto nella composizione dei pezzi, ma anche nel modo di interpretarli e di arrangiarli. Tutto ciò viene ottenuto grazie ad una tecnica più raffinata (importante fu l’acquisizione di Dave Pajo il chitarrista degli Slint) e grazie all’ingresso dell’elettronica che apporta un contributo fondamentale già in questo secondo lavoro. Insomma, in parole povere, MNLWND rappresenta una presa di posizione chiara e decisa di quella logica compositiva complessa e freddamente razionale di cui si parlava sopra e che, da ora in poi, sarà il marchio di fabbrica di John McEntire & Co.

Una maggiore complessità appunto. Tanto per chiarire le cose il disco si apre con un pezzone da venti minuti, Djed, che lascia a bocca aperta per la sua struttura estremamente variegata. Su un bellissimo giro di basso il primo tema del brano nasce a poco a poco, con l’ingresso della batteria sostenuta e delle misuratissime note del piano elettrico. Tutta la seconda parte, invece, è una vera apoteosi del vibrafono, uno strumento assai caro ai Tortoise. Note di basso incalzanti costituiscono la ritmica principale sulla quale i due vibrafoni provocano una vera e propria esplosione sonora, attraverso l’esecuzione progressiva di giri ulteriormente veloci e complessi. Nel finale il brano sembra quasi collassare su se stesso, mediante fantasmagoriche manipolazioni elettroniche su cui dialogano ancora i vibrafoni, per arrivare alla chiusura con la riproposizione del primo tema, opportunamente stravolto. L’estrema capacità tecnica dei Tortoise è evidente anche nel secondo brano, Glass Museum, il cui tema principale è tutto giocato su tempi dispari. Giù il cappello, dunque, per John Herndon, un vero fenomeno della batteria, il quale puntualmente mostra di trovarsi a suo agio in mezzo a giri d’accordi così complicati, arricchendoli addirittura con le sue trame ritmiche originalissime ed impeccabili. Segue A Survey, brano stilisticamente più vicino all’album di debutto. Si tratta di una composizione per due bassi, nella quale i due strumenti dialogano magnificamente scambiandosi di continuo i ruoli della ritmica e dell’assolo. Un momento di quiete prima del pezzo più veloce del disco. L’ossatura di The Taut Tame è infatti costituita da una gustosissima campionatura di rullante sulla quale vengono ripetuti ossessivamente tre accordi ascensionali dando al brano un ritmo spasmodico di grande effetto. Nella parte centrale tutto si complica, gli accordi del tema da tre si moltiplicano a nove, i giri di batteria diventano sempre più evolutivi, si dipana un fluido assolo di chitarra.

La funzione di Dear Grandma e Grandpa, campionature leggere su note di basso riverberate, è invece quella di intermezzo e preparazione al capolavoro che seguirà. L’ultima traccia del disco, infatti, è Along The Bank Of Rivers, pezzo straordinariamente morriconiano, il quale propone uno struggente giro di chitarra in cui non vi è una nota fuori posto. Ascoltando questo brano ci sembra di conoscerlo già da tempo, non perché sia banale, ma per l’istintiva tensione verso l’armonia che è innata dentro di noi.

L’album ufficiale si chiuderebbe qui, ma è diffusa anche una versione estesa di MNLWND con quattro bonus track, recentemente pubblicate nella raccolta di B-sides A Lazarus Taxon. In gran parte si tratta, senza voler sminuire il loro valore, di esercitazioni elettroniche. Quasi un allenamento in vista del successivo TNT, dove i Tortoise useranno con più disinvoltura l’elemento sintetico. Questo per quanto riguarda Goriri, Restless Water e A Grape Dope. Ma un discorso a parte va fatto per Gamera, altro brano lungo il cui intro ci dimostra come la band riesca ad essere estremamente efficiente anche con una semplice chitarra acustica. Il seguito è tutto impostato su lunghe note di sintetizzatore, il basso è quasi ipnotico, mentre la batteria è un vero fiume in piena, dove nessuna battuta viene suonata a caso, ma sempre tenendo conto della varietà e della complessità.

Complessità è dunque la parola chiave per interpretare questo disco, tappa fondamentale e decisiva nella formazione della personalità artistica dei Tortoise. Complessità risultante da una miriade di soluzioni compositive, parto di una mente estremamente creativa. Un’infinità di note suonate con una tecnica impareggiabile. Milioni e milioni di suoni che ancora oggi vivono e non moriranno mai…….

V Voti

Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 23 voti.
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loson 10/10
Cas 9/10
rael 5/10
Zorba 10/10
bart 10/10
tecla 8/10
B-B-B 9,5/10
Lelling 9,5/10

C Commenti

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ozzy(d) (ha votato 8 questo disco) alle 9:10 del 27 marzo 2009 ha scritto:

"djed" e' un capolavoro, il resto e' forse un po' meno ispirato ma concorre a fare di questo un album simbolo ( anche se preferisco il primo tortoise, mentre va da se che "spiderland' e' irragiungibile.)

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 11:25 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Preferisco il primo, più spontaneo e passionale...Comunque questo rimane un capolavoro. Un post rock-freddo, dalle geometrie lineari e dai tratti intellettuali. La scena di Chicago deve moltissimo ai Tortoise, nonché il post rock tutto.

Lezabeth Scott (ha votato 9 questo disco) alle 11:36 del 27 marzo 2009 ha scritto:

RE:

Già. Se la giocano comunque. Siamo quasi in paradiso. Un applauso a Ugo Mancini.

loson (ha votato 10 questo disco) alle 12:02 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Saranno anche freddi e razionali, ma di composizioni commoventi come "Glass Museum" in ambito post-rock non ne ho ascoltate così tante. In egual misura trascinanti e le sezioni "reichiane" di "Djed" a suon di marimba, così come la chiusura monumentale di "Along The Banks Of River". Razionalità ed emotività possono andare a braccetto, insomma (pensate anche al capolavoro "Spiderwebbed" sul primo, ottimo album). MNLWND capolavoro storico, e David Pajo è stato uno dei più grandi chitarristi dell'epoca, ma questo è omai assodato.

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 12:51 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Commovente

Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 12:53 del 27 marzo 2009 ha scritto:

Uno dei vertici assoluti dell'intellettualismo applicato in musica. Il sound proposto dalla band, in questa pietra miliare del post-rock (e della musica tutta) è il non plus ultra della poliedricità e del proteiformismo del suono. Impressionante, come nel corso di questo capolavoro, trovino ragionevolezza ed equilibrio, svariate influenze musicali, senza alcuna barriera temporale; (dub, ambient, psichedelia, free-jazz, elettronica, glitch, slowcore, minimalismo, kraut-rock, prog-rock...) il tutto evidenziato dallo zenit assoluto della loro discografia e dell'album in questione, ovvero; 'Djed', l'incarnazione perfetta del loro sound.

TheManMachine (ha votato 9 questo disco) alle 12:33 del 29 marzo 2009 ha scritto:

Ascolti djed e capisci che sei in presenza di qualcosa di assolutamente straordinario. Il resto del disco è lì a confermarlo. La recensione è eccellente, complimentissimi!

Mr. Wave (ha votato 9 questo disco) alle 16:18 del 30 marzo 2009 ha scritto:

informazione di servizio;

Loro torneranno il 23 giugno: hanno in programma un nuovo LP che sarà il proprio primo lavoro in studio degli ultimi 5 anni. 'Beacons Of Ancestorship', questo il titolo, è stato registrato dall'estate 2008 ai primi giorni del 2009 nello studio personale di John McEntire.

bart (ha votato 10 questo disco) alle 20:42 del 3 maggio 2010 ha scritto:

Mitici!

Grandi musicisti, grandi composizioni. Uno dei dischi più originali di sempre.

Filippo Maradei (ha votato 10 questo disco) alle 20:51 del 3 maggio 2010 ha scritto:

Disco seminale, IL post-rock. Ottima recensione Ugo

Filippo Maradei (ha votato 10 questo disco) alle 6:53 del 21 ottobre 2010 ha scritto:

Riascoltato stamane al risveglio: passano gli anni, invecchiano i vini, cadono le foglie, muoiono i vecchi, emigrano i pinguini, e ho ancora le lacrime.

Utente non più registrato alle 15:21 del 28 settembre 2011 ha scritto:

Che album...

Djed (la prima volta che l'ho sentita ho pensato: ........) Along the bank of rivers e Glass museum (meravigliose) sono solo gli Iceberg di quest'album seminale: Sperimentale ed al tempo stesso accessibile. il mix che contraddistingue solo i capolavori. Grande disco

Alfredo Cota (ha votato 9 questo disco) alle 20:14 del 10 novembre 2011 ha scritto:

Le emozioni della cerebralità, fantastici.

Utente non più registrato alle 14:18 del 19 marzo 2012 ha scritto:

L'unico disco dei Tortoise che è scampato alla mia svendita di post-rock...