R Recensione

4/10

Do Make Say Think

You, You Are a History in Rust

Giunti al quinto disco, i Do Make Say Think da Toronto evidenziano purtroppo una crisi creativa (la ruggine del titolo?) che coinvolge non solo loro, ma tutto il post rock, genere che di recente non ha saputo confermare né a livello creativo né di vendite i fasti degli anni '90. Questo You, You Are a History in Rust nasce infatti come disco di un altro tempo, con passaggi e armonie che sembrano già ascoltati mille volte, e che cade spesso e volentieri nella più temibile trappola del genere, ovvero la noia che affiora soprattutto nelle parti strumentali che compongono gran parte del disco.

E quando dopo 4 minuti della seconda traccia ("A With Living") la batteria rallenta e il pezzo sembra stia per chiudersi, viene quasi da tirare un sospiro di sollievo; purtroppo ci aspettano altri 5 minuti durante i quali il gruppo si dilunga in un'eterea e francamente inutile divagazione a base di lentissimi arpeggi. Mentre altri gruppi affezionati alle stesse sonorità come i Mogwai o gli Explosions in the Sky cercano nuove strade (colonne sonore, contaminazioni) i Do Make Say Think si appiattiscono sui modelli di sempre: persino gli spunti psichedelici, punto di forza del precedente "Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn", qui appaiono confusi e gratuiti ("The Universe!").

Le chitarre acustiche quasi folk colonna portante dei loro lavori si ritrovano invece come sottofondo a gran parte delle canzoni qui presenti, contribuendo perlomeno a dare profondità e a salvare dal disastro un disco che effettivamente vede nella sua seconda parte alcuni spunti non da buttare: "Herstory of Glory" sembra una cover dei Motorpsycho suonata da Sufjan Stevens; "You, You Are Awesome", di soli 3 minuti e mezzo è una buona sintesi della carriera del gruppo, sempre in bilico fra l'atmosfera e la cavalcata epica. I riff ripetuti e ipnotici dell'opener "Bound To Be That Way" e di "Executioner Blues", seppur piacevoli ad un primo ascolto, non reggono alla lunga distanza e dopo soli pochi ascolti sarà difficile che torni la voglia di infilare il cd nel lettore.

Tralasciando il finto-folk della canzone che chiude l'opera, "In Mind", se si vuole trovare un pregio (anche se probabilmente involontario) per questo "You, You Are a History in Rust" è quell'aria dismessa, come a sancire la fine di un'epoca, che regna sovrana a partire da "A Tender History In Rust", quasi che il gruppo stesso si sia reso conto delle proprie difficoltà e abbia lasciato che di quella malinconia si riempisse il disco, creando un'atmosfera tutto sommato peculiare: ma non è troppo tardi per tornare a occupare lo spazio che gli spetta nel panorama post rock, quello spazio che avevano meritatamente conquistato solo pochi anni fa.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
rubens 6/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.