V Video

R Recensione

10/10

Nick Drake

Five Leaves Left

É sempre difficile scrivere di dischi diventati dei classici. Dischi fortemente interiorizzati da singoli soggetti che li amano immensamente, che hanno segnato un'epoca, che magari hanno fatto parte di una colonna sonora interiore, quella che ognuno di noi sceglie per la propria anima e per la propria vita. Perciò, vi dirò soltanto quello che so su Nick Drake e su questo disco, cercando di non scontentare nessuno. Nick Drake non è uno di quelli che la musica di consumo ti “costringe” a conoscere.

Come tutte le cose migliori, Nick Drake arriva casualmente, all'improvviso. Sarà molto difficile che qualcuno di voi, un giorno, accendendo per caso la radio possa ascoltare i suoi delicatissimi e perfetti arpeggi di chitarra, la sua voce struggente e diafana come il colore della luna. Eppure Nick Drake, da un certo punto in poi nella storia della musica, viene spesso citato da molti artisti e da molti critici come un essenziale punto di svolta per un certo tipo di cantautorato, momento di arricchimento nel panorama musicale popolare contemporaneo.

La sua vicenda personale, quella vita così precocemente interrotta nel fiore degli anni – probabilmente per scelta – ha sempre incuriosito e affascinato chiunque si sia avvicinato al cantautore inglese: è la tipica vicenda da poeta romantico che troppo preso dalla sua arte e dal suo malessere decide di porre fine alla sua vita, ma non prima di aver lasciato qualche capolavoro artistico come testamento della bellezza della propria anima e della sua personale visione del mondo.

Il suo primo disco si intitola Five Leaves Left, titolo ispirato dall'avviso che riportavano le cartine da tabacco Rizla quando ne restavano solamente cinque; “five leaves left”, appunto. É il 1969, e mentre a Londra Hendrix impazza a suon di Purple Haze e cominciano a venir fuori i Led Zeppelin, un timidissimo ragazzo di ventun anni incide insieme a qualche fidato amico di college questo disco, nettamente in contrasto con le tendenze rock-psichedeliche del periodo.

Il giovane Nick è un ragazzo ombroso, timido sino all'eccesso, ma ha comunque voglia di farsi conoscere e di essere ascoltato. Purtroppo il suo carattere eccessivamente chiuso sarà una delle cause dell'insuccesso di questo suo primo disco: Drake non rilascia interviste e non si esibisce praticamente mai dal vivo. Five Leaves Left sarà un insuccesso commerciale, dunque, ma ciò non ne intacca la purissima bellezza.

Cominciando col parlare dei temi di questo primo lavoro, possiamo dire che liriche di Drake sono quelle che ritroveremo anche negli altri due dischi che inciderà in vita e che riguardano tutto il suo modo. Un mondo fatto di nostalgia, paure esistenziali e paesaggi bucolici, di solitudine aguzzina ma in qualche modo necessaria. La canzone di apertura del disco, Time Is Told Me, può essere assunta a manifesto del cantautorato draikiano. Si apre con un pulito e deciso fingerpicking della sua chitarra acustica, seguito dall'ingresso della sua inconfondibile voce gentile e quasi confidenziale. È una canzone che parla di diversità, desiderio di cambiamento e di fuga, ma nonostante i temi trattati il tono della voce appare quasi distaccato, ironico e in qualche modo fermo nella sua pacatezza: è un tratto distintivo dello stile di Drake.

La successiva River Man è considerata da molti come il capolavoro del suo songbook. Con un andamento che ha qualcosa di mellifluo, apparentemente semplice e molto malinconica, è una canzone piena di simbolismi e suggestioni romantiche: “l'uomo del fiume” sembra essere il depositario della conoscenza da cui ci reca per trovare risposte e rivelazioni sulla vita, che viene rappresentata dallo scorrere del fiume. Three Hours si dice sia l'unica canzone di Drake ispirata e dedicata direttamente a qualcuno, in particolare all'amico Jeremy Mason e all'espressione che usava per indicare un tempo d'attesa molto lungo: “three hours”. Come nello stile di Drake, anche questo brano possiede un arrangiamento scarno per sola chitarra, basso e percussioni. Trasmette qualcosa di sensuale e misterioso.

Way To Blue è un brano di ampio respiro, e insieme a Day Is Done presenta degli arrangiamenti per archi scritti e diretti da Robert Kirby che rivela la sua passione per la musica sinfonica. Sono due canzoni in cui la malinconia, l'inquietudine del vivere e la ricerca del significato profondo della vita si manifestano, ci si interroga e si rimane senza risposta. E proprio questi due brani rappresentano i momenti culminanti di un disco dove difficilmente si possono isolare alcuni pezzi come migliori di altri. Sia Cello Song che Thoughts Of Mary Jane sembrano retti da una melodia più leggera e aperta, in cui gli strumenti dialogano vivacemente. Inoltre, in Thoughts Of Mary Jane, si rivela un altro personaggio del songbook di Drake, questa Mary Jane che viene descritta come una ragazza imperscrutabile, proveniente da uno strano mondo e dai comportamenti piuttosto eccentrici, ma diversi da quelli della Betty descritta in River Man.Forse Mary Jane rappresenta la figura di una donna ideale o è possibile leggervi un'allusione alla marijuana di cui Drake si dice fosse un accanito consumatore.

Aperta da un arpeggio introduttivo di chitarra, seguito poco dopo da piano e basso, Man In A Shed racconta una storia d'amore “alla Nick Drake”, dove la parola “love” non viene mai pronunciata. Si racconta piuttosto una parabola, quella di un uomo che vive in una capanna e invita la ragazza che vive in palazzo grandioso a stare con lui, dicendo che la capanna non è poi tanto male. È un brano dall'andamento abbastanza solare, decisamente in controtendenza con la successiva Fruit Tree dove si scende in atmosfere più misteriose e riflessive, con una sezione d'archi spesso dissonante rispetto al tappeto armonico costituito, come sempre, da chitarra e voce. Molti, in questo brano, hanno voluto leggere un presagio sul destino di Nick Drake: rivolgendosi all'albero da frutto (che per l'autore rappresenta la fama) Drake canta: “sapranno chi sei solo quando te ne sarai andato”.Anche in questo brano c'è un forte simbolismo.

Il disco viene chiuso con una splendida ballata, Saturday Sun, aperta da un bell'intro di piano e poi di batteria, poggia su una rilassata base di vibrafono. “È una canzone” - come ha scritto Joe Boyd, produttore del disco – “sulla nostalgia del passato”. Five Leaves Left si chiude con questo ricordo di un bel sabato di sole che arriva a sorpresa, portandosi dietro un bel cielo terso e limpido, insieme a persone che non avevano niente di speciale ma che nella nostalgia del ricordo “erano veramente troppo belli a modo loro” . La domenica, il presente, è invece di pioggia.

V Voti

Voto degli utenti: 9,2/10 in media su 45 voti.

C Commenti

Ci sono 39 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 10:28 del 8 luglio 2009 ha scritto:

...

simone coacci (ha votato 9 questo disco) alle 10:52 del 8 luglio 2009 ha scritto:

A lui non piacquero molto quegli arrangiamenti d'archi e di legni. Tapino, non sapeva, non poteva sapere, che quarant'anni dopo l'avrebbero chiamato folk da camera e che dischi molto, ma molto meno belli di questo sarebbero stati sciaguratamente sopravvalutati e avrebbero finito per sfracellarci le gonadi. Comunque "Pink Moon" è decisamente meglio.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:01 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Pink Moon è il suo capolavoro, ma di Nick bisogna

aver tutti e 3 gli Lp. Grazie Claudio, stasera so

già cosa mettere sul mio giradischi!

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 11:12 del 8 luglio 2009 ha scritto:

A me piace più questo di Pink Moon.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 11:34 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Bel disco, ma inferiore alla gemma barocca "Bryter Layter". Almeno per le mie orecchie, ci mancherebbe. "Pink Moon" è proprio di un altro pianeta. ;D

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:46 del 8 luglio 2009 ha scritto:

inferiore alla gemma barocca ...

Sono perfettamente d'accordo, nonostante la critica musicale lo ritiene spesso il meno

importante. Devo addirittura confessare che il

2° album è quello tra i tre che ho ascoltato di

più.

loson (ha votato 7 questo disco) alle 12:55 del 8 luglio 2009 ha scritto:

RE: inferiore alla gemma barocca ...

Sì REBBY, arrangiamenti a dir poco "straordineri", qualche strumentale dolcissimo e alcune delle sue più grandi song: "Hazey Jane II", "One Of These Things First", "Nothern Sky"... E poi, un jazz-bossa-gospel divino come "Poor Boy" quando mai l'ha fatto?;D E l'accompagnamento dei Fairport Convention? Uaaaa, er mejo. Soltanto "Pink Moon" riesce a superarle "Bryter", ma lì, ripeto, si parla di qualcosa che trascende ogni umano giudizio.

SamJack alle 11:54 del 8 luglio 2009 ha scritto:

perfettamente d'accordo, indispensabili tutti e tre i dischi di nick drake, anche se il mio preferito è pink moon.......

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 12:28 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Difficile parlare di questo disco. Così trascinante nella sua discrezione. Passionale nella sua timidezza. Profuma di pioggia, di fieno, di parole non dette, di cieli spenti dimenticati. Questo è il suo album della solitudine.

Ad ogni modo, a mio avviso, i tre dischi di Drake costituiscono un unico corpus che testimonia una dolce, tragica evoluzione.

Fruit tree, day is done, at the chime of a city clock, northern sky, pink moon, which will sono ormai così entrate nella mia vita che sono diventate un pezzetto di questa.

E mi dispiace tutto questo vociare, di oggi, su di lui e sulla sua vita. Suicidio, tragica disgrazia... Che importa? Da un po' di anni Drake va di moda e sembra che tutti debbano necessariamente interessarsi a lui e alla sua esistenza (Sorella e case discografiche incluse. Tutto un business, insomma)quando invece ci si dovrebbe "accontentare" delle sue canzoni.

E io non aspetto stasera per metterlo sul mio pc

bargeld (ha votato 9 questo disco) alle 12:37 del 8 luglio 2009 ha scritto:

9, solo per il confronto con pink moon, uno dei primi dischi che ho posseduto. ma questo quasi quasi lo scrivo là. un artista senza tempo, nè spazio.

salvatore (ha votato 10 questo disco) alle 12:49 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Dimenticanza imperdonabile: place to be!

Forse la mia preferita in assoluto.

And I was strong, strong in the sun

I thought I'd see when day was done

Now I'm weaker than the palest blue

Oh, so weak in this need for you

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 14:27 del 8 luglio 2009 ha scritto:

L'ho già detto che per me questo è più bello di pink moon? Ah sì, l'ho già detto. Bryter è un gradino sotto. Per dirla con scaruffi (o con RYM): Pink moon - 10 / Five Leaves... - 10 con menzione d'onore sentimentale e personalissima Bryter - 9.

simone coacci (ha votato 9 questo disco) alle 14:43 del 8 luglio 2009 ha scritto:

RE:

Aridanghete, abbiamo sentito, Fab, non siamo mica sordi. è che siamo troppo impegnati a tossicchiare e a guardare imbarazzati fuori dalla finestra. ihihih...scherzo, scherzo, scherzo!

loson (ha votato 7 questo disco) alle 14:46 del 8 luglio 2009 ha scritto:

RE: RE:

Io adesso sto guardando il tenente Colombo, per la precisione. ;D

sarah (ha votato 10 questo disco) alle 14:27 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Io lo preferisco di un pelo a "bryter layter", in cui ci sono suoni meravigliosi, ma ci sono meno instant classic di qui...roba tipo "time has told me", "river man",e la terribile e struggente "fruit tree"...sono comunque sottigliezze, sono tutti capolavori. Ciao Nick.

fabfabfab (ha votato 10 questo disco) alle 15:02 del 8 luglio 2009 ha scritto:

Il fatto è che non volete prendervi il mal di pancia di scrivere: "ma no, dai, fabio, obiettivamente, Pink Moon è migliore di Five Leave Left, ci sono delle differenze ovvie, evidenti, lampanti, incontrovertibili ..."

loson (ha votato 7 questo disco) alle 15:36 del 8 luglio 2009 ha scritto:

RE:

Ahah, ma è proprio perchè ci sono differenze così ovvie fra i due dischi che la tua preferenza per "Five Leaves Left" non mi stupisce. E' la nostra sensibilità a decidere cosa amiamo, in fondo. Io, ad esempio, preferisco il più diretto "Curtis" al curatissimo "Superfly", anche se il 99% della popolazione mondiale la pensa diversamente. E poi non credo che "Pink Moon" sia "obiettivamente superiore" a "Five Leaves Left": è però certamente un disco "estremo", disperato, un prendere o lasciare. Tu invece preferisci il Drake dalle tinte pastello, crepuscolare, elegante. Non c'è nulla di male.

george (ha votato 10 questo disco) alle 21:04 del 8 luglio 2009 ha scritto:

mmm

...azz...pink moon non l'ho mai sentito! Rimedierò...........

Cmq questi più su di Bryter...

george (ha votato 10 questo disco) alle 21:05 del 8 luglio 2009 ha scritto:

errata corrige

"questo"

Roberto Maniglio (ha votato 10 questo disco) alle 0:50 del 9 luglio 2009 ha scritto:

Si veda la mini biografia

Sono contento che le recensioni e i commenti espressi fino ad ora su questo sito concordino con l'impressione che mi sono fatto di Nick Drake e che mi sono sforzato di sintetizzare nella mini biografia. Grande disco! Forse Pink Moon è un filino più bello, ma contano anche molto i gusti e, soprattutto, gli "stati d'animo" personali.

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 13:18 del 9 luglio 2009 ha scritto:

A soul with no footprint, A rose with no thorn.

Anche per me questo è leggermente inferiore ai due successivi, che per altro sono due capolavori assoluti. Qui c'è qualche sbavatura tipica di tanti debutti e un paio di pezzi che stanno in ombra nel canzoniere di Drake. Mentre "Bryter layter", con la sua policromia stilistica e il fascino metropolitano di un Nick mai così aperto verso il mondo, e il doloroso requiem di "Pink Moon" non hanno una virgola fuori posto. Ad avercene di brani così però: la magnifica "time has told me", la dolcemara "Man in a shed" o le squisite divagazioni jazz di "Saturday Sun". I testi sono già di una spanna superiori a buona parte dei suoi contemporanei, da versi di speranza quali "Time has told me not to ask for more / Some day our ocean will find its shore" all'amaro e profetico epitaffio di " So men of fame can never find a way till time has flown far from their dying day".....un autentico gigante.

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 15:12 del 9 luglio 2009 ha scritto:

tre dischi

diversi difficile fare graduatorie oggettive

...qui ci sono forse i due pezzi che più prediligo di drake: day is done and fruit tree;

una cosa sola della rece: non capisco questa affermazione "con la successiva Fruit Tree dove si scende in atmosfere più misteriose e riflessive, con una sezione d'archi spesso dissonante rispetto al tappeto armonico costituito"

la sezione d'archi spesso dissonante proprio non la sento siamo sempre nella tonalità pura e semplice

anzi è proprio il contrario:lavora con robusti accordi (il tappeto armonico è questo) mentre il resto è solo l'aspetto melodico (quello che crea l'atmosfera)tutto frutto dell'arrangiamento superbo di robert kirby

benoitbrisefer (ha votato 10 questo disco) alle 23:43 del 9 luglio 2009 ha scritto:

Tutto in Nick Drake è incommensurabile e come afferma Wittgenstein: "Di ciò che non si può dire, è meglio tacere"....

PierPaolo (ha votato 9 questo disco) alle 16:40 del 10 luglio 2009 ha scritto:

Eccezionale

bart (ha votato 9 questo disco) alle 4:34 del 20 marzo 2010 ha scritto:

Malinconico

Il capolavoro di Nick Drake. Le canzoni sono pervase da un senso di tristezza che riflette al meglio la personalità del cantautore.Sublime.

Hexenductionhour (ha votato 9 questo disco) alle 10:55 del 21 febbraio 2011 ha scritto:

Musica senza definizioni,musica emozioni e basta.

dalvans (ha votato 9 questo disco) alle 15:19 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Ottimo

Ottimo disco

Alfredo Cota (ha votato 10 questo disco) alle 22:25 del 31 ottobre 2011 ha scritto:

Crepuscolare e sublime

Utente non più registrato alle 14:07 del 3 marzo 2012 ha scritto:

Memorabili e commoventi i brani di questo fragile uomo.

unknown (ha votato 9 questo disco) alle 11:19 del 19 maggio 2014 ha scritto:

disco sublime

glamorgan alle 11:50 del 20 agosto 2014 ha scritto:

ne ho ascoltato un paio di canzoni, non riesco a procedere, ci riproverò, come si diceva una volta: non avendo abbastanza elementi sospendo il giudizio

nebraska82 (ha votato 10 questo disco) alle 22:03 del 27 novembre 2014 ha scritto:

sono passati esattamente 40 anni....ciao nick....

glamorgan alle 13:08 del 4 luglio 2015 ha scritto:

Dopo un anno posso dire che avevo sbagliato completamente giudizio su quest'album. Col tempo e' diventato un dei preferiti di sempre. Ho sentito dire che all'epoca vendette solo 2000 copie, onore a quei 2000 ascoltatori, mi piacerebbe conoscerli.

Marco_Biasio (ha votato 9,5 questo disco) alle 22:43 del 30 novembre 2015 ha scritto:

Stupendo, appena appena sotto ai due successivi, ma sono inezie. Questo lascia senza fiato, Bryter ti strappa il cuore, Pink Moon lo scaraventa nello spazio. Bon voyage, Nick.

Utente non più registrat (ha votato 8 questo disco) alle 12:14 del 14 ottobre 2018 ha scritto:

Sono d'accordo, tutti e tre gli LP di Drake sono da avere, sempre che uno sia disposto a lasciarsi circondare dalla loro magica malinconia. Spesso viene elogiato con fervore la perla Pink Moon e la sua rassegnata depressione, ma francamente i due precedenti più "tradizionali", e a tratti sereni, mi piacciono altrettanto. Nick Drake è davvero unico, inimitabile, eterno. Un autentico Artista

nils (ha votato 10 questo disco) alle 15:29 del 2 novembre 2018 ha scritto:

Personalmente sono stanco e annoiato dalla solita ignoranza musicale che etichetta Drake quale un cantautore FOLK. Drake rimane l'unico cantautore puro, non commissionato né referenziato dalle majors, né classificabile se non come "AUTORE/CHANSONNIER"; per di più autoprodotto! Nella storia della musica britannica, una rara gemma, "rara avis in terris". Patrimonio dell'umanità, sì!

unknown (ha votato 9 questo disco) alle 19:00 del 2 novembre 2018 ha scritto:

le cose comunque vanno dette senza trascendere.....

nebraska82 (ha votato 10 questo disco) alle 21:23 del 2 novembre 2018 ha scritto:

Non ho capito il senso della polemica. Il folk è certamente una componente fondamentale della musica di Drake, un genio che assimilava anche altri elementi nel suo canzoniere ( da una sorta di proto indie pop, al jazz fino al certe cose baroque pop). Era anche altresì un cantautore, uno dei piu' grandi.

Vito (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:54 del 13 febbraio 2020 ha scritto:

Un ottimo album, pieno di belle canzoni, ma con arrangiamenti barocchi e un po' ridondanti che con la poesia scarna e dilaniata di drake fanno decisamente a pugni.sara' solo con pink moon che il grande cantautore si libererà degli eccessi presentando la sua arte subin tutta la sua bellezza e verità. Dall'anima all'anima ma purtroppo sarà per la prima e ultima volta.