R Recensione

7/10

Bonnie Prince Billy

Beware!

Strappatevi dalla faccia quei sorrisetti compiaciuti, per cortesia. Tanto non potete capire.  

Ennesimo disco di Will Oldham aka Bonnie “Prince” Billy aka Palace in tutte le salse. Se non vi sono mai piaciuti gli album precedenti (circostanza alquanto difficile …) state alla larga (“Beware!”). Detto questo, continuiamo per tutti gli altri (cioè quelli normali).  

Le note della casa discografica ci tengono a sottolineare che siamo al cospetto del “più grande e ambizioso album di Bonnie 'Prince' Billy”. Il fatto è che noi ormai sappiamo che Will è uno la cui unica ambizione è suonare la sua musica. Sempre e comunque. Ed anche in questo “Beware!”, arricchita e nascosta da strumentazioni corpose e arrangiamenti di gran pregio, c’è semplicemente la musica di Will Oldham.  

Per l’occasione, è persino ingrassato di qualche chilo. Ed effettivamente, un Bonnie “Prince” Billy così opulento e magniloquente non lo si era mai sentito: provate ad ascoltare i cori ultraterreni ed il banjo dell’apertura “Beware your only friend”, la grandeur elettrica di “My life’s work” (con tanto di sezione fiati) o quella quasi epica di “Heart’s Arm”, oppure ancora il country-western a base di lap-steel e violino di “You don’t love me”.  

Le novità più interessanti riguardano il massiccio uso di cori gospel (“You are lost” è quasi una preghiera) e un curioso ritorno a sonorità country private della consueta caratteristica alt. Un’evoluzione stilistica ed esecutiva che finisce per assomigliare ad una involuzione in quello che è sempre stato il piatto forte della casa: il songwriting, le melodie, l’intensità dell’interpretazione vocale. A volte si ha proprio l'impressione di tornare indietro nel tempo: “I am goodbye”, tra chitarre wah-wah e flauti, pare arrivare direttamente dal periodo “Ease down the road”, mentre il campfire-country di “I don’t belong to anyone” sembra non finire mai.  

Certo, Bonnie “Prince” Billy è sempre e comunque il principe: gli arrangiamenti elegantemente affastellati sulle percussioni notturne di “Afraid aint me” sono perfetti e affascinanti (e quel flauto dona un tono esotico del tutto inusuale nel suono “classic-folk” di Oldham); in “You can’t hurt me now” aggiunge percussioni e fiati alla sua materia preferita (cioè il country folk indolente e malinconico), ottenendo risultati impensabili per chiunque altro; e quando infine (“There is something I have to say”) rimane da solo - con voce, chitarra e silenzi polverosi - dimostra di poter dare lezioni a chiunque su come si debba scrivere una canzone puntando dritti alla testa ed al cuore (“How will you absorb this word goodbye?”).  

Lasciali perdere, Will. Tanto non possono capire.      

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 13 voti.
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REBBY 5/10
george 6/10
target 7/10
gull 8/10

C Commenti

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REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 0:59 del 2 aprile 2009 ha scritto:

Se non sbaglio quarta uscita in dodici mesi circa.

Deve avere uno zoccolo duro di clienti che può

spremere a più non posso (attento Fabio, finirai

sul lastrico, e con te forse anche George eheh).

Comunque il principe del country non si smentisce

neanche questa volta. A me (lo so sono un bastian

contrario) piace più del precedente, perchè contiene (ma che pazienza, proprio l'ultima) un

vero e proprio gioiellino (Afraid ain't me) che

l'altro, alle mie orecchie, non conteneva.

ozzy(d) (ha votato 5 questo disco) alle 13:36 del 2 aprile 2009 ha scritto:

ma', will mi ha abbondantemente scassato le palle da un po'....

Gengis il Kan (ha votato 10 questo disco) alle 13:37 del 2 aprile 2009 ha scritto:

4, ma siamo nel relativismo assoluto? bene

target (ha votato 7 questo disco) alle 21:56 del 2 aprile 2009 ha scritto:

Rispetto al vecchio Will. Ma sono d'accordo con te che ci sono melodie un po' meno all'altezza, e forse è proprio questo leggero cono d'ombra ad aver portato, chissà, incosciamente, ad arrangiamenti più corposi. Belli, alcuni; un po' costruiti su poche idee, altri. Sicché, in soldoni, è quando resta nudo che il principe eccelle: "There is something I have to say" è straordinaria. E poi il finale, certo. 6,5. Meno di "Lie down in the light".

george (ha votato 6 questo disco) alle 18:01 del 3 aprile 2009 ha scritto:

che dire??

...io sul lastrico ci sono già da un pezzo...

Quarto album in dodici mesi: tre eccezionali e questo che:"brutto non è"!!

Aspetto a votarlo...

george (ha votato 6 questo disco) alle 0:03 del 6 aprile 2009 ha scritto:

sigh

....non riesco a dargli di più!!! Certo ci sono dei pezzi da 10 ma....

...3 su 4 è comunque un ottima media!!

Uallarotto (ha votato 8 questo disco) alle 15:17 del 30 giugno 2009 ha scritto:

Forse il disco del 2009 che più ho ascoltato. Non bello come quelli del passato, ma comunque un gran disco.

gull (ha votato 8 questo disco) alle 16:11 del 22 febbraio 2010 ha scritto:

Sarà anche tradizionalista fino al midollo, country che più country non si può, ma questo è un signor disco di cantautorato americano.

Anche con la pancia da bifolco (vedasi video divertentissimo di "I am goodbye"), l'immenso Oldham continua a regalarci ottima musica.