R Recensione

10/10

Love

Forever Changes

Nel 1967 Jim Morrison e soci scuotono il panorama della scena musicale pubblicando il loro infuocato album d'esordio, destinato a creare proseliti e, come sempre accade in queste occasioni, influenze che tuttora veleggiano in un panorama, quale quello attuale, sempre più privo di spunti originali... in quello stesso anno, prodotti dalla Elektra e sorretti dalla competenza dell'ingegnere del suono Bruce Botnick, lo stesso dei Doors, esce "Forever Changes" dei Love, gruppo californiano capitanato da quell'enigmatica figura che è Arthur Lee, chitarrista sublime nonchè geniale e ispirato compositore ( ha suonato anche per Hendrix agli inizi della sua breve ma folgorante carriera).

Ma anche se l'accoglienza riservata fu abbastanza buona, pochi allora capirono l'importanza di questa uscita, oggi giustamente considerata uno dei capolavori assoluti della storia del rock. Questo disco fu registrato in presa diretta dopo sole 2 giornate di intense ma fruttuose registrazioni, e chiarisce subito le intenzioni del gruppo, ossia indicare il perfetto punto d'incontro tra il folk rock dei Byrds, il pop britannico dei Beatles e la psichedelia. Atmosfere a volte rarefatte ( The good humour man), a volte abrasive( The daily planet), arricchite da un notevole uso di chitarre ora acide ora distorte rendono Forever Changes un lavoro da ascoltare senza pause, anche perchè non te ne concede.

Brani come Alone again or e Live and let live, gonfi di malinconia ma allo stesso tempo liricamente solari, sembrano usciti da una session con Neil Young. You set the scene abbraccia, anche per via della sua lunghezza, più uno stile progressive ancora in fase embrionale... come già accennato in precedenza i Love, a causa anche di contrasti interni alimentati da un massiccio uso di droghe, non ebbero la fama e la fortuna meritate, ma in cuor loro sanno di aver scritto un qualcosa che è e sarà destinato a rimanere indelebile nel cuore di chiunque. Ascoltare per credere...

V Voti

Voto degli utenti: 9,3/10 in media su 38 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
alanvega 10/10
Cas 9/10
bargeld 10/10
bart 9/10
lev 9/10
cthulhu 10/10
dalvans 10/10
Chuck 9/10
loson 8,5/10
David 10/10
REBBY 10/10
layne74 10/10
ThirdEye 8,5/10
B-B-B 9,5/10
Lelling 9,5/10
Vito 9/10

C Commenti

Ci sono 26 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Lewis Tollani (ha votato 10 questo disco) alle 16:31 del 13 febbraio 2007 ha scritto:

Arthur R.I.P.

Unica pecca di una recensione sentita ed appassionata... Arthur Lee non ha mai suonato per Hendrix. Anzi lo ha consigliato al boss dell'Elektra, così come ha fatto per i Doors. Nel 67 i Love erano già un'istituzione in California, dopo l'omonimo del 65 e Da Capo del 67...

greg ranieri alle 15:24 del 27 aprile 2007 ha scritto:

I love Love.

Arnold Layne (ha votato 9 questo disco) alle 6:39 del 30 aprile 2007 ha scritto:

Fondamentale

Uno dei dischi base della psichedelia, ma non solo.

A me piace definire Arthur Lee il Barrett americano, entambi geni, entrambi fuori dagli schemi, entrambi dalle pluri-personalità. In questo disco (dalla copertina fantastica) ci sono dei pezzi che sembrano davvero essere 30 anni avanti ("AndMoreAgain" su tutti), è un calderone di più generi mescolati in maniera inscindibile, per non parlare dei testi "fuori moda" rispetto al flower power vigente all'epoca ( e in questo si potrebbero tranquillamente accostare ai Doors o ai V.U.). Ricordiamo che Lee ci andava pesante con le droghe (quali di sicuro non si sa, ci sono dei riferimenti all'eroina nei testi ma è difficile capire se siano autobiografici) ed egli stesso dichiarò che queste forse sarebbero state le sue ultime parole, ed è quindi facile comprendere in che stato doveva essere durante la realizzazione di quest'album, "sentito" come pochi. Giustamente la recensione evidenzia quella dualità cupo-solare che in questo disco spesso corrisponde a testi-musica. Forse però qualche altra parolina su questo capolavoro ci stava.

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 15:05 del 8 agosto 2007 ha scritto:

immancabile capolavoro per gli amanti del periodo e del genere. tecnica e cuore per un risultato splendido

sheller (ha votato 9 questo disco) alle 18:38 del 28 aprile 2008 ha scritto:

Una meraviglia!

Truffautwins (ha votato 10 questo disco) alle 2:33 del 8 dicembre 2008 ha scritto:

Capolavori nascosti!

Uno dei capolavori nascosti della musica, come qualità siamo sui livelli dei migliori dischi dei Beatles, e la voce di Arthur Lee è incredibilmente coinvilgente.

bart (ha votato 9 questo disco) alle 20:30 del 22 marzo 2010 ha scritto:

Perla

Una gemma del pop. Un disco che non ha avuto la considerazione che meritava. Canzoni sublimi, che si fanno ammirare per la loro bellezza e originalità. Da avere!

galassiagon (ha votato 10 questo disco) alle 20:31 del 4 aprile 2010 ha scritto:

Lee >Love

Grandioso album , ma Da Capo è il mio preferito :

7 and 7 is e the Castle per non parlare della jam finale sono tra le canzoni più magiche di tutto il rock

lev (ha votato 9 questo disco) alle 23:24 del 13 aprile 2010 ha scritto:

disco che ho scoperto da poco, e che mi ha lasciato davvero entusiasta.

cthulhu (ha votato 10 questo disco) alle 13:34 del 23 marzo 2011 ha scritto:

Disco senza tempo.Un gioiello da ascoltare e riascoltare.Musica fuori dal tempo.

Krautrick (ha votato 10 questo disco) alle 13:56 del 3 agosto 2011 ha scritto:

5 anni fa se ne andava Lee il disco vabbè, 62 stelline...Da Capo 70 però.

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 14:27 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Imperituro

Il primo ed unico capolavoro dei Love

salvatore alle 22:11 del 9 dicembre 2011 ha scritto:

Impressionante non ti sei fermato un attimo dalle 21 e 13! ILa cosa inizia ad inquietarmi...

Alfredo Cota alle 22:41 del 9 dicembre 2011 ha scritto:

ahahaha! e tutti (o quasi) sono dei 10... Parsimonia, amici, parsimonia nei 10...

bill_carson (ha votato 8 questo disco) alle 10:53 del 10 dicembre 2011 ha scritto:

anni fa me risami folgorato, ra fa meno effetto.

...comunque sia, gran bel disco.

Krautrick (ha votato 10 questo disco) alle 14:44 del 10 dicembre 2011 ha scritto:

Alfredo

ma mica lo considero un 10 (voto che non ho mai dato e mai darò), ma un 8,5 se lo becca tutto (in certi periodi mi sento pure di dargli 9)...capolavoro immortale, l'accoppiata Da Capo-Forever Changes è una delle poche certezze che ho nella vita

Alfredo Cota alle 18:11 del 10 dicembre 2011 ha scritto:

Nono Rick io dicevo ad astralweeks, che in un'ora ha piazzato un centinaio di 10, io e Salvatore siamo rimasti allibiti! Per i giudizi lungi da me sindacare, a me stupiva soltanto la caparbietà del buon astralweeks!

salvatore alle 19:41 del 10 dicembre 2011 ha scritto:

RE:

Confermo

Si è così stancato ieri che oggi si è preso una giornata di riposo

Utente non più registrato alle 20:23 del 15 febbraio 2012 ha scritto:

Un disco magico, misterioso, colorato e floreale con arrangiamenti raffinati; una delle opere di maggior fascino, riuscita ed influente della scuola californiana.

glamorgan alle 12:40 del 12 gennaio 2013 ha scritto:

grandissimo album,se l'avessero fatto i beatles sarebbe considerato il migliore di sempre,una canzone più bella dell'altra,si può dire lo stesso per il sergente pepe?

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 15:00 del 10 luglio 2019 ha scritto:

Sui Love sostanzialmente sono d'accordo con Scaruffi: Da Capo (che ho comprato) fantastico, Forever Changes... un cumulo di ballate senza nerbo che non faticano a scivolare via dalla memoria. I superbi ed eleganti arrangiamenti rendono il 7 d'obbligo, ma a questo punto trovo ben più geniale e coinvolgente il Song Cycle di Van Dyke Parks. Eppure quest'album ha schiere di sostenitori anche raffinati, per cui mi chiedo, secondo voi dove sbaglio nel mio giudizio?

zagor alle 15:17 del 10 luglio 2019 ha scritto:

per me entrambi due dischi bellissimi, piu' a briglie sciolte e coi fiati Da Capo piu' classico nella forma e con la sezione orchestrale questo, pieno zeppo di idee geniali ( tutte le parti spagnoleggianti ad esempio) e e canzoni memorabili ( su tutte A House is not a motel e The Red Telephone).

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 12:48 del 12 luglio 2019 ha scritto:

Ecco, 'House' è forse un'eccezione, ma le altre le trovo, di fondo, troppo sul generis. Red Telephone compresa.

zagor alle 13:05 del 24 luglio 2019 ha scritto:

cosa non è la coda acidissima di "live and let live", con quel duello da antologia tra la sei corde di Lee e la batteria?

Vito (ha votato 9 questo disco) alle 17:22 del 17 febbraio 2020 ha scritto:

Sublime

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 21:29 del 22 marzo 2020 ha scritto:

Ho provato a dargli una "ultima possibilità". Nemmeno in questa occasione la sua "immensa magia" mi si è rivelata.

Non mi resta che sentenziare l'inevitabile: questo album è decisamente sopravvalutato.