R Recensione

10/10

13th Floor Elevators

The Psychedelic Sounds Of the 13th Floor Elevators

Forse, per comprendere e interpretare appieno la musica e il messaggio alquanto brumoso dei 13th Floor Elevators,occorrerebbe essere stati,non importa in che misura,consumatori di LSD nonostante possa sembrare scorretto o bizzarro affermarlo.Indubbiamente l’esperienza psichedelica è un requisito fondamentale,proprio perché essa era l’essenza stessa della band texana.Ma l’LSD era soltanto una prima parte dell’iniziazione,a cui,concatenata,erano determinate letture che influirono e confluirono nei dischi dei 13th Floor Elevators,vale  a dire “The book of revelations”,gli insegnamenti di Bahgavad Gita,e qualche reminescenza di scientology;tuttavia,era il rock’n’roll classico di Buddy Holly,di James Brown,dei Byrds,dei Kinks e degli Yarbirds,soltanto per citare qualche nome,ad esercitare l’influenza maggiore sui due futuri fondatori del gruppo,Rocky Erickson e Stacy Sutherland.

Era il 1965 quando l’appena diciassettenne Erickson,dopo aver lasciato le scuole superiori si unì in qualità di vocalist agli Spades,la band locale di Austin(città natale di Rocky),e la cui permanenza datò solo pochi mesi,ma abbastanza per essere notato e aver suscitato la curiosità,durante un concerto,di Tommy e Clementine Hall;insieme con Stacy Sutherland e John Ike Walton,allora membri dei Lingsmen,che i coniugi Hall conobbero casualmente ad una pompa della benzina,stinsero amicizia con Rocky Erickson,e all’unanimità trascorsero un weekend in casa Hall,per farsi insieme di LSD e dar vita ad una lisergica jam session;e ciò che ne  scaturì ,il 25 novembre circa del 1965,fu un super gruppo,battezzato da  Clementine Hall,”13th Floor Elevators”.E fu quella notte stessa che Tommy Hall ebbe l’idea di creare l’”electrified Jug”,ovvero di suonare e amplificare un noto strumento per fumare l’erba! E la neo nata band,cui si aggiunse il bassista Benny Thurman,inziò dunque a diffondere in giro per il Texas il loro allucinogeno verbo.

La loro prima apparizione ufficiale,datata 15 gennaio 1966 a La Maisondi Houston raccolse reazioni e giudizi positivi.Ma giorni dopo,tutta la band,ad eccezione del bassista,fu arrestata per possesso di marijuana e rilasciata dietro cauzione di 1000$.Questo incidente,dovuto tuttavia alle norme particolarmente restrittive in materia vigenti allora in Texas, non lese però la reputazione del gruppo che continuò instancabilmente  le loro performances .Anzi,il loro pezzo “You’re gonna miss me”,scritto ed eseguito da Rocky Erickson già dai tempi degli Spades, raggiunse una posizione nelle classifiche talmente eccellente che la piccola etichetta per cui avevano firmato,la IA cedette i diritti per la distribuzione nazionale alla Hanna & Barbera Records.Insieme a Janis Joplin ed altri artisti minori,si esibirono ad un benefit in quello stesso anno.Ottima annata dunque,in cui il loro primo album “The psychedelic sounds of 13th Floor Elevators” vide l’alba;durante una delle loro innumerevoli apparizioni televisive,gli Elevators furono definiti il più grande gruppo psichedelico insieme a Jefferson Airplane e Blues Magoos  e singoli tratti dal loro album schizzarono letteralmente in cima alle charts .

Dal già noto “You’re gonna miss me”difatti,brano di apertura dell’album,si potevano facilmente intuire le potenzialità e la portata innovativa: nonostante le registrazioni non proprio di qualità,la grinta eccezionale e le ruvide,a tratti sensuali vocals di Erickson,accompagnate dalla instancabile electrified jug di Hall,insieme ad una sezione ritmica di strings and drums violentemente garage e da un’armonica nevrotica,offrono solamente un assaggio di ciò che in realtà la band aveva in serbo. Oscura ma non per questo meno lisergica,”Roller coaster”,dall’entrata quasi cadenzata, cede subitaneamente ad un cambio ritmico più accelerato,incalzato dalla onnipresente jug e in preda ad escursioni chitarristiche originali ma sobrie al contempo.

Attraverso l’estatica e psichedelicamente romantica ballata ”Splash 1”,dove ogni frenesia acida sembra sopita,le visioni di viaggi in technicolor  si risvegliano in”Reverberations” attraverso un accattivante riff di chitarra; a Rocky Erickson il ruolo di sciamano,secondo cui l’influsso negativo del dubbio e dell’incertezza si riverberano e influenzano il pensiero circostante.Solo organizzando positivamente la propria conoscenza,si eviterà di cadere e il pezzo di chiusura del lato A “Don’t fall down”svilupperà meglio questa teoria,fluttuando in un aere nebuloso e colorato: gli arrangiamenti,proprio grazie alla loro semplicità renderanno memorabile ogni canzone,senza necessariamente ricorrere ad accorgimenti complicati.

Come  la splendida “Fire Engine”,che inaugura la B-side:è l’apoteosi del delirio acido,travolgente come una tempesta variopinta,rock’n’roll psichedelico senza compromessi,in cui il cantato di Erickson, riverberato e amplificato dalle backing vocals in modo del tutto originale e quasi evanescente,concorre ad aprire “il terzo occhio”,l’occhio della mente dell’ascoltatore così come ”Through the rythm” scandita da suadenti percussioni e intrigante bass line,nonostante il consueto “farneticare” di voci e chitarre.La questione dell’evoluzione umana  verrà affrontata a suon di jug in “You don’t know” e ripresa nell’arrangiamento melodico ossessivo e straordinariamente sixtees di “Monkey Island;dalla scienza alla religione dunque,come l’accenno al libro dei “Proverbi” della Bibbia in “Kingdom of Heaven”:l’unico modo per sfuggire alla fine e consacrarsi all’eterno risiede nella  reinterpretazione e nella ridefinizione di Dio.Il basso plumbeo,la drum line cupa quanto,stranamente,lo stessojug,concorrono ad ammonire secondo i principi espressi da un Erickson messianico.

Il rock’n’roll di “Try to hide”,denuncerà infine,la futilità e la dannosità dell’apparire e delle” maschere” che quotidianamente la gente si costringe ad indossare.A quest’album che segnò l’avvento dell’era psichedelica,seguì,nel 1967,”Easter everywhere”, a cui fece capo anche un riordinamento della line up:al già sostituito bassista,un altro ancora fece il suo ingresso,il giovane Dan Galindo,mentre il batterista John Ike Walton,fu rimpiazzato dall’affascinante Danny Thomas. Il titolo enigmatico del loro secondo disco ,altro non era che un omaggio alle influenze che si susseguirono nel pensiero filosofico dei 13th Floor Elevators,ovvero un compenetrarsi di dottrine orientali e occidentali;opera più matura rispetto alla precedente, meno psichedelica e più razionale, che brani quali “Slip inside this house”,o “Slide machine”dimostrano.L’uso della famigerata (e da alcune riviste del settore addirittura criticata), “electrified jug”,è meno preponderante, percettibile appena.

La frenesia di “She lives”e Earthquake,riportano in auge tutto lo splendore lisergico che aveva marchiato a fuoco “The psychedelic sound of 13th Floor Elevators”,nonostante l’approccio vocale di  Erickson sembri meno irrequieto e meno istintivo;forse in correlazione anche alla migliore qualità del suono,che tolse però quella patina  grezza e ruvida tipica del garage.Commovente e irripetibile “Dust”,ballad acustica che proprio nelle vocals rotte di Rocky, la nostalgia e la tristezza non potevano meglio estrinsecarsi;ma i raggi multicolori degli allucinogeni  tornano a risplendere in uno dei capitoli migliori dell’album,”Levitation”,acida,indemoniata,un sound che non può che trarre origine dalle più alte sfere dell’LSD!

Di matrice folk,” I had to tell you”scritta da Clementine Hall e in coppia con Rocky Erickson,da lei stessa eseguita;molto negli standards della tradizione americana,ma non per questo meno suggestiva.”Postures(live your body behind)”,è un’esortazione a trascendere(e in quale modo è facilmente intuibile)dalle catene di carne del corpo mortale,per raggiungere una dimensione più spirituale,attraverso sfere successive di trasmigrazione dell’anima, il cosiddetto samsara,come il disegno stesso del retro copertina è volto a significare,.A quest’opera,seguirono varie vicissitudini personali dei singoli membri,fra i quali,ulteriori arresti per possesso di marijuana e soprattutto il primo ricovero di Erickson in ospedale psichiatrico per le devastazioni che il massiccio uso di droghe aveva prodotto sulla sua mente;a ciò seguirono anche rivoluzionamenti interni alla formazione,col cambio di ulteriori bassisti.

Nel frattempo,il materiale  per il disco conslcusivo andava delineandosi e nel 1968 “Bull of the woods”fu dato alle stampe;nettamente inferiore rispetto ai precedenti,con un melange di stili più marcato, dal rock,al blues(“Burnyard blues”appunto,o “Street song”),al funky più mitigato di “Till then” senza tuttavia,in alcuni passaggi perdere quei connotati garage(“Never another”ad esempio),sebbene decisamente dai toni smorzati e  lontani dai fasti degli altri 2 album.Persino il timbro vocale di Rocky Erickson è irriconoscibile,molto più grave e rallentato,”Scarlet and gold”per citarne uno o ancora”Rose and thorn” o “Dr Doom”;purtroppo,ciò che mancano,a mio personale avviso,sono le idee originali,e perché no,geniali dei lavori precedenti.I pezzi di “Bull of the woods”sembrano trascinarsi,gli arrangiamenti e le ritmiche non hanno quel mordente e quella grinta che comunque ogni melodia  rock and blues dovrebbe avere;salvo ovviamente per un’inaspettata sorta di ambient psichedelico di “May the cirlce remain unbroken”.

Sicuramente,le spiacevoli vicende private di Rocky Erickson,avevano inciso anche sulla qualità della proposta,visto che da lì  a poco,sarebbe seguito l’internamento in un manicomio criminale,da cui uscì nel 1972.Ed Erickson era la linfa dei 13th Floor Elevators,la loro”raison d’etre”,somatizzando e interiorizzando le sue stesse composizioni,trascendendo dal suo io per raggiungere quelle sfere spirituali a cui con ogni mezzo tendeva;perché,in buona sostanza,i 13th Floor Elevators,avevano il medesimo baluginio,la medesima caleidoscopicità di un “viaggio” acido,dove tutto è in costante mutamento.

Uscito dal manicomio dopo 4 anni,un Erickson stralunato e intontito da innumerevoli elettro-shock,serbava un’altra sorpresa: fermamente convinto di essere un extraterrestre e quindi in contatto con gli alieni,volle omaggiare questo suo nuovo delirio dando vita,appunto ad una band: “The Aliens”.Continuò fino a che l’infatuazione per gli ufo scemò ed un lieve miglioramento delle sue condizioni mentali(nonostante fu dichiarato schizofrenico)sopravvenne.Affidato alla tutela del fratello Sumner,e aiutato economicamente  da parenti ed amici tramite concerti  e tributi,Rocky Erickson continua tutt’ora la sua modesta attività di musicista per piccole etichette o labels indipendenti.;motivo di onore è stata l’iscrizione del suo nome nella Hall of Fame insieme a star di ogni tempo,un incommensurabile omaggio tributato agli eletti.

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Voto degli utenti: 9/10 in media su 26 voti.

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Cas (ha votato 9 questo disco) alle 17:00 del 10 marzo 2008 ha scritto:

bellissima ed esauriente recensione su un disco epocale! davvero una pietra miliare per il rock psichedelico, e non solo...affascinanti anche le note di copertina, grazie alle quali traspare una volontà progettuale di ridefinizione del senso dell'Io (da espandere e ridefinire attraverso l'assunzione di droghe) che lega tutti i brani dell'album. Si può parlare quasi di concept album...

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 18:37 del 10 marzo 2008 ha scritto:

Red Crayola + 13th Floor Elevators + Pink Floyd = 30!

Tre debut albums, tre modi diversi di vedere, pensare, concepire, comporre e suonare la psichedelia. Tre stramegaultraarciiperarmor capolavori (il mio preferito è quello dei Red Crayola, ma questo, ragazzi!!!). Recensione competente, affascinante, esauriente come dice giustamente il buon Matteo (ma alza il voto! )

Cas (ha votato 9 questo disco) alle 12:56 del 11 marzo 2008 ha scritto:

no, il voto non lo alzo! E ti spiego pure perchè: pur essendo un capolavoro, questo è "solo" uno splendido abbozzo di ciò che il rock psichedelico sarà in grado di regalarci...un sacco di intuizioni, innovazioni e tanto fascino, ma a mio avviso non ancora una vera e propria rivoluzione. Ribadisco però che adoro questo lavoro!

TheManMachine (ha votato 10 questo disco) alle 13:58 del 12 marzo 2008 ha scritto:

Pilastro della psichedelia

E non c'è altro da aggiungere, se non che spesso mi chiedo che impressioni ricavassero un ragazzo o una ragazza ascoltando questo disco (e altri capisaldi della musica che si producevano in abbondanza in quegli anni) alla sua uscita, nel '66. Percepiva l'innovazione-rivoluzione di questi suoni come ne siamo consci noi, oggi? Sarei curioso di saperlo... Brionia, splendida recensione palpitante, la tua, congratulazioni! Ti chiederei solo un piccolo favore per la prossima che scriverai: puoi separare i segni di interpunzione con uno spazio dal carattere successivo? Ecco, grazie, ti leggerò ancora più volentieri! Ciao!

Moonlight Love, autore, alle 21:31 del 12 marzo 2008 ha scritto:

Grazie a tutti voi per i vostri commenti!Troppo gentili!!per The man machine:nella prossima recensione,seguirò il tuo consiglio circa le interpunzioni.Confesso che col pc non sono affatto ferrata a scrivere! Brionia

loson (ha votato 10 questo disco) alle 8:48 del 26 marzo 2008 ha scritto:

Epocale.

cthulhu (ha votato 8 questo disco) alle 9:15 del 6 settembre 2008 ha scritto:

Psychedelic!!

Il primo gruppo a potersi vantare di aver usato il termine "psichedelico"!! Ottima rece!!

bart (ha votato 7 questo disco) alle 0:12 del 7 dicembre 2010 ha scritto:

Sicuramente importante, ma solo Reverberation mi entusiasma.

REBBY alle 8:48 del 7 dicembre 2010 ha scritto:

Quindi Bart, il 1966 (pur riconoscendo che è stato un anno importante per la storia del rock) è stato un anno che non ha prodotto album che, nel complesso, ti entusiasmano, vero?

bart (ha votato 7 questo disco) alle 21:54 del 7 dicembre 2010 ha scritto:

RE:

Esatto, almeno di quelli che conosco io. Spero di trovarne qualcuno in futuro. Il periodo che preferisco è quello che va dal '67 al '71.

varlem (ha votato 10 questo disco) alle 22:01 del 21 novembre 2011 ha scritto:

Chuck Berry che incontra il nascente suono lisergico.

Utente non più registrato alle 14:31 del 16 febbraio 2012 ha scritto:

Che disco, e quanto potevano essere avanti gruppi del genere.

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 21:46 del 9 novembre 2013 ha scritto:

Capolavori entrambi "psychedelic sounds" e "Easter everywhere", "Bull of the Woods" inferiore ma comunque buono....e voglio farti notare che su quel disco Roky è irriconoscibile e grazie al cazzo, canta solo in 4 brani! Il resto è Sutherland al microfono...in bull in pratica Erickson e Hall erano fantasmi, presenti solo in 3, 4 episodi, è un disco di stacy sutherland sotto monicker degli Elevators

naico69 (ha votato 10 questo disco) alle 12:44 del 28 dicembre 2013 ha scritto:

Sono 30 anni che ascolto il loro 3 capolavori, rigorosamente in vinile e sono d'accordo che "psychedelic sounds" e "Easter everywhere", sono superiori a "bull of the woods"....però "may the circle remain unbroken" è troppo avanti...per me un piccolo capolavoro

glamorgan alle 9:33 del 20 marzo 2014 ha scritto:

mi piace molto,non ho ancora ascoltato "easter everywhere", penso solo io che you're gonna miss me ricorda a tratti "Gloria" dei Doors,specialmente l'inizio?

Utente non più registrat (ha votato 7,5 questo disco) alle 19:33 del 27 novembre 2018 ha scritto:

Anticipatori, originali, geniali e tutto quel che si vuole, ma questo album non è esattamente uno dei massimi capolavori psichedelici dei 60 in generale. Corre in bilico sul filo tra genialità, pazzia e ingenuità, non è del tutto esente da difetti anzi. Resta la pietra miliare che è

Utente non più registrat (ha votato 7,5 questo disco) alle 8:53 del 5 settembre 2019 ha scritto:

Ma quanto diavolo tirano il *.*.* i riff di Roller Coaster e Reverberation?? I Kyuss avrebbero dato via un rene per crearli loro!

Utente non più registrat (ha votato 7,5 questo disco) alle 16:02 del 29 maggio 2020 ha scritto:

Ok, dopo un paio di commenti/trash meglio dare un parere serio e chiuderla lì. Il mio sette e mezzo riassume due forze che vanno a cozzare: da un lato idee eccellenti che faranno scuola un po' ovunque in ambito psichedelico e la spassosità del tutto, dall'altro... una produzione fra le più scadenti del tempo; solo questo fa perdere potenza e trattiene dal definirlo Capolavoro con "c" maiuscola. Però, nonostante questo... è sicuramente tanta roba.

Vito (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:44 del 5 marzo 2020 ha scritto:

Ottima recensione di un disco grande e a tratti grandissimo che ha fatto la storia della psichedelia e del nascente hard rock ma che riascoltato oggi ha perso gran parte del fascino.

Vito (ha votato 7,5 questo disco) alle 15:49 del 5 marzo 2020 ha scritto:

Del nascente garage rock intendevo non hard rock.sorry