Chantalle
Asilocomio
Alla fine della forma, resta la sostanza. Spogliati di tutti i rimasugli di falsa modestia ed i comportamenti sociali che ad essa si collegano; strappate tutte le pezze messe a rattoppare una realtà che si vuole nascondere; rimane soltanto uno spiritello simpatico ed insolente; un coboldo che gioca a nascondino nei camini della gente perben(i)sta.
Starsene seduti per la maggior parte del tempo con la mente rivolta al passato: sembra questo il prezzo che il nostro Chantalle voglia pagare; il destino a cui si vuole condannare/è stato condannato da chimica e cultura, pur di dire "Vivo". Dopo l'ottimo Denti Bianchi, raccolta di tutto quello che a lui/noi piace del suo repertorio teatral-musicale, Francesco Benincasa torna con questo Asilocomio EP a ricordarci che oggi è ancora possibile - anche in Italia - legare vita ed arte, in una sorta di mix non so quanto voluto- non so quanto cercato tra realtà ed immaginario, essere e voler essere, essere e non poter diventare.
La realtà è questa volta filtrata attraverso gli occhi di un bambino; rielaborata nel suo cervello in un vortice in cui si intersecano e scompaiono merendine e pop-corn, mobili vecchi rosi da tarme ed elettronica glitch pop à-la Psapp ("Il Bambino Snobbone"), vecchi mangiadischi e le filastrocche giocose dei The Boy Least Likely To ("Il Bambino Cacagenio" e "Il Bambino Solòsofo").
Il risultato è un disco che - se possibile - bissa i picchi creativi del suo ultimo lavoro (anche questo - ahimè - autoprodotto).
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