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R Recensione

6,5/10

Bugo

Nuovi Rimedi Per La Miopia

Pensi a Bugo e ti viene in mente una maschera colorata e clownesca, la bassa fedeltà, lo strimpellare di una chitarra scordata, molte (discutibili o meno) acrobazie digitali, una sfrontata iperproduttività, un lessico oscenamente ragionato. E poi, o forse prima di tutto questo, ti viene in mente Beck, la sua poliedricità cangiante, la giocosità esibita nelle manipolazioni: non la sua classe, ma, insomma, meglio che niente.

Ora, con la pubblicazione di Nuovi Rimedi Per La Miopia Cristian Bugatti pare volersi affrancare in un’unica deviata soluzione da queste caratterizzazioni un tantino stereotipate: la maschera ha lasciato il posto a un volto normale, la prolificità a una stasi lunga tre anni (che l’hanno visto ottenere appaganti riscontri come artista visivo, e anche recitare un piccolo ruolo al cinema), i funambolismi elettronici a un’eleganza sintetica più vellutata ma non per questo doma. Anche del lo-fi degli esordi è rimasto ben poco: la produzione sornionamente mainstream di Saverio Lanza (già al lavoro con loschi figuri del calibro di Biagio Antonacci e Vasco Rossi) riempie i vuoti e sgrezza i suoni senza inficiarne la qualità compositiva: un atteggiamento che, in fase di registrazione e mixaggio, valorizza molto i pezzi già potenzialmente buoni, ma affossa di contro quelli meno ispirati.

Sussiste pure una singolare coerenza lirica: i pezzi peggiori hanno anche i testi più sconcertanti, come se fossero (involontariamente, eh) rivolti a un target di pubblico meno esigente. Forse è per questo che si ha la sensazione di un disco molto buono a singole dosi, un po’ meno valido nella sua coesa interezza. Mattino, in tal senso, è un disarmante divertissement cui spetta la palma di brano più banale del lotto, con l’aggravante di una sveglia campionata da skip immediato. Un gradino (non molto) più in alto l’anthemica E Ora Respiro e la canonica La Salita: privato dei suddetti tre, il disco si fa godibile, interessante, in alcuni scorci bellissimo.

L’iniziale Non Ho Tempo – vicina a certi Bluvertigo periodo Metallo Non Metallo – incarna le schizofrenie del protagonista tra battiti sintetici e esplosioni elettriche, lo stesso caos (in)controllato della bellissima In Pieno Stile 2000. La Lamentazione Nr. 322 è un’isterica preghiera 2.0, profonda e ovattata di palpiti muti, cui fa da controcanto Città Cadavere, invettiva confusa ma inspiegabilmente leggiadra. Surreale e psicotica, Il Sangue Mi Fa Vento coniuga il lirismo straniante del novarese a una base aliena (è Kid A suonato dagli Stereolab!), con risultati onestamente notevoli. Pollice su anche per i due episodi più cantautorali dell’album: Comunque Io Voglio Te dell’orecchiabilità radiofonica veicola solo il buono, ed è musicalmente validissima grazie all’apporto dei violini, alle bordate elettriche e al finale allucinato. Più classica e battistiana I Miei Occhi Vedono, canto d’amore soffice e onirico.

Probabilmente Bugo non si scrollerà così facilmente di dosso l’etichetta di Beck de’ noantri, e la riuscita di tale progetto pare ridursi a un serpente che si morde la coda: è proprio l’affrancarsi da certi stilemi, l’intraprendere vie nuove e sorprendenti disco dopo disco, il marchio di fabbrica tanto del losangelino quanto (con le dovute proporzioni) del novarese. Impossibile sfuggire all’etichetta di “quello che non vuole essere etichettato”, no? Che il paragone resti o meno, Nuovi Rimedi Per La Miopia è il miglior Bugo dai tempi del formidabile Golia & Melchiorre, vetta per ora insuperata di un percorso cangiante, obliquo, e per questo interessante a prescindere dai (buoni) risultati.

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Voto degli utenti: 4,3/10 in media su 3 voti.
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motek 3/10

C Commenti

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ThirdEye (ha votato 3 questo disco) alle 19:43 del 12 marzo 2012 ha scritto:

mah

Bugo muore già dal ruffianissimo Contatti. Il vero Bugo, quello che piaceva a me, risiede negli sgangheratissimi La Prima Gratta e Sentimento Westernato.

Lezabeth Scott (ha votato 7 questo disco) alle 20:56 del 12 marzo 2012 ha scritto:

Bugo muore di solitudine, più che altro. Perchè è un caspio di genio ma in pochi lo capiscono. I agree with Mengoli.

ThirdEye (ha votato 3 questo disco) alle 20:07 del 18 marzo 2012 ha scritto:

RE:

Un tempo. Qui è vuoto e fin troppo normale da risultare quasi "sanremese" a momenti.