Anna Calvi
Strange Weather
A neanche un anno da One Breath, Anna Calvi ritorna con un mini di cover, cinque riletture per lo più di autori poco noti al grande pubblico (Bowie a parte). Quello che ci ritroviamo tra le mani però, non è semplice fuffa per riempire il vuoto tra unuscita di materiale inedito e laltra, ma lennesima prova del talento della 33enne songwriter di Twickenham.
Strange Weather di Karen Ann, che dà il titolo alla raccolta, è un duetto con sua immensità Mr. Testa Parlante. Sin dallintroduzione, un arpeggio di note che paiono intagliate nel ghiaccio della notte; dominata dal piano e dalla voce, la canzone è capace di sedurre e infilarsi negli interstizi del cuore dellascoltatore. Unica pecca del pezzo è proprio la presenza di David Byrne, la sua voce flebile e fragile come cristallo risulta poco convincente, soprattutto nel controcanto finale.
Mentre Ghost Rider, prelevata dal repertorio dei Suicide, si rivela riscrittura personale ma comunque non dissimile dall originale; Papa Pacify è forse il brano migliore, della stessa carne e sangue di Wolf Like Me, un canto ritratto nel buio; zona dombra dal quale paiono emergere, a tratti, terrificanti similitudini con il licantropico Scott Walker di Tilt!, innervato però da una sensualità morbosa. In Im The Man That Will Find You di Connan Mockasin, assistiamo a un lento crescendo della tensione amorosa che culmina negli oramai celebri arpeggi di chitarra, tra stordimento di sensi ed erotismo blues.
A suggellare il tutto, nel finale arriva Lady Grinning Soul, uno dei brani più belli e misconosciuti del Duca Bianco. Linterpretazione della nostra, ancorché calligrafica, spoglia la grandeur Bowiana di ogni inutile orpello, per restituircene una versione giocata solo sullincanto e la magia della voce e i tasti del piano. Da qualche parte, probabilmente a Berlino, in un cabaret anni 30.
Il disco, nonostante la sua natura frammentaria e la brevità, lascia comunque intuire verso quale dominio oscuro e romantico si stia spingendo la musica della Calvi. In un piccolo avamposto, al riparo dalle brutture e dai dilettantismi di tanta musica moderna (le virgolette sono dobbligo) in cui è possibile incontrare le ombre di David Bowie appunto, ma anche di Roy Orbison, Scott Walker, Ravel, la Londra della Austen, il flamenco; un luogo in cui tutte queste figure del passato conversano amabilmente, e che la voce di Anna sa riscattare e riportare in vita, continuando comunque a brillare di luce propria.
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