A Timber Timbre @ Bolognetti Rocks (10/07/2014)

Timber Timbre @ Bolognetti Rocks (10/07/2014)

Ne hanno fatta di strada. Di spazio: le prime registrazioni, agli albori del Duemila, Kirk e compagni le realizzavano in una stretta cabina di legno nella periferia boscosa dell’Ontario, Canada. Oggi, i Timber Timbre sono molto altro. Li vedo bene come sottofondo di un film di Hitchcock o Tarantino, nel sogno vischioso di qualche notte difficile, nell’aria di un salone anni ’50 (Ritorno al Futuro, volume I?), allietando il lento di qualche innamorato; oppure ancora, nella densa polvere di un western, cavalcando per lande desolate, cappello in testa e solleone. Musica sinuosa, noir talvolta, spettrale. O più scintillante e piena d’impeto, viscerale nella voce, vero colpo in più in canna. 

A Bologna è stata una giornata novembrina, schiaritasi tardi, a ricordare che in fondo è appena estate. Credevo di essere solo, o quasi, ad ascoltare i quattro canadesi, invece il Bolognetti si riempie lentamente, e mi stupisco che qualcuno canti assieme a Taylor, o si muova conoscendo a menadito le divagazioni musicali dell’art-rock canadese. Difficile a dirsi, ma la musica dei Timber Timbre è sexy, elegante, lussuriosa, su queste pagine si è anche scritto “sottilmente perversa”. Dal vivo, le gestualità di Kirk (in solita camicia psichedelica, che strappa apprezzamenti in pubblico) consolidano questa teoria.  Sarà il crooning meraviglioso? Il Wurlitzer che rintocca? La batteria corposa di Fairfield (eppure suona con un solo piatto)? La Fender raffinata?

Grand Canyon, una delle migliori dell’ultimo LP Hot Dreams, parte sobria e poi lascia il posto a trame già fumose. Nella prima parte spiccano la bellissima Lonesome Hunter (anche Anna Calvi ne farà una cover, lo ha detto pochi giorni fa), la passionale This Low Commotion, la progressione di Hot Dreams, The New Tomorrow, Bad Ritual. I Timber Timbre piluccano in modo sommario da tutti e tre i loro album, si permettono di pescare quasi a caso, perché tanta è la sostanza di ogni lavoro precedente.

Dopo un sorso di birra, Kirk rientra solo sul palco, e a grande richiesta suona chitarra-e-voce la magnifica Demon Host, poi è abbracciato dal suono del gruppo nell’escalation di Run From Me. Si chiude con accenti più robusti, anche più sinistri, ma è tutto apprezzabile. Mi rimane un plettro grigio, caduto lì sul palco e abbandonato, e mi rimane anche la convinzione che i Timber Timbre siano una delle band più “in forma” del momento. 

Parte musica ballabile, al Bolognetti, ma è stato bello ballare anche a ritmo canadese. Come se fossimo in un film di Hitchcock o Tarantino, come in un sogno vischioso, come in un ballo anni '50, come cavalcando nella polvere di lande desolate, cappello in testa e solleone.

Scaletta:

Grand Canyon

Beat the Drum Slowly

Bring Me Simple Men

Lonesome Hunter

Until The Night Is Over

Curtains!?

Black Water

This Low Commotion

Hot Dreams

The New Tomorrow

Magic Arrow

Bad ritual

Woman

 - - - - - - - - - - 

Demon Host

Run From Me

Creep On Creepin’On

Trouble Comes Knocking

I Get Low

Lay Down In The Tall Grass

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